Tricase
Tricase: la storia del povero Menelao
A Tricase conoscevamo tutti Menelao, detto anche Romeo, o Trepiedi: insomma, come tutti i cani di quartiere aveva vari nomi, dai più romantici ai più pittoreschi. Menelao è morto o meglio è stato ucciso. Era il vero cane di quartiere, il cane di Piazza Pisanelli, con abitudini umane: la mattina all’edicola in Piazza Pisanelli, vicino all’Ufficio Tecnico del Comune (dove spesso durante le giornate di sole andava a cercare un po’ d’ombra) e la sera al “Gallone”, a dormire tra i tavoli, a bere alla fontana e mangiucchiare pezzi di pizza, tarallini o ad aspettare che arrivassimo noi con le nostre crocchette.
Menelao lo conoscevamo da anni, lo trovavamo praticamente ogni sera. Prima dell’estate gli avevamo messo il microchip e un bel collare rosso; lo avevamo lavato perché profumasse e perché nessuno potesse lamentarsi che fosse un cane sporco, che portasse malattie, che avesse le pulci (quante mamme si sentono dire queste cose ai loro figli?). Menelao o Romeo non si allontanava mai, la sua vita era in piazza: si avventurava tra le strade del paese, dai “Cappuccini” alla 167, faceva le sue passeggiate, mite ed innocuo. Qualche settimana fa Menelao è sparito; pensavamo si fosse allontanato per seguire qualche femmina in calore; lo abbiamo cercato dappertutto, nelle nostre marine, in tutti i rioni di Tricase, abbiamo chiesto a tutti. E invece Menelao non si era mai allontanato…
Lo sapete com’è morto? Lo abbiamo trovato in una grossa e profonda pila lasciata incustodita ed aperta nella campagna dove ci sono delle serre abbandonate, vicino al “Magistrale”, a ridosso del paese, su cui si affaccia il grande Condominio “Donna Maria”. La barbarie con cui Tricase dovrà fare i conti è che un ragazzo ha visto Menelao nel pilone, vivo, che abbaiava disperatamente, ha girato i tacchi e il culo e se n’è andato; ed è tornato a vedere se fosse morto e dopodiché ha pensato di avvertire chi lo stava ancora cercando disperatamente; è così che l’abbiamo trovato, altrimenti saremmo ancora a setacciare le campagne e i paesi.
Questo individuo, di cui si conoscono nome e cognome, ha pensato bene di farcelo trovare quando era troppo tardi, non omettendo di dire che lui l’ha trovato quando era ancora vivo e abbaiava e quando l’avremmo potuto ancora salvare. Come ci sia finito lì dentro è un altro discorso; che tra tutta la gente che lo cercava invano, solo questo ragazzo sia incappato in questa campagna, tra i rovi e tra i piloni, ed abbia visto Menelao è solo una coincidenza… Ma se questo può davvero essere un caso, è invece un fatto che una persona senza valori, senza cuore, senza cervello e senza pietà lo abbia lasciato morire così, sentendolo guaire mentre noi poveri stupidi ci affannavamo a cercarlo. Questa è la storia e la fine di Menelao o Romeo.
Chiediamo solo un po’ di rispetto per noi che amiamo gli animali, non chiediamo né pretendiamo niente; ma che non si possa avere nemmeno la consolazione di un po’ di giustizia quando si tratta di animali, è una cosa incivile e crudele. Del fatto sono stati avvertiti i Carabinieri, i Vigili del fuoco, il servizio veterinario dell’Asl, ma ci mancano le prove. Li abbiamo implorati di intimare ai proprietari di mettere in sicurezza quel grande terreno ed eliminare tutte le trappole mortali come quella in cui è incappato il povero Menelao. Ci hanno risposto che dovrebbe essere il Sindaco di Tricase a farlo, magari su loro esposto. Non abbiamo avvertito il Sindaco: non ha mai ha risposto alle nostre istanze regolarmente protocollate, quindi sarebbe stato tempo sprecato. Addio povero Menelao. Da oggi Tricase avrà, tra le altre, anche la medaglia della inciviltà.
Alcuni cittadini di Tricase
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Ennesima atrocità a danno di poveri animali indifesi. Con un “piccolo particolare” in più su cui riflettere: e se nella “grossa e profonda pila lasciata incustodita ed aperta” ci fosse finito un bambino…?!?
Morciano
Bocce, campionati regionali: trionfa La Morcianese
Terminata la fase regionale dei campionati nazionali di terza categoria. Seconda classificata la “Bocciofila Tricase” Tra le donne vince “La Specchiese”

Terminata la fase eliminatoria regionale del campionato nazionale di terza categoria FIB al quale hanno partecipato 10 squadre pugliesi.
Dopo aver disputato le semifinali presso il bocciodromo di Calimera si è giunti alle finali presso il bocciodromo di Minervino di Lecce.
Si sono aggiudicato il titolo di campioni regionali i bocciofili de “La Morcianese” (foto in alto), allenati da Salvatore Schiavano.
In finale hanno battuto “La Bocciofila Tricase”, diretta da Pasquale De Rinaldis.
Nella stessa giornata si sono disputati anche le finali dei campionati femminili che hanno viste vincitrici le donne de “La Specchiese”, allenate da Antonio Puce.
Giornata intensa per il presidente regionale della federazione italiana Bocce Cristian Vitto, il quale si è detto soddisfatto della larga partecipazione del pubblico e dall’entusiasmo degli atleti di ogni età e genere che fanno grande in Puglia lo sport delle Bocce.
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- La Specchiese, squadra vincitrice del torneo regionale femminile
- L’A.B. Tricase sconfitta in finale da “La Morcianese” nel campionato maschile
Cronaca
Mancata precedenza e incidente: un’auto ko a Tricase

Incidente in serata a Tricase all’incrocio tra via Pirandello e via Vittorio Emanuele II, snodo cittadino già noto per altri sinistri verificatisi in passato.
Questa sera, intorno alle 22, un Fiat Doblò e una Fiat 500X si sono scontrati a causa di una mancata precedenza.
Nonostante la violenza dell’impatto, fortunatamente nessuno dei coinvolti ha riportato ferite gravi tali da richiedere il trasporto d’urgenza in ospedale.

L’urto è stato tuttavia violento, al punto che il Doblò ha subito danni tali da risultare inutilizzabile ed è stato necessario l’intervento di un carro attrezzi per la sua rimozione. Meno compromessa, invece, la Fiat 500X, allontanatasi autonomamente a margine delle operazioni di rito.
Alle forze dell’ordine l’onere di ricostruire la responsabilità dell’accaduto.
Approfondimenti
Il nuovo lavoro di Cavallera: “Essere e tempo in Ugo Spirito”
Una riflessione su un filosofo al quale egli è stato personalmente legato, tra i primi a cogliere l’avvento del postmoderno e le contraddizioni della globalizzazione già negli anni ’60 e ’70 del secolo scorso…

In questi giorni è uscito l’ennesimo lavoro, del nostro collaboratore il prof. Hervé Cavallera dell’Università del Salento, il volume Essere e tempo in Ugo Spirito.
Il libro, pubblicato dalle Edizioni Grifo di Lecce, raccoglie la riflessione del professor Cavallera su un filosofo al quale egli è stato personalmente assai legato e che è stato tra i primi a cogliere l’avvento del postmoderno e le contraddizioni della globalizzazione già negli anni ’60 e ’70 del secolo scorso.
Ugo Spirito (Arezzo 1896 – Roma 1979), è stato uno dei maggiori filosofi italiani del Novecento. Ha insegnato nelle università di Pisa, Messina, Genova e Roma.
Accademico linceo, allievo di Giovanni Gentile, fu teorico del corporativismo ed elaborò il problematicismo. Tra le sue opere: I fondamenti dell’economia corporativa (1932); La vita come arte (1941); Il problematicismo (1948); La vita come amore (1953); Dal mito alla scienza (1966); Memorie di un incosciente (1977).
In coedizione con la Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice, Luni Editrice ha già pubblicato anche Filosofia della grande civilizzazione.
La “rivoluzione bianca” dello Scià, a cura di Gianni Scipione Rossi, con postfazione di Hervé A. Cavallera (2019); La vita come ricerca, con prefazione di Francesco Perfetti e introduzione di Hervé A. Cavallera (2020); e Critica della democrazia, con prefazione di Francesco Perfetti (2020).
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