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Attualità

Melpignano: piccolo paese, grandi storie

La sindaca Valentina Avantaggiato: «Un’azione politica collettiva, partecipata, trasparente, onesta, può essere uno strumento di cambiamento e di accrescimento culturale, sociale ed economico»

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di Giuseppe Cerfeda


Si dice che nelle botti piccole ci sia il buon vino e Melpignano, poco più di 2.200 abitanti, pare confermare l’adagio.


Ne abbiamo parlato con la sindaca Valentina Avantaggiato.


LA NOTTE DELLA TARANTA


Il suo paese è teatro del Concertone della Notte della Taranta, l’evento più grande che il nostro territorio ospita ogni estate richiamando centinaia di migliaia di persone, senza considerare l’attenzione mediatica. Cosa vuol dire per voi ospitare un evento di tale portata, sia in termini si sforzo organizzativo che di ritorno di immagine?


«La notte della Taranta è un evento strettamente legato all’identità del nostro comune e del nostro territorio. Nasce da uno scatto d’orgoglio, dalla volontà di riscattare le radici profonde della nostra terra e renderle elemento per dialogare con il mondo attraverso il linguaggio della musica. Ospitare un evento del genere è quindi un orgoglio, soprattutto vederlo crescere negli anni, attirare sempre più persone e diventare un momento culturale, conosciuto a livello internazionale. In termini organizzativi è una sfida, ad oggi vinta, che cresce negli anni e che rende Melpignano uno spazio capace di accogliere eventi di grande portata, grazie alla collaborazione ormai collaudata con forze dell’ordine, Prefettura, Questura, 118, Vigili del Fuoco e tutti coloro che a questo evento partecipano, riconoscendone l’importanza per l’intero territorio».


KISSING GORBACIOV


L’attualità, invece, vi ha regalato la soddisfazione della nomination ai “Nastri d’Argento” del film Kissing Gorbaciov, nato proprio dalla piazza di Melpignano…


«Kissing Gorbaciov nasce da un racconto, sotto i portici di piazza San Giorgio, in una fredda inverno del 2017 quando, dopo una grande nevicata i giornali titolavano “Il vento gelido della Russia”… In quell’occasione mi son ritrovata con un amico dei tempi universitari. Si discuteva di un Festival del cinema indipendente, fuori dai circuiti Siae, il “Creative Commons”. 


Gli raccontai questa storia, sopita nelle memorie di chi l’aveva vissuta e che meritava di sostanziarsi in un immaginario collettivo per poter essere scoperta e conosciuta. Aveva i contorni confusi; grazie a questo lavoro, oggi, riusciamo ad identificarla ed a comprenderne la forza che ha avuto nel dimostrare come si possano costruire ponti laddove ci sono muri, cortine di ferro e steccati che sembrano invalicabili. È una storia che in realtà parla di un territorio, di un comune nel quale la politica è sempre stata azione collettiva. Ha tanti volti, tantissimi protagonisti ed è una storia che non si sarebbe potuta realizzare se non ci fossero state tante braccia e tante menti a lavorare insieme. 


Credendo nella forza dell’azione politica che si nutre come strumento dell’amministrazione, ma che ha una visione che viene costruita in maniera collettiva all’interno delle sezioni di partito o comunque delle forme aggregative, in cui si costruiscono percorsi politici che provano a cambiare il quotidiano. È questo il contesto in cui nasceva questa storia e che rendeva tutto possibile o, quantomeno, spingeva ad osare ciò che si riteneva impossibile».


EREDITÀ PESANTE


Lei è divenuta sindaca dopo Sergio Blasi, ritenuto unanimemente un amministratore “illuminato”, ed Ivan Stomeo. Una scuola importante ma anche un’eredità pesante…


«Siamo consapevoli della storia politica che ci precede e di un patrimonio politico inestimabile che cresce e si costruisce a partire da fine anni ’70, del quale abbiamo profondo rispetto e profonda cura. Un percorso alla base delle attività amministrative che si sono susseguite negli anni e che nasce dalla forza di un gruppo di giovani che, attraverso l’azione politica, son riusciti a ribaltare il sistema vigente, sconfiggendo una DC diffusa e asfissiante. Dimostrando come un’azione politica, agita collettivamente, partecipata, trasparente, pulita, onesta, capace di dare l’esempio, possa essere uno strumento di cambiamento sociale e di accrescimento culturale,  sociale ed economico. Capace di non lasciare indietro nessuno. È questa la storia che ci portiamo dentro e che ci ha insegnato chi è venuto prima di noi. Fino al punto in cui si è smesso di credere in tutto questo, concentrandosi troppo su sé stessi. Il riferimento è all’ultima amministrazione Stomeo, con la quale ci siamo scontrati alle ultime elezioni. È stato un atto dovuto e necessario per ripristinare il senso politico dell’azione amministrativa e riaprire le porte della partecipazione».


AMBIENTE E SOSTENIBILITÀ


Su certi temi, come la raccolta differenziata e il risparmio energetico, più in generale l’attenzione all’ambiente e alla sostenibilità, Melpignano dà l’impressione di essere avanti. Ci spiega il segreto?


«Le buone politiche sono una questione etica e di responsabilità civile e politica di un amministratore. Come lo è lavorare sui temi dell’ambiente, dei cambiamenti climatici, interrogarsi sulle fonti di approvvigionamento energetico e sul ruolo che un comune, anche piccolo, può giocare nella costruzione di politiche di questo tipo. Alla luce di ciò che è stato fatto negli anni, a partire dalla raccolta differenziata, si sta ragionando sulla costruzione di una comunità energetica. Lo studio di fattibilità è pronto da due anni. Abbiamo aspettato i decreti attuativi per la costituzione giuridica della CER, oggi siamo nella fase di costituzione e, a breve, avvieremo gli incontri con i cittadini. Con la stessa logica e la stessa idea di futuro, ci stiamo muovendo sulle politiche del cibo che diventa elemento di pianificazione territoriale, di tutela del paesaggio, di prevenzione in termini di salute. Cibo che diventa elemento di cultura, di valorizzazione del patrimonio di una terra a vocazione agricola. È un tema che merita attenzione e valorizzazione. Capace di attrarre nuovi residenti e di riportare a casa i giovani emigrati all’estero o nel nord Italia. Uno stimolo in più anche per i viaggiatori sensibili a tali tematiche e, soprattutto, alla bellezza dei nostri luoghi, della nostra storia e delle nostre tradizioni. Il Salento è ricco e variegato e le sue bellezze devono essere capaci di dialogare. Tutto ovviamente con l’intento di valorizzare, oltre che proteggere, l’intero territorio con il suo patrimonio culturale e paesaggistico».

PNRR E ALTRI FINANZIAMENTI


In questo ultimo periodo sono tutti impegnati nella corsa ai finanziamenti. E voi? 


«Dall’inizio del mandato ci siamo occupati della progettazione. Partecipando a diversi bandi finanziati con fondi PNRR, abbiamo ottenuto più di 3,5 milioni di euro di finanziamenti.


Abbiamo vinto il Bando Borghi: 1,6 milioni per un intervento sistemico composto da 12 attività e strutturato su due architravi principali. Innanzitutto la realizzazione di un percorso agroecologico, quindi tutto ciò che ha a che fare con le politiche del cibo, tra cui la costruzione del Melpignano Food Lab, un centro polivalente dedicato alla ristorazione ed anche un polo culturale caratterizzato da arti visive; l’attivazione, nel nostro palazzo Marchesale, di un master, realizzato in collaborazione con l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, quella presieduta da Carlo Petrini, che è venuto ad inaugurare il progetto, e l’Università del Salento. Quindi abbiamo messo in connessione realtà del profondo nord e del profondo sud, partendo dall’esperienza d’eccellenza realizzata nelle Langhe del Cuneese, dall’osservazione, dalla capacità di valorizzare la ricchezza principale del territorio, vale a dire le produzioni agroalimentari d’eccellenza. Un percorso universitario di grande valore che rilascia un doppio titolo, quello dell’Università delle Scienze Enogastronomiche e quello dell’Università del Salento. Abbiamo avviato la Comunità del Cibo, una serie di itinerari turistici legati alla scoperta del territorio, capaci di accogliere il visitatore, di guidarlo nei nostri vicoli, nelle nostre bellezze architettoniche, nell’esperienza del vivere un comune piccolo dell’entroterra salentino, anche in un periodo fuori stagione. Percorsi volti a far scoprire le produzioni artigianali, dal tamburello alle produzioni in pietra leccese, ed anche l’archeologia, come le cave ormai in disuso.


La seconda architrave del progetto è, invece, la realizzazione di un centro di documentazione di musica popolare. Nasce con la costruzione dell’archivio e, basandosi sul Fondo Chiriatti, punta a diventare un centro di studio di nuove produzioni artistiche, di residenze artistiche fonte d’ispirazione e di conoscenza per gli artisti del territorio e i conoscenza per studenti, studiosi, scuole e appassionati. 


Vinto un bando ministeriale di 1,2 milioni di euro per la realizzazione di un Agrinido, altro progetto d’avanguardia, che punta alla realizzazione di un centro per l’infanzia capace di rispondere alle nuove esigenze genitoriali di giovani che lavorano e che hanno necessità di orari flessibili: un centro per l’infanzia aperto fino a tardi e capace di accogliere i bambini durante tutto il giorno, una risposta importante in termini di welfare. Puntiamo, soprattutto, ad un polo per l’infanzia che sia bello, aperto e in linea di continuità con la natura, con cui mettere in connessione i bambini. Ci auguriamo possa essere un riferimento a livello educativo, capace di accogliere i nuovi studi in campo pedagogico dell’educazione all’infanzia. Il tutto connesso con università e centri di ricerca. 


Ottenuti anche finanziamenti per la digitalizzazione dei servizi offerti dal comune.


Allo stesso modo, abbiamo vinto il progetto speciale del Bando Fus (Fondo unico per lo spettacolo). 


Abbiamo avuto accesso ai finanziamenti della Regione Puglia sull’agroalimentare, riuscendo così a sostenere a far crescere la nostra rassegna Mercato del Giusto,  un momento di scambio tra cittadini e contadini all’interno della nostra piazza. Una piazza del 500, famosa, al tempo, per il mercato del sabato che accoglieva sotto i portici rinascimentali mercanti napoletani e baresi che smerciavano spezie e sete provenienti dall’Oriente. Oggi accoglie i prodotti della terra per far conoscere e scoprire a tutti qual è la filiera etica di produzione del cibo. Perché siamo abituati a prendere il cibo dagli scaffali senza pensare al lavoro, al sudore, di chi lo produce e lo coltiva, rispondendo alle logiche strozzanti delle multinazionali e svendendo il frutto del proprio lavoro. Questi sono alcuni dei progetti più importanti, in linea con il nostro programma elettorale».


Riguardo alla pianta organica degli uffici (anche per sostenere la progettazione per il PNRR) come siete messi numericamente? Avete bisogno di ulteriori assunzioni?


«Stiamo attraversando una fase in cui a fronte dei pensionamenti abbiamo difficoltà ad assumere per i vincoli di bilancio. Abbiamo la fortuna di contare su una squadra di dipendenti molto attiva e proattiva, flessibile e, soprattutto, innovativa, capace di cogliere le sfide. Avremmo bisogno di più personale: sarebbe importante e bellissimo poter contare su un ufficio di progettazione. Attualmente ci avvaliamo di progettisti e consulenti che collaborano con gli uffici, per dare priorità massima alla progettazione per accedere ai potenziali strumenti di finanziamento».


IL FUTURO


Per cosa, alla fine della sua avventura da sindaca, le piacerebbe essere ricordata?


«La politica e l’azione amministrativa prima di tutto devono essere al servizio della collettività. Cerco di agire ogni giorno nel pieno rispetto del mandato ricevuto, provando a dare l’esempio, elemento fondamentale per chiunque svolga un’azione politica ed amministrativa. Insieme alla maggioranza, costruiamo ogni giorno il percorso politico e la visione che abbiamo del nostro comune da qui a trent’anni, al di là dei mandati amministrativi, che durano molto di meno. L’obiettivo è quello di mettere in cantiere una serie di azioni capaci di costruire dei solchi, nei quali possano germogliare sempre nuovi semi, fino al raggiungimento degli obiettivi anche a lungo, lunghissimo termine».


Indossa la fascia tricolore dal settembre 2020. Nel 2026 chiederà agli elettori un secondo mandato?


«Sono concentrata sul presente, le politiche e le azioni da portare avanti. Quello deve essere l’orizzonte al quale si deve guardare. Tutto il resto verrà da sé e lo decideranno prima la sezione di cui faccio parte e poi, eventualmente, i cittadini».


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Raccoglimi junior, bambini in campagna per la raccolta delle olive

Protagonisti gli alunni dell’Istituto comprensivo di Martano, Carpignano Salentino e Serrano ospiti di Olivami

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Cinquanta bambine e bambini dell’Istituto comprensivo di Martano, Carpignano Salentino e Serrano saranno protagonisti di Raccoglimi Junior, la raccolta delle olive promossa dall’Associazione Olivami nei campi rigenerati grazie all’adozione degli alberi.

Domani, venerdì 25 ottobre, dalle 9 alle 12,30, negli uliveti di Serrano, gli alunni della quarta elementare nei 3 paesi dell’enclave grica,  trascorreranno la mattinata in campagna e con i volontari di Olivami seguiranno tutte le sette fasi essenziali per la produzione dell’olio extravergine di qualità: raccolta, lavaggio, frangitura, gramolatura, centrifugazione, stoccaggio e imbottigliamento.

Sabato 26 ottobre i bambini si trasferiranno a Martano per partecipare alla molitura delle olive nel frantoio Alea.

Sono oltre 20mila gli ulivi, adottati da 8 mila persone e 80 aziende, in soli 20 mesi dalla nascita dall’associazione Olivami.

Un vero atto di riforestazione del Salento colpito dalla Xylella, che contribuisce al ripristino del paesaggio salentino e alla ripresa dell’economia agricola locale.

«I nostri uliveti sono pronti ad ospitare gli alunni delle scuole elementari per un piccolo gesto che rappresenta il legame con il territorio e la conoscenza di un prezioso frutto», afferma Simone Chiriatti direttore generale di Olivami, «una raccolta che è anche un momento da passare in comunità e per apprendere dai contadini il processo che porta il piccolo frutto, l’oliva, a diventare olio grazie alla molitura in frantoio».

Olivami è un’associazione iscritta al RUNTS (registro unico nazionale terzo settore) impegnata nella riforestazione delle campagne salentine.

Attraverso la promozione dell’adozione degli ulivi, l’associazione Olivami consente ad aziende, enti e istituzioni di contribuire alla rinascita dell’olivicoltura salentina, finanziando la piantumazione di nuovi ulivi in sostituzione di quelli colpiti dalla Xylella.

Per ogni ulivo che viene adottato, Olivami ne pianta uno tollerante al batterio Xylella, regalando un litro di olio.

Gli ulivi sono condotti da agricoltori che hanno deciso di aderire al progetto piantando nuovi ulivi.

È possibile effettuare l’adozione direttamente dal sito web dell’associazione (www.olivami.com), selezionando la quantità e la specie di alberi che si vuole adottare.

Aderendo all’iniziativa si riceverà una mail di conferma riportante tutte le caratteristiche dell’ordine e il certificato di adozione.

 

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Attualità

Nuovo Pronto Soccorso a Tricase, a palazzo si litiga. E voi che ne pensate?

Consiglio monotematico rinviato a data destinarsi e scontro tra maggioranza e opposizione. In nome di quella partecipazione tanto chiacchierata, chiediamo il contributo dei nostri lettori che invitiamo a inviarci il loro parere, commentando sulla nostra pagina Facebook (link nell’articolo)

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La vicenda del nuovo Pronto Soccorso a Tricase si arricchisce di un nuovo capitolo con le opposizioni che rimandano al mittente le accuse per aver disertato il consiglio comunale monotematico, sostenendo che la seduta sia stata rinviata non per responsabilità democratica ma perché la maggioranza non avrebbe i numeri.

A questo punto è d’obbligo ricapitolare l’intera vicenda diventata di dominio pubblico dopo la nostra intervista all’ingegnere Antonio Coppola, responsabile tecnico dell’azienda ospedaliera tricasina.

In quella occasione Coppola confermava la notizia di cui eravamo venuti a conoscenza di un progetto per riammodernare e potenziare il Pronto Soccorso dell’Ospedale di Tricase, accedendo ad un bando regionale destinato esclusivamente ai cosiddetti ospedali classificati, vale a dire San Giovanni Rotondo, il “Miulli” di Acquaviva delle Fonti ed il “Cardinale Panico”.

L’ingegnere ed ex sindaco spiegava come si trattasse di «fondi dedicati in maniera esclusiva ai tre ospedali, con la finalità di adeguare, ampliare ed innovare i pronto soccorso con una serie di accorgimenti, adeguandoli alle nuove esigenze. Per quanto ci riguarda, faremo in modo di differenziare i diversi ingressi, di ridurre al minimo le altezze del pronto soccorso, di facilitare l’accesso a chiunque, con tutti quegli accorgimenti che consentano ai disabili, anche non accompagnati, di accedere al servizio di pronto soccorso».

Quindi «si scaverà sotto le rampe che portano dall’ingresso attuale fino al pronto soccorso: sotto, dove sono oggi le rampe, sorgerà il “nuovo” presidio, vicino alla diagnostica radiologica e tutti i servizi di cui le emergenze possano avere bisogno».

Il bando prevede non più di tre milioni di euro a progetto e il termine massimo per inoltrare la domanda di finanziamento è il 31 dicembre 2025.

«Questo vuol dire», chiariva l’ing. Coppola, «che bisognerà arrivarci con un progetto pronto per l’appalto, dopo aver ottenuto tutte le approvazioni, l’autorizzazione e tutto il resto. Si tratta di un’opera pubblica che verrà assoggettata a bando di gara. Per cui dovremo avere la collaborazione del comune di Tricase. Per realizzare il nuovo pronto soccorso, ovviamente, non potremmo effettuare i lavori laddove ora ci sono le rampe di salita e di discesa per le ambulanze e gli utenti: non possiamo certo bloccare i servizi! Ecco perchè abbiamo chiesto all’amministrazione comunale di realizzare una rampa di accesso esterna all’ospedale che porti dove ora c’è l’ingresso del pronto soccorso».

Questo è il punto: per procedere con l’intervento privato, ci sarà bisogno prima di quello pubblico.

E qui, almeno per il momento, ci si è impantanati.

Alla vigilia del consiglio comunale monotematico dedicato all’argomento, le opposizioni avevano fatto sapere che non avrebbero partecipato all’assise perché, a loro dire, il tutto non sarebbe stato sufficientemente partecipato e le minoranze non erano state adeguatamente informate attraverso i canali istituzionali.

A stretto giro di posta, qualche minuto prima del programmato consiglio comunale, la replica del sindaco Antonio De Donno che annunciando il rinvio a data da destinarsi della seduta monotematica («Auspicando una futura maggiore responsabilità politica e sociale delle minoranze a fronte di un bene comune così rilevante»), snocciolava le iniziative di partecipazione che sarebbero state messe in atto e puntava il dito contro coloro che non si erano presentati definendo il loro comportamento «politica di bassa lega».

«Siamo fermamente decisi a varare una progettualità così importante per il nostro territorio e per la salute pubblica con il massimo del consenso consiliare possibile», aggiungeva il primo cittadino, «ma non giustifichiamo in alcun modo l’assenza di tutta la minoranza dall’odierna convocazione, segnale politico di bassa lega».  

Accuse che, come detto, sono state rispedite al mittente dalle opposizioni: «Siamo certi che se il sindaco avesse avuto la fiducia e l’appoggio dei suoi consiglieri di maggioranza, non avrebbe esitato un attimo nel procedere all’approvazione del punto all’ordine del giorno, come accaduto in altre occasioni», si legge in una nuova nota a firma di Partito democratico, Cantiere civico, Tricase, che Fare? e Verdi – Sinistra italiana.

Secondo i consiglieri di minoranza, il sindaco avrebbe rinviato a data da destinarsi il consiglio comunale «perché non ha il numero sufficiente di consiglieri!».

Quindi, a loro avviso, «sarebbe stato opportuno che la sua smania di bacchettare fosse rivolta ai suoi consiglieri di maggioranza».

«Noi abbiamo dimostrato in più occasioni di anteporre il bene comune dei cittadini alle sterili polemiche autoreferenziali», hanno concluso, «su questo, dunque, non accettiamo lezioni dal sindaco».

In attesa di ulteriori sviluppi che, ne siamo certi, non tarderanno ad arrivare, in nome di quella partecipazione tanto chiacchierata chiediamo il contributo dei nostri lettori che invitiamo a inviarci il loro parere commentando sulla nostra pagina Facebook (clicca qui), oppure inviando una mailinfo@ilgallo.it

Giuseppe Cerfeda

 

 

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Una sala da gioco in Salento è possibile?

Negli ultimi anni sono state fatte delle riflessioni su diversi progetti con l’ottica di aprire una nuova casa da gioco in Salento, ma quella più concreta è stata sicuramente quella relativa alla magnifica Santa Cesarea Terme…

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Una sala da gioco in Salento è possibile?

Il Salento dal punto di vista turistico ha grandissime potenzialità. A confermarlo sono i dati riportati a febbraio 2024 da Pugliapromozione, dati secondo i quali per quanto concerne il turismo questa è stata un’annata straordinaria per la Puglia, in particolar modo per la zona del Salento. Basti pensare al fatto che nel mese di luglio, intorno alla città di Lecce, rispetto allo stesso mese dello scorso anno, sia stato registrato un aumento del 10% in relazione al numero di turisti presenti. Questo numero è aumentato nei mesi successivi ed è destinato a crescere ancora, soprattutto per via delle spiagge incantevoli e dei panorami mozzafiato che questa zona del Paese regala a chi la visita.

Tuttavia, ci sono altre soluzioni che non sono ancora state concretizzate e che potrebbero incrementare ulteriormente il turismo in Salento. Tra queste rientra l’apertura di un nuovo casinò, della quale si è già parlato negli anni precedenti ma che fino ad ora non è mai passata dalla teoria alla pratica.

Dove possono giocare i salentini e i turisti che vengono in Salento ora?

Attualmente per chi abita in Salento, o si trova lì per turismo e si sta chiedendo come si possa giocare ai vari giochi da sala, le soluzioni sono essenzialmente due. La prima è quella di scegliere una delle sale da gioco virtuali legali presenti sul territorio italiano, che, oltre a non creare grattacapi relativamente a lunghi viaggi da fare o a orari di chiusura e apertura, permettono agli utenti di poter scegliere tra una buona gamma di giochi e tra i migliori bonus di benvenuto da riscattare nei casinò online.

La seconda, invece, è quella di organizzare un viaggio verso nord, dove sono concentrate le uniche quattro case da gioco presenti nel nostro Paese. Parliamo del Casinò di Campione d’Italia, del Casinò di Saint-Vincent, del Casinò di Sanremo e di quello di Venezia.

Progetti precedenti e possibili zone dove costruire il casinò

Negli ultimi anni sono state fatte delle riflessioni su diversi progetti con l’ottica di aprire una nuova casa da gioco in Salento, ma quella più concreta è stata sicuramente quella relativa alla magnifica Santa Cesarea Terme.

La località rivierasca, nota anche come la regina del wellness salentino per le benefiche e splendide acque sulfuree con una temperatura di circa 30 gradi, tra gli anni ’30 e gli anni ’40 ha già ospitato un casinò all’interno di Palazzo Tamborino. 

Una volta chiuso, con il passare degli anni le voci su una nuova apertura si sono fatte sempre più insistenti fino ad arrivare ad un passo dal concretizzarsi. Il progetto alla fine, perlomeno per ora, è rimasto solo sulla carta, ma la sua realizzazione non sembra essere così infattibile. Una cittadina come Santa Cesarea Terme non ha nulla da invidiare alle altre località vicine, ma non è sponsorizzata a dovere come queste ultime.

Se si riuscissero a promuovere i flussi turistici con un qualcosa di unico come una casa da gioco, allora potrebbe diventare una meta ambita non solamente a livello nazionale, ma anche a livello internazionale.
casinò in salento;

I potenziali benefici di una sala fisica per il Salento

Negli ultimi anni si è discusso moltissimo di come conciliare permissivismo e proibizionismo, di come conciliare il mondo del gioco e quello del turismo. Oltre alle quattro case da gioco sopra citate, presenti tutte nella zona settentrionale della nostra Penisola, recentemente non se ne sono più aperte di nuove. In Italia, a differenza dei Paesi confinanti come la Francia, la Svizzera, l’Austria e la Slovenia, è stata data la priorità all’apertura delle gaming hall, sale dove si può giocare solo ed esclusivamente alle slot machine, più che a quella di nuovi casinò veri e propri in ogni Regione.

Nulla è cambiato, nonostante negli anni siano state presentate tante proposte di legge per regolamentare il settore. Eppure una nuova casa da gioco in una zona come quella del Salento non solo porterebbe dei benefici ai turisti, ma anche a tutte le persone autoctone che avrebbero una possibilità in più per ampliare il raggio del turismo. 

L’apertura di una sala fisica dal punto di vista economico comporterebbe sicuramente una ricaduta positiva su tutta la Regione, in più sarebbe un’opportunità per offrire nuovi posti di lavoro in un’epoca in cui, nonostante dei leggeri miglioramenti, trovare un’occupazione risulta essere sempre più difficile. Inoltre, con nuove case da gioco entrerebbero nelle casse del nostro Stato tutti quei soldi che invece ad oggi, per via di coloro che si spostano verso la Corsica per giocare, entrano in quelle della Francia. 

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