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News & Salento

Tricase: ecco i finalisti del Premio Iolanda

Presentata la terna dei finalisti del primo riconoscimento italiano dedicato ai libri di cucina. Il premio nasce da un’idea di Vera Slepoj e Davide Paolini, insieme alla famiglia Giaccari. La cerimonia di premiazione è prevista il 7 luglio a Tricase

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Gli scrittori Eleonora Matarrese con il libro “La cuoca selvatica”, Giovanni Nucci con “E due uova molto sode” e Toto Bergamo Rossi e Lydia Fasoli con “L’arte di vivere a Venezia” sono i tre finalisti del Premio Iolanda, il riconoscimento letterario assegnato al miglior libro di cucina e di ricette.


Istituito in collaborazione con il Comune di Tricase, il premio nasce da un’idea di Vera Slepoj e Davide Paolini che, insieme alla famiglia Giaccari, hanno avuto l’intuizione di istituire per la prima volta un premio nazionale dedicato alla letteratura dell’arte culinaria per valorizzare la grande tradizione della cucina italiana e celebrarne quelle ricette tramandate e custodite gelosamente di generazione in generazione quale tesoro prezioso della storia di ogni famiglia.


Ad ispirare il premio è infatti la signora Iolanda, un’istituzione della tradizionale culinaria  popolare dell’entroterra salentino.


La passione di Iolanda per la cucina ha avuto inizio all’età sette anni, quando ha cominciato a cucinare nelle feste e per le famiglie del Salento.


Una passione rimasta costante nel tempo, tanto che oggi, passati gli ottant’anni, la signora Iolanda cucina ancora nella celebre trattoria che porta il suo nome.

I tre finalisti sono stati scelti dopo una lunga selezione di opere pervenute alla giuria di opere dedicate all’arte culinaria realizzate da autori viventi di nazionalità italiana, pubblicate per la prima volta in Italia nel periodo compreso tra marzo 2016 e marzo 2018. Al vincitore sarà assegnata un’opera bronzea realizzata per l’occasione dal maestro Gianni Cudin.


Le opere sono state esaminate da giurie di merito, composte da umanisti, giornalisti, attori e intellettuali. Infatti, tra i membri della giuria (oltre naturalmente a Vera Slepoj e Davide Paolini, ideatori del Premio e Presidenti della stessa), vi sono personalità ed eccellenze italiane legate al mondo della cultura e del food, come Stefano Zecchi, Marina Valensise, Catena Fiorello, Silvio Perrella, Gianarturo Ferrari, Francesco Giaccari, Andy Luotto, Benedetto Cavalieri, Giuseppe Da Re, Carlo Cambi, Andrea Grignaffini, Laurent Chaniac, Cettina Fazio Bonina, Bruno Cossio.


La cerimonia di premiazione si terrà sabato 7 luglio a Tricase, nella sede del Palazzo Gallone.


Attualità

Xylella dieci anni dopo, domani a PresaDiretta su Rai3

I danni economici causati dal batterio sono stati stimati in 2 miliardi di euro. La produzione olivicola del Salento…

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A dieci anni dalla comparsa della Xylella fastidiosa, il killer degli ulivi, PresaDiretta ripercorre la storia del patogeno che ha sterminato 20 milioni di piante in Puglia.

Un viaggio dalla provincia di Bari al Salento per raccontare come il batterio scoperto dai ricercatori del CNR di Bari nel 2013 – e fino a quel momento ufficialmente sconosciuto in Europa – in 10 anni abbia stravolto il tessuto economico, agricolo e paesaggistico del 40 per cento della regione.

Otto mila chilometri quadrati di territorio, una superficie 100 volte più estesa rispetto alla zona infetta iniziale. Oggi le campagne del Salento sono desertificate e abbandonate. Ovunque restano cimiteri di alberi.

I danni economici causati dal batterio sono stati stimati in 2 miliardi di euro. La produzione olivicola del Salento è crollata e si sono persi 5 mila posti di lavoro.

Ma come si è arrivati a tutto questo? L’infezione delle piante, seppur lentamente, avanza ancora. Nel reportage “Xylella, 10 anni dopo” di Daniela Cipolloni e Eleonora Tundo con la fotografia di Matteo Delbò – in onda nella puntata a PresaDiretta lunedì alle 21.20 su Rai3 – Maria Saponari e Donato Boscia, gli scienziati protagonisti della scoperta del patogeno, Salvatore Infantino direttore dell’Osservatorio Fitosanitario della regione Puglia e gli agricoltori che hanno perso centinaia di piante, racconteranno questi lunghi dieci anni di contrasto all’infezione e il “Piano straordinario per la rigenerazione olivicola della Puglia”.

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News & Salento

Riusciremo in futuro a pagare tutte le pensioni?

Nel passato accadeva che il numero dei lavoratori attivi superasse di gran lunga quello dei pensionati. Ora, attualmente questo non sempre accade

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LA VITA E LE STATISTICHE. QUALE PENSIONE?

di Hervé Cavallera 

Come mai prima era accaduto nella storia, siamo sottoposti, in via telematica, ad una quotidiana e continua serie di notizie, non sempre affidabili. E tuttavia alcune di esse sono da valutare in quanto esprimono per lo meno stati d’animo diffusi, talvolta da non sottostimare. 

Così pare che uno studio promosso dall’Inps  abbia consentito di rilevare che in Italia si è allungata la speranza di vita  e che vivono più a lungo coloro che hanno svolto lavori meno usuranti, come era prevedibile.

Si è altresì riscontrato come l’aspettativa di vita cambi a seconda del sesso e della regione in cui si vive e che in tale logica i soggetti meno abbienti sono penalizzati.

Ciò ha spinto qualcuno a sostenere che sia opportuno rivedere il sistema pensionistico, sì da venire incontro a coloro che al momento sono più svantaggiati.

Ora, a prescindere da aspetti che sembrerebbero frutto di un determinismo tardo-ottocentesco (l’avere una vita più lunga o più breve in base alle regioni in cui si vive), è evidente che l’aspettativa di vita si va generalmente allungando e  si può arrivare con corpo  saldo e mente lucida ad età che una volta erano sinonimo di decadenza fisica e psichica, come è altrettanto vero che vi sono stipendi più alti e più bassi – come sempre è stato anche in rapporto ai diversi tipi di lavoro e alle progressioni di carriera –   con conseguenti ritenute mensili previdenziali ed assistenziali che vanno a determinare l’ammontare della pensione e del trattamento di fine servizio o di fine rapporto.

Certo, alla luce di tutto questo sarebbe sicuramente auspicabile che ogni cittadino percepisse un reddito e quindi una pensione che gli garantisse nel corso di vita – che auspichiamo a tutti più lunga e sana – una dignitosa e serena esistenza. 

 Tale indicazione generale, che è connessa al senso dello sviluppo di una civiltà, non significa dire sbrigativamente, come in qualche parte si è letto, che l’attuale sistema pensionistico italiano premia chi è più ricco e chi vive di più, in quanto l’insistere su una formulazione di tal fatta avrebbe il solo frutto di generare sofferenza e conflittualità sociale.

Se ci si fermasse alla serie di rivendicazioni si genererebbe solo lo scontro. Basti pensare alla consistenza dei guadagni di alcune persone dello spettacolo e dello sport. Ma è appunto bene mettere qui da parte ogni tipo di cahier de doléances. 

E tuttavia nel riferimento alla durata della vita  e alla pensione, su cui si possono fare tante statistiche, alcuni problemi si impongono e vanno ben al di là del normale trattamento  stipendiale che cambia a seconda il tipo di lavoro e la carriera interna. Un aspetto che interessa veramente è il rapporto esistente tra lavoratori attivi e pensionati.

Nel passato accadeva che il numero dei lavoratori attivi superasse di gran lunga quello dei pensionati. Ora, attualmente questo non sempre accade, anzi aumenta il numero degli “inattivi” ossia di persone che pur essendo in età di lavoro non lavorano affatto. Si tenga inoltre presente che la ricezione del reddito di cittadinanza, di là dai casi dei disabili, doveva essere in attesa di una prossima sistemazione lavorativa. 

Se tale fenomeno di una scorretta proporzione tra lavoratori attivi e pensionati dovesse accentuarsi, calcolando l’allungarsi della speranza  di vita e il sostegno da dare ai veri indigenti, vi potrebbero essere fosche nubi  sulla possibilità di adeguate erogazioni delle pensioni in un futuro non troppo lontano. 

Il tutto può essere confermato o smentito da statistiche e proiezioni più o meno autorevoli, che servono a rendere ulteriormente incerti gli animi in un momento storico in cui crescono le tensioni politiche internazionali e gli esodi di massa, ma l’estate vacanziera è ormai finita ed è opportuno si cominci davvero a pianificare il futuro prossimo soprattutto da un punto di vista occupazionale.

Sotto tale profilo, l’incombenza maggiore, ad avviso dello scrivente, riguarderebbe le Regioni, le quali sulla base delle proprie  peculiarità dovrebbero prospettare una serie di servizi che possano incentivare i posti di lavoro.

Questo, anche tenendo conto, per regioni come la Puglia, sia del calo demografico sia dello spopolamento giovanile sia della presenza di immigrati.

Per tale aspetto, il passare dalla mera lettura di statistiche ad una vera programmazione significherebbe non solo consentire lo sviluppo, ma anche recuperare quelle energie  di giovani che cercano in altri luoghi quel futuro che sembra difficile trovare nella terra che li ha visti nascere. 

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Attualità

Da Tricase al palcoscenico nazionale: 3 giovanissimi talenti per 3 ambite posizioni

Quarant’anni di passione e dedizione premiano successi straordinari nel mondo della danza dell’ASD Il Balletto diretto da Elena De Donno.

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Il Balletto, fucina di neo artisti nel corso di quaranta anni, ha recentemente festeggiato tre straordinarie affermazioni, a dimostrazione che perseveranza e talento sono il trampolino di lancio per ambiti risultati e palcoscenici prestigiosi. 

Il giovanissimo Davide Piccinni, ha superato con successo l’audizione per l’ammissione al primo Corso del Teatro dell’Opera di Roma.  Una conquista eccezionale che sottolinea il talento del ragazzo e la sua dedizione per il mondo della danza classica. 

Non da meno, Gabriele Chittani, che è stato ammesso al Corso di Diploma Accademico insegnanti, presso l’Accademia Nazionale di Danza di Roma; un ambito percorso molto selettivo che accoglie solo 30 partecipanti.

Ultima, ma non ultima, è Nuara Ciardo, sempre di Tricase, che ha raggiunto un traguardo straordinario con l’ammissione al Corso di Diploma Insegnante di Danza Classica a indirizzo tecnico-didattico presso il Teatro alla Scala di Milano, un’opportunità concessa solo a 20 giovani talenti provenienti da tutta Italia.

 

 

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