Lecce
Rally del Salento, ecco come è andata
Vincitori, classifiche e andamento dell’appassionante gara sulle strade del Salento
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Il 56esimo Rally del Salento, organizzato dall’Automobile Club di Lecce e terzo round del Trofeo Italiano Rally, è andato al fotofinish a Luca Pedersoli e Corrado Bonato (nella foto in alto di M. Bettiol), su Citroen DS3 Wrc.
Quella del pilota bresciano di Gavardo è stata una gara entusiasmante, combattuta sul filo dei decimi di secondo con Giuseppe Testa e Gino Abatecola, secondi al termine.
ll molisano ed il frusinate, portacolori della Ro Racing, hanno risposto sempre egregiamente agli attacchi dei propri avversari, ma, dopo aver ceduto il testimone ai vincitori nella seconda tornata di prove di sabato, non sono riusciti a tornare in vetta per un solo secondo e cinque decimi, nonostante due scratch consecutivi nei due tratti conclusivi.
Il forte pilota di Cercemaggiore, grazie alla piazza d’onore ha incrementato il proprio vantaggio in classifica di campionato e ha staccato la concorrenza.
Il Podio è stato completato da Luca Rossetti e Nicolò Gonella.
I due alfieri della Bluthunder Racing, che hanno iniziato la loro esperienza nella nuova serie ideata da Acisport proprio sulle strade salentine, hanno dovuto togliersi di dosso un po’ di ruggine dovuta a diversi mesi di inattività e hanno poi preferito condurre la loro Skoda Fabia R5 Evo all’arrivo, senza prendere rischi inutili.
Il “Salento”, che vanta il coefficiente 1,5 ai fini dell’attribuzione dei punteggi in campionato, ha regalato, come di consueto colpi, di scena.
A saperne qualcosa sono stati Corrado Pinzano e Mauro Turati che, mentre erano in lotta per le posizioni di vertice, sono incappati in una doppia foratura e sono precipitati nelle retrovie.
Il piemontese della New Driver’s Team ha poi dato vita a una splendida rimonta che lo ha condotto al quarto posto finale.
Ottima quinta posizione assoluta, e primo tra i pugliesi, per l’equipaggio formato dal ruffanese Francesco Rizzello e dal casaranese Fernando Sorano, in gara con una Skoda Fabia R5 con i colori della Scuderia “SalentoMotori” di Tricase.
Da sottolineare anche la prestazione di salentini Maurizio Di Gesù e Cristian Quarta che hanno posizionato la loro Skoda Fabia R5 in decima posizione assoluta classificandosi contemporaneamente terzi della Over 55.
La sesta edizione del Rally Storico del Salento, valido per il Trofeo Rally di Zona e abbinato dal 2018 alla manifestazione riservata alle vetture moderne, ha invece visto la vittoria dei portacolori della scuderia RO racing, Toti Mannino e Giacomo Giannone, in gara con una Bmw 2002 del Secondo Raggruppamento.
I due siciliani hanno preso il comando delle operazioni sul primo tratto cronometrato e hanno poi resistito agli attacchi della Ford Escort Rs MK di Alessandro Oliveri e Marianna Ambrogi.
Il podio è stato completato dai vincitori del Terzo Raggruppamento, Pippo Savoca e Francesco La Franca, in gara con una Fiat Ritmo 75.
Il Salento Historic Regularity Rally gara di velocità a media che da quest’anno è entrata a far parte nel novero delle manifestazioni della kermesse salentina, ha visto il successo, tra i concorrenti della velocità a media 60, di Ermanno Keller e Nicola Manzini, su Audi Quattro e tra quelli della velocità a media 50, di Vittorio Catanzaro e Anna Maria Beneduce, su Mazda 323.
Soddisfazione per Automobile Club Lecce, organizzatore del “Rally del Salento”, che dopo aver fatto registrare il record di iscritti, ben 105 tra le tre gare in programma, ha fatto registrare anche il tutto esaurito in termini di pubblico, non solo lungo il tracciato di gara ma anche nella splendida cornice di Piazza Mazzini a Lecce dove una altrettanto splendida galleria di luminarie salentine ha preso il posto della pedana di Partenza e Arrivo della gara.
56° Rally del Salento, Classifica Finale Assoluta (top ten)
1. Pedersoli-Bonato (Citroen Ds3 Wrc) in 49’55”,5
2. Testa-Abatecola (Skoda Fabia Evo RS) a 1”,5
3. Rossetti-Gonella (Skoda Fabia R5 Evo) a 51”,9
4. Pinzano-Turati (Volkswagen Polo R5 GTI) a 1’,10”,5
5. Rizzello-Sorano (Skoda Fabia R5) a 1’10”,8
6. Miele-Paganoni (Skoda Fabia Evo RS) a 1’25”,3
7.Menegatti-Rutigliano (Skoda Fabia Evo RS) a 1’56”
8. Silva-Pina (Skoda Fabia Evo RS) a 2’05”,7
9. Nodari-Nodari (Skoda Fabia Evo RS5) a 3’24”,9
10. Di Gesù-Quarta (Skoda Fabia R5) a 4’05”,6
Trofeo Italiano Rally Asfalto – Classifica assoluta
1.Testa pt 52,5
2.Pinzano pt 45
3.Pedersoli pt 37,5
5.Miele pt 29,5.
Gianluca Eremita
Approfondimenti
Xylella, un altro studio appena pubblicato
Lo studio del prof. Bruno propone il protocollo NuovOlivo® come strategia per consentire la coesistenza tra Xylella e la produzione di olive e olio extravergine di oliva della Cellina di Nardò e dell’Ogliarola Salentina
speciale agricoltura
Uno studio, pubblicato di recente, del prof. Giovanni Luigi Bruno (il secondo), ricercatore del Dipartimento di Scienze del suolo, della pianta e degli alimenti dell’Università di Bari, sulla “Coesistenza tra Xylella fastidiosa Subsp. pauca e piante di olivo sensibili nella penisola salentina” (vedi a pagina 24), ci ha spinto ad approfondire ancora una volta da queste colonne quello che è stato un cambiamento epocale per il Salento, con la morte di quegli ulivi che per millenni hanno caratterizzato il nostro territorio e che per decenni sono stati al centro dell’economia della sua gente.
La sindrome del disseccamento rapido dell’olivo associata a Xylella fastidiosa è una delle malattie più distruttive degli olivi, in particolare sulle cultivar Cellina di Nardò e Ogliarola Salentina.
Lo studio del prof. Bruno propone il protocollo NuovOlivo® come strategia per consentire la coesistenza tra Xylella e la produzione di olive e olio extravergine di oliva della Cellina di Nardò e dell’Ogliarola Salentina: «Trentadue oliveti privati colpiti da OQDS e coltivati seguendo le tecniche agronomiche in uso nella zona sono stati esaminati durante le stagioni olivicole 2019-2023.
Sono state considerate le cultivar Cellina di Nardò, Ogliarola Salentina, Coratina, Ascolana Tenera, Nociara, Leccino e Bella di Cerignola. All’inizio dell’applicazione del protocollo, le piante sensibili mostravano una gravità dei sintomi OQDS del 40-80% e non producevano olive o olio, mentre le cultivar resistenti(?)/tolleranti mostravano una produzione di olive inferiore a 1-2 kg/pianta.
Dopo la rimozione dei rami secchi a gennaio-febbraio, le piante sono state irrorate due volte all’anno (preferibilmente a marzo e ottobre) con NuovOlivo®, una miscela di estratti botanici in acqua esterificati con oli vegetali in presenza di idrossido di sodio e attivati al momento dell’uso con bicarbonato di sodio. In tutti gli oliveti è stato distribuito un concime a lento rilascio e le erbe infestanti controllate mediante falciatura o triturazione.
Gli olivi trattati hanno prodotto nuova vegetazione, ricostruito la chioma, ridotto i sintomi di OQDS e prodotto infiorescenze e drupe. La produzione di olive è stata da 6,67 a 51,36 kg per pianta, con una resa media del 13,19% in olio extravergine di oliva (acidità libera 0,01–0,2%)».
Secondo il ricercatore, «anche il paesaggio e l’economia pugliese, basati sulla presenza e la produzione di olivi, potrebbero essere salvaguardati».
Cronaca
Truffa nei confronti degli anziani, arrestati due napoletani
Le indagini sono scaturite dai Carabinieri i di Lecce e Galatina. Le vittime, entrambe anziane, hanno subito tentativi di raggiro da parte degli arrestati, che si sono spacciati per figure autoritarie al fine di ottenere illeciti profitti.
I Carabinieri di Lecce Santa Rosa, con il supporto dei Carabinieri di Napoli Poggioreale, hanno eseguito una ordinanza di custodia cautelare emessa dalla Procura di Lecce, a carico di due soggetti, partenopei, entrambi già detenuti presso la casa circondariale di Napoli Poggioreale, a maggio 2024, in virtù di un precedente provvedimento cautelare emesso dalla Procura di Ancona.
Le indagini sono scaturite da attività investigative condotte dai Carabinieri i di Lecce Santa Rosa e Galatina, a seguito di due episodi di truffa avvenuti in Galatina e Lecce.
Le vittime, entrambe anziane, hanno subito tentativi di raggiro da parte degli arrestati, che si sono spacciati per figure autoritarie al fine di ottenere illeciti profitti.
Ad ottobre 2023, i malfattori hanno contattato telefonicamente un’anziana di 83 anni, ingannandola con il pretesto di un presunto arresto del nipote per mancato pagamento di alcune tasse, inducendola a consegnare gioielli di valore stimato tra i 30.000 e i 40.000 euro a un sedicente direttore delle poste, presentatosi presso la sua abitazione.
A febbraio 2024, hanno tentato un’operazione simile con un’altra anziana donna di 92 anni, facendole credere di parlare con un Carabiniere, persuadendola a consegnare gioielli per un valore di circa 12.000 euro.
In questo caso, però, il tentativo di truffa è fallito grazie all’intervento della figlia dell’anziana che, giunta presso l’abitazione della madre (insieme a due ragazzi) che, udite le urla della giovane, bloccavano i 2 presunti truffatori, riprendevano il borsello contenente la refurtiva, e lo riconsegnavano all’anziana.
Attualmente, i due uomini restano ristretti presso la casa circondariale di Napoli Poggioreale, in attesa delle ulteriori determinazioni da parte dell’Autorità Giudiziaria.
Le indagini continuano per accertare eventuali ulteriori responsabilità e per garantire la sicurezza della comunità.
I Carabinieri invitano la popolazione, in particolare le persone anziane e i loro familiari, a prestare la massima attenzione a possibili tentativi di frode e a contattare le Forze dell’Ordine in caso di situazioni sospette.
Per ulteriori informazioni o per segnalare un sospetto, i cittadini possono contattare il numero di emergenza 112, operativo tutti i giorni 24 ore su 24, o recarsi nella caserma dei Carabinieri più vicina.
Sul sito istituzionale dell’Arma www.carabinieri.it , nella sezione “In vostro aiuto” – “Cose di tutti i giorni” – “Contro le truffe” – si può trovare un video e un’ampia area in cui sono descritte le più frequenti modalità utilizzate dai malintenzionati e tutti i consigli da mettere in pratica.
Attualità
Come influisce il cambiamento climatico nel Salento?
Il primo problema da affrontare è quindi quello di una viabilità che dovrebbe tener presente fenomeni atmosferici di una elevata intensità. Al che si potrebbe rispondere che il più è fatto e che l’esistente non si può più modificare. Ed è vero; però è pure doveroso che ogni Comune tenga conto delle esperienze negative e intervenga là dove possibile per prevenire che le strade si trasformino in torrenti d’acqua…
di Hervé Cavallera
L’ingresso dell’autunno 2024 si è segnalato soprattutto nel basso Salento con forti temporali. Il 24 settembre molte vie di centri come Tricase, Ruffano, Casarano, Corsano, per fare qualche nome, sono state intransitabili per i fiumi d’acqua e, ad Andrano Marina, è crollato parte del muretto sul Lungomare delle Agavi.
Su www.ilgallo.it abbiamo prontamente riportato la gravità di quanto accaduto e, in verità, dopo un’estate che è ricordata come una delle più calde – se non la più calda – che abbiamo vissuto, la pioggia è veramente caduta come un’improvvisa “bomba d’acqua” che ha segnato la fine di una stagione e messo ancora una volta in risalto la fragilità del nostro sistema stradale.
Problema atavico, che naturalmente diventerà ancora più grave se il cosiddetto cambiamento climatico porterà nella nostra terra quelle tempeste tropicali con trombe d’aria e cicloni di cui una volta leggevamo sui libri e che siamo abituati a vedere in televisione.
Però, è anche vero che il nostro sistema viario non è da tanto tempo in grado di reggere piogge di forte intensità. Ricordo molto chiaramente che quando ero piccolo e frequentavo la scuola elementare, in alcune giornate di forte pioggia il Comune era solito mettere, in alcuni punti degli incroci del Paese, delle passerelle di legno in modo da consentire a noi bambini di tornare a casa senza inzupparci completamente. Piogge abbondanti, quindi, ci sono sempre state ed hanno provocato disagi non lievi anche perché non facilmente nelle strade si è riusciti a dare la giusta pendenza e la non attenta gestione urbanistica ha spesso consentito l’edificazione di case o di quartieri in zone facilmente soggette ad allagamenti.
VIABILITA’ E CAMBIAMENTO CLIMATICO
Il primo problema da affrontare è quindi quello di una viabilità che dovrebbe tener presente fenomeni atmosferici di una elevata intensità. Al che si potrebbe rispondere che il più è fatto e che l’esistente non si può più modificare. Ed è vero; però è pure doveroso che ogni Comune tenga conto delle esperienze negative e intervenga là dove possibile per prevenire che le strade si trasformino in torrenti d’acqua.
Una città è una realtà non immutabile e quindi è necessario che l’amministrazione comunale elabori dei miglioramenti per evitare che si presenti il fenomeno delle strade-fiume o, ancor peggio, che edifici possano essere invasi dalle acque.
Certo, il Salento è la terra du sule, du mare, du ientu, ma non è detto che essi siano sempre benevoli e le precauzioni non sono mai troppe, come peraltro si vede da case che non hanno previsto che possano essere oggetto di penetrazione acquea, per così dire.
Vi è poi un altro e più complesso problema: quello del cambiamento climatico. Gli studiosi non sono tutti d’accordo, ma è chiaro che è in atto un riscaldamento globale molto elevato soprattutto a causa di alcuni Stati, ma di cui sono responsabili in vario modo tutti gli umani poiché l’utilizzazione delle risorse energetiche fa comodo a tutti. Ma la comodità ci può costare molto cara.
La deforestazione – pensiamo a quanto sta accadendo nella foresta amazzonica – conduce non solo all’estinzione di numerose specie animali e vegetali, ma al cosiddetto effetto serra (aumento di anidride carbonica), quindi ad una crescita delle temperature e ad uno squilibrio ecosistemico che può favorire fenomeni estremi come cicloni, tornado e così via. E che non si tratti di un discorso astratto è attestato dallo scioglimento dei ghiacciai che sta avvenendo non solo nella lontana Antartide e nella Groenlandia, ma nelle Alpi e negli Appennini (si è calcolato che stando così le cose i nostri ghiacciai potrebbero sparire entro 20-30 anni).
Ciò porterebbe tra l’altro all’aumento del livello degli oceani con la conseguente minaccia che le terre costiere (si pensi a Venezia e dintorni, per citare una città che viene subito in mente) possano essere sommerse.
In questo modo i problemi di uno spazio relativamente esiguo (quello di una provincia) si incontra con quello enormemente più complesso di una trasformazione planetaria, generando una serie di prospettive minacciose che possono mettere in repentaglio la stessa sopravvivenza della specie.
Per carità, non si vuole essere apocalittici; è tuttavia necessario ricordare che il processo di cementizzazione e di eccedenza energetica non giova né alla qualità della vita né all’equilibro del pianeta, così da rendere possibili fenomeni atmosferici una volta impensabili e ai quali non si può restare indifferenti. Tutto questo comporta una strategia che deve coinvolgere Regioni e Comuni, sì che da un lato operino sul territorio per evitare che burrasche estreme generino tragedie e da un altro possano sfruttare per quello che è possibile le piogge, in modo da impedire la desertificazione.
Ora, visto che già il grande poeta latino Orazio (65 a. C. – 8 a. C.), nato a Venosa, aveva definito la Puglia una terra siticulosa (sitibonda) e considerate le alternanze di siccità e di piogge torrenziali perché non pensare alla creazione di invasi, a dei serbatoi artificiali che possano raccogliere il flusso dell’acqua piovana e depurarla? Si entra in tal modo nella gestione del territorio che ormai è sempre di più una risorsa da tutelare e non una realtà da sfruttare. L’essere umano non è separato dalla natura; ne fa parte integrante e deve saper operare in maniera oculata per non alterare un equilibrio che è condizione della esistenza dei viventi nel pianeta.
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