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Festa di San Luigi dei Lampioni e de lu Cuturùsciu

A Calimera torna l’annuale appuntamento del culto della luce e del Santo con un ricco parterre di eventi. Le variopinte e luminose architetture dei lampioni fanno da leitmotiv a esibizioni artistiche, alla Staffetta dei lampioni, a concerti di musica popolare e al buon cibo

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Tra sacro e profano, torna a Calimera, la festa dei lampioni e de lu Cuturùsciu. Dal 19 al 21 giugno, nella ricorrenza di san Luigi Gonzaga e del solstizio d’estate, Piazza del Sole e le vie del centro storico  si animano di forme, colori e luci a ritmo di musica.


La tradizionale festa, che sancisce l’inizio dell’estate salentina, è organizzata dalla Proloco, in collaborazione con il Comune di Calimera, con l’Unione Comuni Grecìa Salentina e altre associazione socio-culturali e sportive del territorio, quali Fondazione Notte della Taranta, Acea 2HE –  Io posso.  Quest’anno poi, grazie al Progetto LAMPU!, la festa si fregia anche della partnership di APS Radici Urbane, Associazione Borghi Autentici d’Italia e GAL Isola Salento. Il progetto, realizzato dal Comune (e di cui la Proloco è sempre partner) ai sensi del bando ANCI “Giovani RiGenerAzioni Creative”e finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale a valere sul “Fondo Politiche Giovanili”, è finalizzato alla rigenerazione urbana dei luoghi attraverso la partecipazione dei giovani e, più in generale, della comunità locale, individuando così il suo fulcro proprio nel lampione, che assurge dunque a simbolo del paese griko, in grado di generare nuova linfa socio-economica.


Le suggestive scenografie dai ridenti colori ripercorrono la storia di intere generazioni, a partire dagli anni Sessanta,  anni  in  cui  si sono  svolte  le  prime  edizioni. Da quella  che  era una  festa  rionale,  infatti, i lampioni, modellati con  canne  di legnospago  o  fil  di ferro,  ricoperti  di  carta  velina e illuminati dapprima da un lumicino di fuoco, poi da lampadine fino alle attuali luci a led, rinnovano un sapere orale che da padre in figlio racchiude passioni, ricordi e storia e che scrive una delle più belle pagine della comunità calimerese.


Nell’edizione 2017, il  calendario  della  Festa  è  ricco  di eventi e appuntamenti,  occasioni  di  conoscenza  e approfondimento  delle  tradizioni  culturali,  ma  anche  ricreative  e  di svago.


Il ricco parterre prende il via lunedì 19 giugno alle ore 20.30 con lo spettacolo di acrobatica aerea per grandi e piccini “Un té io e te”  a cura de Amnésia Circus. Occhi all’insù per ammirare col fiato sospeso le funamboliche performance delle giovani artiste;  a seguire il concerto in chiave pizzicata dei Rize, con due delle più belle voci rappresentative del panorama musicale popolare salentino, Enza Pagliara e Ninfa Giannuzzi; martedì 20, si inizia alle 20 con la banda itinerante de Maisto streetband, che animeranno le strade del paese con le loro coreografie a ritmo di briosi suoni; a seguire il concerto dei Bundamove, il collettivo salentino, nato nel 2009. Un progetto in cui il funk si veste di beat, riff e groove potenti e coinvolgenti che riportano alle sonorità vintage della scena musicale degli anni Sessanta e Settanta; mercoledì 21, alle ore 19 partirà la Staffetta dei Lampioni, a cura dell’associazione sportiva ASD La Mandra, lungo il suggestivo percorso delle vie del paese con partenza e arrivo in Piazza del Sole; dalle  20.30, la pizzica smuove piede e anima con il concerto dei Scazzicapieti, la band leccese che evoca già nel nome, la pulsione dell’antica energia provocata dal morso della tarantula; a seguire l’esibizione, in una delle tappe del suo “tarantatour”, dell’Orchestra Popolare “La Notte della Taranta” con gli Aprés la Classe: nell’aria, note e poesie per rendere omaggio al nostro Salento, con la rievocazione dei più importanti brani della musica tradizionale salentina e della sua fusione con altri linguaggi musicali.


Per tutta la durata della festa, si potranno gustare piatti tipici della cucina salentina a cura della Pro loco Kalimera.


Quest’anno sarà la festa popolare per eccellenza dell’estate salentina, spiega Vincenzo Garrapa – Presidente della Pro Loco Calimera.  Oltre agli stand enogastronomici con prodotti di alta qualità, che accompagnano tradizionalmente le nostre feste popolari, per la Festa dei  Lampioni, la  Pro  Loco  Calimera ha deciso di  puntare alla  qualità del panorama musicale salentino, portando sul palco le band più importanti, tra cui l’Orchestra popolare La Notte della Taranta. Un ringraziamento speciale va a tutti i soci, che grazie al  loro lavoro e al loro costante impegno nella costruzione dei lampioni e negli stand gastronomici, siamo riusciti ad ottenere un forte riscontro di pubblico, in crescita esponenziale, di anno in anno”.


Un anno intenso e di gran successo”, spiega Silvia Castrignanò, giovane Vice Presidente Pro loco, “Grazie al Progetto Lampu! abbiamo potuto coinvolgere nell’organizzazione tantissimi giovani, che con il loro entusiasmo, stanno contribuendo vivamente alla buona riuscita della festa e, speriamo, che questo sia l’inizio di una lunga collaborazione futura per il bene della nostra Comunità”.


La festa  di  San  Luigi  e  dei  Lampioni  si  è  consolidata  negli  anni  come  il  più  atteso  appuntamento  di apertura dell’estate salentina”, sottolinea Francesca De Vito, sindaca di Calimera, “l’appuntamento con l’arte e l’impegno di tanti cittadini che per mesi sono dediti alla costruzione creativa dei lampioni sotto la guida sapiente dei maestri della Pro Loco e del Ghetonìa e che colorano le vie del paese. Quest’anno la tradizionale festa ha un supporto speciale, quello dei giovani under 35, grazie al Progetto Lampu, in partenariato con la stessa Pro Loco Calimera, l’APS Radici Urbane, l’Associazione Borghi Autentici d’Italia e GAL Isola Salento, realizzato ai sensi del bando ANCI “Giovani RiGenerAzioni Creative”, finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale a valere sul “Fondo Politiche Giovanili”. Il progetto prevede proprio l’implementazione di laboratori partecipati di design e di valorizzazione, funzionali al consolidamento e all’innovazione di questo manufatto luminoso della tradizione: il “Lampione”.


I lampioni, dalla tradizione ad oggi

La Festa dei Lampioni è una tradizione che si perde nel tempo. Alcuni prototipi sono stati ritrovati in Cappadocia e nell’antica Grecia, di origine millenaria. Le canne venivano raccolte durante l’inverno e lasciate essiccare nella bella stagione. “Era una festa particolare quella dei Lampioni, con i preparativi che cominciavano già alcuni mesi prima. Un tempo i ragazzi, raggruppati per strade, si organizzavano dividendosi i compiti all’interno del gruppo: qualche ragazzo andava in campagna a raccogliere e pulire delle canne da palude (kalàmia) che venivano poi tagliate a listelli, qualcun altro procurava farina dalla dispensa della madre, altri infine giravano per  le case con una figurina di Sant’Antonio o San Luigi a chiedere un piccolo obolo. Con i denari raccolti si acquistava carta velina colorata. Si preparavano quindi con le canne delle forme geometriche come le stelle, oppure si lasciava sbizzarrire la fantasia: navi, aerei, campanili, nascevano per incanto e venivano rivestiti con la carta colorata, fermata con la farina bagnata, collante a buon mercato. Le opere erano grandi anche cinque, sei metri e, una volta ultimate, venivano nascoste per essere poi, all’ultimo momento, appese per strada a dei fili tesi di traverso e rivestiti di edera. All’interno dei lampioni si accendevano delle candele e la luce passava attraverso la carta velina; il risultato era un cielo appeso dai mille colori, un mondo di fiaba dove il sogno era interrotto, di tanto in tanto, per qualche lampione mosso dal vento che andava in fiamme. I lampioni che intanto non erano andati a fuoco, venivano poi bruciati tutti assieme a conclusione della festa”. (tratto da “Ellenofoni di Puglia”- Ed. Ghetonìa). Negli anni alla luce della fiamma è andata sostituendosi quella delle lampadine e, di recente, dei led. La tecnica di costruzione è rimasta identica, ad eccezione delle colle, utilizzate tra quelle in commercio, per avvolgere con la velina colorata le canne piegate. A Calimera è tradizione fiorente fino alla metà degli anni Sessanta. Il boom economico fa mettere da parte questa tradizione, prevalentemente di origine contadina, fino agli anni Ottanta quando il Circolo Culturale Ghetonìa ne riprende la costruzione, in occasione della Festa di San Luigi. Alla fine degli anni Novanta per alcuni anni la produzione dei tipici lampioni e l’addobbo delle vie del paese, in occasione della festività del santo, vengono interrotti, per essere rilanciati dalla Pro Loco che abbina i lampioni alla degustazione del tipico Cuturusciu.


Lu Cuturusciu


Da qualche anno alla Festa dei Lampioni è stata associata la promozione di un prodotto locale le cui origini si perdono nel tempo, lu cuturusciu, un tarallo morbido condito con olio e pepe che è stato inserito nell’elenco nazionale dei prodotti tipici tradizionali (PAT, n. 149 Regione Puglia). Lu cuturusciu veniva realizzato dalle donne calimeresi recuperando la pasta che restava attaccata alle pareti della madia. Insufficienti per costituire una panetto ma abbastanza preziosi per non essere gettati via, questi “scarti” di lavorazione, destinati ad indurire leggermente sulla superficie interna della madia, venivano abilmente reimpastati con un filo d’olio in più, un pò d’acqua per ammorbidire, sale grosso e pepe per insaporire. Dritti in forno in attesa di essere gustati. L’antica e umile tradizione è traccia storica indelebile di tempi in cui era necessario utilizzare al meglio tutte le risorse alimentari disponibili. Un prodotto semplice che Calimera sta cercando di preservare, che riempie le strade delle feste di giugno, quella dei Lampioni e di San Luigi Gonzaga, di quell’aroma che colma ogni spazio, che attiva tutte le papille gustative per prepararle al lieto evento, mangiarlo!


San Luigi, la statua di Calimera


Opera del maestro cartapestaio leccese Achille De Lucrezi, risalente ai primi del Novecento, la statua di San Luigi Gonzaga conservata a Calimera si differenzia notevolmente dalla figura tradizionale del santo. Restituita nella sua bellezza alla comunità calimerese in occasione della festa di San Luigi del 2015, grazie alle cure della dottoressa Mariana Cerfeda, la statua venne costruita grazie alla volontà delle tabacchine calimeresi che si prodigarono nella raccolta fondi. Il parroco don Cesario Gabrieli all’epoca della conclusione dei lavori del cartapestaio, scrisse: «Il teschio ai piedi, il rosario a’ fianchi, il giglio e il crocefisso nella mano, l’occhio al cielo, questo San Luigi vero, vivo, semplice, armonico, bello ci fa credere in Dio, ce lo fa amare». In questa statua, giunta a noi priva del teschio, arte e fede glorificano pienamente San Luigi.


Progetto LAMPU!LAMPU!


È un progetto del Comune di Calimera, in partenariato con Pro Loco Calimera, APS Radici Urbane, Associazione Borghi Autentici d’Italia e GAL Isola Salento, realizzato ai sensi del bando ANCI “Giovani RiGenerAzioni Creative” finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale a valere sul “Fondo Politiche Giovanili”.


Il progetto è finalizzato alla rigenerazione urbana dei luoghi attraverso la partecipazione dei giovani e, più in generale, della comunità locale e trova il suo fulcro nel lampione: luminaria unica anche a livello nazionale, utilizzata per la creazione di suggestive scenografie durante la festa di S. Luigi, che ora si propone come punto di incontro tra tradizione e innovazione.


Gli stabili interessati sono l’ex Mercato Coperto sito nella Zona 167 e la Casa della Memoria, collocata all’interno dei giardini pubblici. Si tratta di luoghi completamente abbandonati che avranno la possibilità di avere nuova vita grazie allo scambio di idee, al confronto e alla creatività, in particolare delle nuove generazioni. Saranno contenitori di attività e percorsi formativi sul design, nei quali i giovani stessi avranno la possibilità di sperimentare le proprie attitudini e i propri talenti con il fine ultimo di favorire una crescita professionale, in modo da poter competere nel mondo del lavoro e lasciare un segno tangibile nella comunità a cui appartengono.


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Disconnettersi per vivere l’autenticità: torna Audaus OffLine

A Gagliano del Capo tante novità per il progetto esperienziale ideato da Silvio Ippati, che trasforma l’incontro con l’arte in un percorso sensoriale partecipativo, lontano dal caos digitale e vicino all’essenza delle relazioni umane

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Disconnettersi per riconnettersi a se stessi e agli altri. Il 27 e 28 dicembre 2025, il Chiostrodella Biblioteca Comunale, Vincenzo Ciardo, di Gagliano del Capo ospiterà la quarta edizione di Audaus OffLine, il progetto esperienziale ideato dall’artista e designer Silvio Ippati, che trasforma l’incontro con l’arte in un percorso sensoriale partecipativo, lontano dal caos digitale e vicino all’essenza delle relazioni umane.

Come da tradizione, per accedere all’evento sarà richiesto un gesto semplice e simbolico:
lasciare il proprio telefono all’ingresso. Da qui il nome OffLine, un luogo temporaneo in
cui il digitale si spegne per lasciare spazio all’autenticità dell’esperienza da vivere.
Realizzato in collaborazione con il Comune di Gagliano del Capo, il progetto è curato da
Audaus Design & Hospitality con il project management di Elena Emi Gilardi.

Un percorso che evolve: arte, territorio e partecipazione


Dopo il successo della tappa di Tricase, OffLine arricchisce ulteriormente la sua forma.
Anche in questa edizione, Ippati guiderà i visitatori attraverso la mostra delle sue opere
realizzate con la china su legno, in un allestimento che racconta l’evoluzione del suo stile: un linguaggio accessibile e intimo, capace di dialogare con gli spazi storici del Chiostro.
L’artista, inoltre, si esibirà in una nuova sessione di live drawing, durante la quale i
partecipanti potranno osservare da vicino il processo creativo e dialogare con lui.
OffLine non è una semplice mostra: è un ambiente in cui le persone diventano parte attiva dell’esperienza. In ogni edizione, Ippati coinvolge di volta in volta diversi creativi ospiti capaci di ampliare le dimensioni espressive del progetto, offrendo nuove prospettive e stimoli sensoriali.

Le novità della quarta edizione

Questa tappa introduce elementi completamente nuovi:

● la mini-mostra fotografica di Jackson Casagrande, fotografo di eccezione
specializzato nella fotografia istantanea per la restituzione di opere uniche, che
presenterà una selezione di scatti artistici e architettonici dedicati al centro storico di
Gagliano del Capo.
Le immagini realizzate appositamente per OffLine, saranno donate al Comune al
termine dell’evento;
● face painting creativo, grazie alla presenza dell’artista poliedrico Lorenzo Sparascio
che realizzerà dettagli creativi sul volto dei partecipanti che lo desiderano;
● Premio Castel di Salve: i visitatori potranno cimentarsi nel disegno su legno
all’interno dell’area partecipativa. Le opere realizzate concorreranno all’assegnazione
di un premio speciale messo in palio da Castel di Salve.
A conclusione dell’evento, inoltre, ogni partecipante potrà portare con sé un ricordo concreto dell’esperienza: una Polaroid personalizzata, simbolo di un momento vissuto a pieno, senza schermi.

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I fratelli Mancuso e La Foresta chiudono “Ogni altro suono”

A Kora – Centro del Contemporaneo, di Castrignano de’ Greci, si chiude la rassegna di arte e musica organizzata da Ramdom con la direzione artistica di Donato Epiro

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Sabato 20, a Kora – Centro del Contemporaneo, si chiude il viaggio di Ogni Altro Suono, la rassegna di arte e musica organizzata da Ramdom con la direzione artistica di Donato Epiro.
Un percorso che, appuntamento dopo appuntamento, ha portato sul palco voci, sperimentazioni e geografie sonore diverse, costruendo una comunità attenta e curiosa. Per l’ultimo incontro, la scena sarà affidata ai Fratelli Mancuso e a Riccardo La Foresta, due approcci differenti ma complementari che sigilleranno questa edizione con un dialogo musicale inedito e profondamente evocativo.

Riccardo La Foresta è un percussionista e sound artist la cui produzione degli ultimi anni ha rivelato una varietà di pratiche differenti legate al suono. Dal 2015 si dedica allo sviluppo del Drummophone, uno strumento aerofono ricavato dal tamburo capace di creare melodie ancestrali e armonie microtonali, mettendo in discussione il ruolo del tamburo come strumento percussivo.

Allo stesso tempo, crea performance site-specific, sculture sonore ed installazioni senza limitare il suo lavoro alle percussioni. Ha suonato musica sperimentale e presentando installazioni sonore in festival come: Unsound, CTM (Berghain), Terraforma, Sonica, OSA, Skanu Mesz, Sacrum Profanum, LisboaSoa, LOST, Robot, AngelicA, Tempo Reale, La Digestion e Romaeuropa tra gli altri.

La Foresta è stato artista di Shape Platform nel 2021. Parallelamente, cura un programma di residenze artistiche presso il Centro Musica di Modena.

Riccardo La Foresta presenta un nuovo set per Drummophone. Da un tamburo a cornice affiorano melodie, arpeggi e voci sommerse. Una musica fragile che spinge i limiti del corpo attraverso l’uso estensivo di respirazione circolare.

E ancora, a completare il mosaico di Ogni Altro Suono, i Fratelli Mancuso. Nelle voci intense e riconoscibilissime di Enzo e Lorenzo risuona il respiro profondo della Sicilia, con le sue stratificazioni culturali, le sue ferite antiche e la sua inesauribile creatività. Dai loro timbri arcaici e modernissimi insieme riaffiora una terra che non smette di generare racconti e memoria. 

Polistrumentisti e compositori, Enzo e Lorenzo Mancuso sono protagonisti di un percorso artistico che ha trasformato la tradizione in un linguaggio personale ed essenziale. Emigrati negli anni Settanta a Londra, lavorano in fabbrica per quasi un decennio prima di affermarsi sulla scena musicale europea con il loro primo album, Nesci Maria (1986). Da allora intrecciano musica, teatro e cinema: collaborano stabilmente con Emma Dante – ottenendo, per Via Castellana Bandiera, candidature al Globo d’Oro e al Nastro d’Argento per la migliore colonna sonora – e firmano musiche per Marco Martinelli, Roberto Andò, Pasquale Scimeca, Leandro Picarella, Victoria Musci e altri registi. Tra i riconoscimenti ricevuti figurano il Premio Lo Straniero e il Premio SoundTrack Stars alla 70ª Mostra del Cinema di Venezia.

Autori di dischi fondamentali come Sutera, Cantu, Requiem e Manzamà – quest’ultimo insignito della Targa Tenco per il migliore disco in dialetto e del Premio Nazionale Città di Loano per la musica tradizionale – hanno condiviso il loro percorso con musicisti quali Franco Battiato, Marco Betta, German Diaz, Ferruccio Spinetti, Giovanni Sollima e molti altri. Continuano a portare nel mondo nuove creazioni: colonne sonore, libri d’arte, concerti, performance. Nel 2024 presentano il loro terzo libro-leporello, Cumu è sula la strata, con disegni di Mimmo Paladino. In equilibrio costante tra poesia e canto, tra memoria arcaica e inquietudini contemporanee, i Fratelli Mancuso rinnovano in ogni opera un antico grido di umanità. Attraverso i loro versi e le loro armonie polivocali, le vicende del nostro tempo trovano un luogo di ascolto, di compassione e di resistenza civile.

Il concerto di sabato 20 affida alla nudità della voce e a una scelta attenta degli strumenti il compito di guidare il pubblico attraverso le tappe più significative del percorso umano e musicale dei Fratelli Mancuso. Canzoni, canti sacri a cappella, narrazioni, poesia, insieme formano l’ordito di una trama dove musica e vita si intrecciano in una armonica figura di espressività e passione. Teatro di questo viaggio, oggi come in passato, è la Sicilia, bussola della loro ricerca continua e ponte tra le opposte sponde del mare Mediterraneo, da cui lanciare lo sguardo su affinità e accordi di poesia e di musica.

Ancora una volta l’isola, l’intima isola, incandescente come un meteorite caduto sul cuore; anche quando lontana fa tremare la voce, si fa sussurrare e gridare e cantare, nelle mille e mille modulazioni di accenti, cadenze, melismi: un alfabeto che risuona e di volta in volta si fa memoria. Si percorrono i suoi sentieri attraversando, con il canto, paesi e lingue: siciliano, arabo, spagnolo, latino, greco, la lingua immaginata dei migranti in viaggio sul Canale di Sicilia, con l’anima sospesa su un barcone, come sul ciglio di un nero precipizio, nella ormai quotidiana lotta della vita contro la morte.

Enzo Mancuso: canto, chitarra. Saz baglama , saz divan, ghironda, violino, sipsy.

Lorenzo Mancuso: canto, chitarra. Harmonuim, percussioni

Ogni Altro Suono, diretta da Donato Epiro e prodotta da Ramdom con il sostegno del Ministero

della Cultura – FNSV, si conferma così come un progetto multidisciplinare di concerti, residenze e performance, un luogo d’incontro di suoni, linguaggi e identità differenti.

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Carnevale Corsano e Capo di Leuca: i temi scelti dai gruppi in gara

Le sfilate della 42esima edizione si svolgeranno nei grandi viali della zona industriale cittadina nelle giornate dell’8, del 15 e del 17 febbraio prossimi

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Quattro storiche scuole di carristi, centinaia di volontari, quintali di carta, ferro, colla e colori, un’infinita immaginazione.
Sono questi i primi numeri della 42ma edizione del «Carnevale di Corsano e del Capo di Leuca», la cui macchina organizzativa si è messa in moto nelle scorse settimane, con i cartapestai che stanno lavorando a pieno ritmo all’interno dei capannoni della zona industriale di Corsano (Lecce).

A contendersi l’ambito trofeo messo in palio dalla Pro Loco presieduta da Salvo Bleve saranno quattro gruppi. Le sfilate si svolgeranno nei grandi viali della zona industriale cittadina nelle giornate dell’8, del 15 e del 17 febbraio prossimi.
I nomi dei carri in gara ancora non vengono svelati, intanto trapelano le tematiche affrontate, in quello che viene definito “il più bel Carnevale del Salento”, dove la maestosità delle opere fa competere a pieno titolo questa kermesse con altri carnevali storici pugliesi e non solo.

Il gruppo “Quelli che il Macello” di Corsano, guidato dal capocarrista Carlo Morrone, si presenterà con una squadra ampliata e una costruzione ancora più grande rispetto a quella che ha concorso l’anno passato, proponendo come soggetto il vaso di pandora con fiamme che si aprono e chiudono. Dal vaso usciranno i mali come l’indifferenza, la sofferenza, la malattia e la morte, ma anche la speranza.

Il gruppo “Picca ma boni” di Patù, capitanato dai capicarristi Francesco De Nuccio e Sergio Abaterusso, punta sul coinvolgimento dei giovani e presenterà la magia del Carnevale ambientata a Venezia, città delle maschere per eccellenza, dove un gondoliere accompagna un bambino che fotografa le meraviglie su un ponte. Il messaggio lanciato è quello di voler insegnare lo spirito costruttivo del Carnevale, ricco di fantasia, dove i ragazzi raccolgono il testimone dai più grandi per continuare questa meravigliosa avventura.

Il gruppo “Mare di guai”, coordinato dal capocarrista Marco Chiarello, affronterà il tema della stessa festa del Carnevale, interpretandola e leggendola come un vettore per il divertimento, approfondendo proprio sui preparativi necessari a sviluppare un grande avvenimento, accostando una riflessione su ciò che resta al termine dell’evento.
Il gruppo “Mir”, diretto dal capocarrista Roberto Buccarello, si presenterà con una giostra dove i principali protagonisti saranno i bambini, liberi di divertirsi nel pieno spirito del Carnevale. Non mancheranno gli elementi ironici e la satira, con due figure politiche che verranno rappresentate come i mali e i simboli di una situazione da “Paese dei balocchi”.

In questi giorni i volontari cartapestai sono impegnati giorno e notte per l’allestimento delle gigantesche strutture. Lo fanno all’interno dei capannoni comunali messi a disposizione dell’amministrazione comunale, che quest’anno ha stanziato circa 13mila euro per alcuni lavori di adeguamento delle strutture.

«Il Carnevale di Corsano e del Capo di Leuca rappresenta oggi una delle espressioni più vive e significative della nostra comunità – le parole del sindaco Francesco Caracciolo – negli anni questa manifestazione ha superato i confini locali, assumendo una dimensione territoriale più ampia e diventando un appuntamento riconosciuto e atteso in tutto il Capo di Leuca. Un ruolo centrale in questo percorso è svolto dai nostri carristi – sottolinea – donne e uomini che, con dedizione, creatività e una straordinaria abilità artigianale, danno vita ai meravigliosi carri in cartapesta che ogni anno emozionano cittadini e visitatori. Il loro lavoro non è soltanto espressione artistica, ma un vero patrimonio culturale che valorizza tradizioni e saperi che meritano di essere custoditi e tramandati. Come Amministrazione – evidenzia – abbiamo sempre creduto in questo progetto e abbiamo investito energie e risorse per sostenere chi, con passione e sacrificio, si impegna nella realizzazione di opere che sono autentici capolavori. Lo sforzo compiuto è il segno concreto della nostra volontà di accompagnare e far crescere un evento che, oltre a unire e divertire, racconta la storia, l’identità e l’ingegno del nostro territorio. Il Carnevale di Corsano è una festa della comunità, costruita dalla comunità. Sarà sempre nostro impegno – assicura – continuare a valorizzarla e sostenerla, perché rappresenta ciò che siamo e ciò che vogliamo promuovere ben oltre i confini del nostro paese»


«Dall’anno scorso il Carnevale è scresciuto e ora vogliamo che ognuna delle quattro scuole di cartapesta abbia i suoi spazi – spiega l’assessore alla cultura Paola Orlando – abbiamo demolito un muro ad un capannone della zona industriale creando un ingresso con il montaggio di un grande cancello. Abbiamo valutato positivamente l’impegno della Pro Loco a voler proseguire la manifestazione nei grandi spazi della zona industriale e abbiamo dato ascolto ai carristi per non ridurre la maestosità dei carri che verranno presentati in gara. Speriamo di entrare nel circuito dei carnevali storici – è il suo auspicio – vogliamo crescere e partiamo dalla grande volontà dimostrata da tutti. Sono orgogliosa per l’amore e la passione che si percepiscono – conclude – e che rinforzano lo spirito di comunità».

«Dopo la straordinaria prova dello scorso anno, in cui sperimentammo il percorso nella sona industriale – è l’intervento del presidente della Pro Loco, Salvo Bleve – siamo impegnati a pieno regime nella preparazione di uno degli eventi di maggiore attrazione in Puglia, capace di richiamare sul nostro territorio migliaia di visitatori. Certamente lo sforzo organizzativo è enorme – aggiunge – ma grazie all’impegno dell’intero direttivo della Pro Loco e dei tantissimi soci volontari che mi onoro di rappresentare – rimarca – puntiamo ad ampliare ancora di più gli orizzonti, cercando di coinvolgere le nuove generazioni in un progetto straordinario».

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