Attualità
La fine di un impero
INTERVISTA IN ESCLUSIVA. Adelchi Sergio: “Senza esserne messo al corrente autorizzai la Deutsche Bank ad investimenti ad alto rischio, finendo col perdere fino a 9 milioni di euro. Ciò che mi fa rabbia è che, chi doveva vigilare, Banca d’Italia e Consob, non ha fatto il suo dovere”
Nell’anno in cui “il Gallo” fa cifra tonda (20 anni), ci piace ripercorrere insieme ai protagonisti di questi 5 lustri la storia recente del Salento, svelando retroscena e raccontando da dietro le quinte gli avvenimenti più importanti.
Tra questi protagonisti entra di diritto Adelchi Sergio, che ha fortemente caratterizzato il ventennio del sud est della penisola salentina: agli albori del nuovo millennio le voci più importanti dell’intero pil (prodotto interno lordo) della provincia di Lecce erano proprio quella del Calzaturificio Adelchi, insieme a quella della Filanto, facente capo al parente-rivale Filograna.
L’Adelchi è stato un autentico colosso della produzione arrivando, negli anni d’oro, a contare più di duemila dipendenti ed a fatturare oltre 400 milioni di euro in un anno. A margine, ma fino ad un certo punto, prese anche le redini della squadra di calcio del Tricase portandola, altro evento storico, peraltro irripetibile, fino all’allora Serie C. Poi la stramaledetta crisi, la indispensabile esternalizzazione di parte della produzione e infine il colpo che ha affossato un impero.
Quasi si scacciasse un groppo dalla gola è lo stesso Adelchi, con la sua caratteristica voce roca, a raccontarlo. Non prima però di aver inquadrato il periodo storico e aver ripercorso una parte del suo cammino di imprenditore: “La crisi del nostro settore è iniziata ben prima di quella riconosciuta oggi come la grande recessione del nuovo millennio. Già negli anni ’90, dopo la caduta del Muro di Berlino del 1989, si stava delineando un quadro a tinte fosche con la competizione dei Paesi asiatici che, grazie ad un costo del lavoro assai più basso del nostro, ci stava mettendo all’angolo. La nostra azienda”, sottolinea l’ex imprenditore, “è stata una delle prime a reagire, mantenendo l’occupazione in Italia ma avvalendosi anche della produzione in altri Paesi per abbassare i costi. E così abbiamo aperto la strada per Albania, Romania, Bangladesh, India, ecc. La Nuova Adelchi ha retto le sue fortune anche grazie a questa sinergia, che ci consentiva di restare competitivi sul mercato. Col passare del tempo, però, i Paesi dove abbiamo esportato le nostre conoscenze, si sono attrezzati per realizzare l’intero prodotto e non più solo delle componenti e sempre mantenendo un costo molto più basso del nostro. A quel punto ci rimaneva solo una strada da percorrere”, spiega, “quella di una trasformazione, passando dalla realizzazione di un prodotto economico a quella di una calzatura da inserire nella fascia di mercato medio alta. Questo comportava ingenti investimenti, dalla ricerca fino alla ricollocazione sul mercato e, naturalmente, richiedeva tempo. Il processo di trasformazione lo avevamo avviato, lanciando anche il marchio “Secundo” e, probabilmente, l’impresa sarebbe stata fattibile, se non fossi diventato una vittima antesignana delle banche”.
“Banca d’Italia e Consob che ci sono a fare?”
Adelchi sputa il rospo dando l’impressione di liberarsi di un peso: “Nel 2002, in buona fede, firmai dei moduli della Deutsche Bank, sottoscrivendo quelli che oggi tutti riconosciamo come “swap”, messi ad arte insieme ad altre carte da firmare per il proseguimento del normale rapporto dell’azienda con l’Istituto Bancario. In pratica senza esserne messo al corrente autorizzai la Deutsche Bank ad investimenti ad alto rischio, finendo col perdere cifre enormi. In seguito alle mie rimostranze e alle relative denunce, dovetti alla fine accettare una transazione. Non ero nelle condizioni di attendere la conclusione dell’intera vicenda perchè dovevo quotidianamente fare i conti con interessi che galoppavano e che l’azienda non poteva più sostenere.
Il mio fu un tentativo estremo di salvare l’impresa. Quello che ancora oggi mi fa rabbia è che, chi doveva vigilare, mi riferisco a Banca d’Italia e Consob, non ha fatto il suo dovere neanche dopo le mie denunce, lasciandomi in balia di quei lestofanti. Tutta questa storia (“tra swap e fior di professionisti pagati per capire che fine avevano fatto quei soldi”) alla fine mi è costata una cifra compresa tra i 5 e i 6 milioni di euro e proprio in un momento delicato, quello della trasformazione della produzione di cui si parlava prima in cui più c’era bisogno di liquidità. Quella perdita mi è costata una classificazione di cliente a rischio, non affidabile, che ha portato le banche a non sostenere più l’azienda…”. Qui, Adelchi, quasi fosse un consumato attore, si esibisce in una lunga pausa, condita dall’espressione inconsolabile del viso che lascia ben comprendere all’interlocutore il suo stato d’animo ancora intriso di rabbia e malaccetta rassegnazione. Dopo un lungo religioso silenzio che sa tanto di requiem per ciò che oggi non c’è più, quasi a volersi dare uno scossone aggiunge: “Sono comunque orgoglioso di quello che ho fatto; soprattutto sono felice di aver dato l’opportunità di lavorare a tante persone, favorendo lo sviluppo di Tricase e di tutta la zona”.
Altro aspetto che pare ancora provocargli dolore è quello delle vicende giudiziarie che periodicamente lo hanno coinvolto. In più occasioni, ad esempio, è stato accusato di depistare i fondi ottenuti con la famosa “488”. “Hanno cercato di affondarmi in tanti modi. Dicevano che i soldi della 488 li destinavo ad altre cose, mentre invece sono stato forse l’unico imprenditore ad aver messo a bilancio tutti i finanziamenti ricevuti..”
“Da lì non passo più”
Proprio quegli immobili che hanno anche fatto da cornice agli anni d’oro dell’Adelchi, oggi sono all’asta fallimentare. La prima gara è andata deserta: lei ha aggiornamenti? “Non so nulla”, si incupisce, “io di lì non ci passo più dal marzo 2009, non ce la faccio, sto troppo male”.
Abbiamo anche chiesto ad Adelchi cosa ne pensasse dell’idea del sindaco Antonio Coppola di utilizzare quegli edifici per la produzione di sigari e rhum. La risposta e stata eloquente: un lungo silenzio, accompagnato da un’espressione di sorpresa. Poi aggiunge: “Magari si trovasse una destinazione d’uso utile al paese!”.
Altra vicenda giudiziaria che ha coinvolto Adelchi e il suo gruppo è quella relativa al tragico incidente che è costato la vita a Lisa Paola Picozzi, ingegnere 31enne, responsabile della progettazione di impianti fotovoltaici di tipo residenziale e industriale, deceduta in seguito ad una caduta dal tetto della Selcom nel settembre 2010. “Sotto l’aspetto umano ho provato dolore quasi fosse stata una mia figlia. Detto questo, però, non condivido la condanna in primo grado del sottoscritto (2 anni) e di mio figlio Luca (un anno in qualità di amministratore della società). È stato un incidente, un tragico incidente, ma non è certo stata colpa nostra… Ai miei dipendenti all’estero ho sempre provveduto a sottoscrivere un’assicurazione sia in Italia che nel Paese di permanenza perché il rischio sul lavoro c’è sempre… Ecco, non capisco perché io e mio figlio siamo stati condannati, mentre il suo datore di lavoro no. Vedremo nei prossimi gradi di giudizio cosa accadrà”.
“Pensionato a 700 euro”
Oggi l’ex imprenditore ha appena compiuto settantuno anni e, come lui stesso sottolinea, è “un pensionato che dopo quasi 60 anni di lavoro percepisce appena 700 euro al mese!”. Recependo il nostro sguardo stranito, in seguito alla sua affermazione, Adelchi precisa: “Ho sempre e solo pensato all’azienda, senza preoccuparmi di costruire una pensione integrativa. Anzi, dopo i fattacci con la Deutsche Bank, mi sono ipotecato anche il letto in cui dormo (testuale, NdA)! Ho perso tutto, anche la casa di Tricase che ho ipotecato per coprire gli ultimi due milioni di euro di ammanco: è in vendita e sarà difficile anche piazzarla. Oggi vivo a Specchia in una abitazione più a misura d’uomo ed assai meno dispendiosa”. Poi, onde evitare compassionevoli fraintendimenti, aggiunge: “La cosa non mi pesa. Si può anche passare dalle stelle alle stalle ed essere ugualmente felici: sono in salute ed il piatto di pasta in tavola non manca mai”.
Una vita dedicata all’impresa e all’espansione della sua azienda, coinvolgendo la famiglia ed avendo sempre al suo fianco i figli. Oggi, però, i rapporti sembrano ai minimi termini. Adelchi accetta di parlarne: “È un po’ quello che è accaduto negli anni ’80, quando mi allontanai da mio zio (Antonio Filograna) per iniziare a camminare con le mie gambe. Non si può pretendere di avere la stessa frequenza d’onda di chi appartiene ad un’altra generazione e si entra naturalmente in conflitto. Ho messo a disposizione la mia esperienza e le mie capacità fino a quando ho potuto, poi ho tagliato il cordone ombelicale perché era giusto che cominciassero a pedalare da soli, senza un Adelchi che facesse da parafulmine. Il distacco, è ovvio, mi provoca dolore, ma d’altra parte dormo sonni tranquilli, perché sono certo che fosse la cosa giusta da fare”.
Rimpianti per qualcosa che poteva essere e non è stata? “L’unico rimpianto è logistico. Essere nel nostro maledetto/benedetto sud ci ha penalizzato e crescere nella nostra terra è storicamente difficile per tanti motivi”.
Ci sono stati anni in cui è stata paventata la sua candidatura a sindaco di Tricase, cosa c’è di vero? “Nulla! Mai neanche andato vicino, anche perché”, ci scherza su, “avrei imposto a tutti di essere al Comune dalle 3 di notte alle sette, perché poi il mio posto era in azienda”. Poi torna serio: “Mai stato legato ad alcun carro, il che è sicuramente stato un bene per molti versi ma mi ha anche danneggiato per altri. Ho sempre fatto “casa e puteca”, dedicando tutti i miei sforzi al calzaturificio”.
Un fantasma chiamato politica
Immaginabile per il Salento un ritorno alla manodopera ed ai grandi opifici? “No. E non solo per motivi economici o per il cambiamento degli scenari internazionali. I nostri giovani sono molto intelligenti, studiano e, giustamente, sognano un futuro diverso. Come dicevamo prima, la strada, eventualmente, non è quella della quantità ma quella della qualità. In tal senso permettetemi di complimentarmi con mio figlio maggiore (Antonio Sergio Filograna), capace di costruirsi un’azienda di nicchia che produce per grandi firme, da Ferragamo a Christian Dior, ecc.”. Nella fase di passaggio ad un mercato medio alto è mancato un coordinamento pubblico, una task force che incanalasse nella giusta direzione le singole iniziative, moltiplicandone l’impatto per territorio ed imprese. Come ama ripetere l’imprenditore di Nardò, Luciano Barbetta, ideatore della scuola di alta formazione del sistema moda salentino, “un fantasma chiamato politica”.
Giuseppe Cerfeda
Alessano
SS 275 da Tricase a Leuca, tutto pronto
La Giunta regionale ha rilasciato l’autorizzazione paesaggistica necessaria per il secondo lotto dell’opera, ponendo così le basi per la conclusione dell’intero procedimento tecnico-amministrativo…
di Lorenzo Zito
Dopo anni di stop, ricorsi e revisioni progettuali, la Maglie–Leuca comincia ad assumere contorni reali: con l’autorizzazione paesaggistica del 22 ottobre e la chiusura della Conferenza dei servizi il 4 novembre, il progetto del secondo lotto è pronto per la gara d’appalto.
L’iter per il completamento della Statale 275 Maglie–Leuca compie, dunque, un passo decisivo.
Lo scorso 22 ottobre la Giunta regionale ha rilasciato l’autorizzazione paesaggistica necessaria per il secondo lotto dell’opera, ponendo così le basi per la conclusione dell’intero procedimento tecnico-amministrativo.
L’atto, corredato da alcune prescrizioni, consente di procedere verso l’approvazione del Progetto di fattibilità tecnico-economica (Pfte), che sarà formalmente ratificata a chiusura della Conferenza dei servizi il 4 novembre, sotto la guida del commissario straordinario Vincenzo Marzi.
Il via libera paesaggistico rappresenta il tassello che mancava per chiudere un percorso lungo e complesso. Dopo anni di sospensioni, ricorsi e revisioni progettuali, il secondo lotto della Statale 275, quello compreso tra la zona industriale di Tricase e Santa Maria di Leuca, può dunque imboccare la strada dell’approvazione definitiva.
La firma del commissario, attesa al termine della Conferenza, segnerà il passaggio conclusivo della fase preliminare e consentirà ad Anas di predisporre il bando di gara per l’affidamento dei lavori.
Il progetto del secondo lotto è stato corredato da tutte le valutazioni ambientali e paesaggistiche previste dalla normativa.
La Valutazione d’impatto ambientale è stata rilasciata il 17 agosto, e il successivo via libera paesaggistico del 22 ottobre ha completato il quadro delle autorizzazioni, sbloccando un procedimento rimasto fermo per oltre un decennio.
Dopo l’annullamento in autotutela da parte di Anas (nel 2016) della precedente gara (indetta nel 2009), furono prese in considerazione tre possibili alternative.
Scartate le prime due (dette Alternativa Est e Alternativa Ovest, con riferimento al lato da cui circumnavigare Tricase), fu scelta la cosiddetta Alternativa 3, descritta dagli studi come quella con performance migliori dal punto di vista ambientale e funzionale, nonché per la sostenibilità dell’opera.
Va ricordato, inoltre, come il progetto inizialmente proposto da Anas prevedesse una statale a due corsie per senso di marcia (quindi quattro corsie) da Maglie sino a Leuca. Soluzione che è stata conservata per il solo lotto nord e scartata per quello a sud, non solo per ridurne l’impatto ambientale ma anche per rispondere adeguatamente alla vera priorità dell’opera in questo tratto: portare il traffico verso il Capo di Leuca fuori dai centri abitati di Montesano Salentino, Lucugnano, Alessano, Montesardo e Gagliano del Capo, tutt’oggi tagliati in due dalla SS275.
Ultimo (ma non ultimo) l’elemento rifiuti: il nuovo progetto toglie Anas dall’imbarazzo delle discariche abusive emerse lungo il vecchio percorso tra Alessano e Tricase.
La scelta di allontanarsi da quelle aree ha un duplice effetto: da un lato scongiura il rischio di un sequestro dell’opera da parte della magistratura, dall’altro ha del tutto distolto i riflettori dal tema bonifica.
Il valore complessivo dell’intervento ammonta a 257 milioni di euro, risorse già stanziate nell’ambito dell’Accordo di Coesione.
Il nuovo tracciato interesserà i comuni di Montesano Salentino, Miggiano, Specchia, Tricase, Tiggiano, Alessano, Gagliano del Capo e Castrignano del Capo, con opere di adeguamento della sede stradale e interventi di messa in sicurezza.
Il progetto punta a migliorare la fluidità della circolazione e la connessione tra l’entroterra e la fascia costiera, sostenendo al tempo stesso i flussi turistici e lo sviluppo economico del basso Salento.
Il nuovo tragitto lungo circa 19 chilometri che, secondo le previsioni, dal giorno in cui verrà cantierizzato (non prima di un anno e mezzo/due), richiederà circa 1.350 giorni per essere portato a termine (poco più di 3 anni e mezzo).
Per una spesa, riferita ai soli lavori, di 140 milioni di euro.
Una lingua d’asfalto con una carreggiata a due corsie, una per senso di marcia, costituita per il 71% circa da tratti in rilevato, per il 24,5% da tratti in trincea e, per restante parte, da opere in sottopasso (3,5%) e in sovrappasso con viadotti e ponti (0,4%).
22 curve, 28 rettifili, 9 intersezioni e 6 immissioni/diversioni per un percorso tecnicamente suddiviso in cinque tratti (che, come sta accadendo col primo lotto, non saranno realizzati all’unisono, ma con cantierizzazioni indipendenti, uno dopo l’altro).
LA SVOLTA
L’iter ha conosciuto una svolta nell’estate 2025, quando due sentenze gemelle del Consiglio di Stato hanno chiarito definitivamente le questioni contenziose che bloccavano la procedura.
Da quel momento, Anas e il commissario straordinario hanno potuto riprendere l’istruttoria e aggiornare gli elaborati progettuali alle più recenti disposizioni del Codice degli appalti, in vigore dal 2016 e successivamente modificato.
In parallelo sono stati rivisti i parametri economici, adeguati ai costi aggiornati tra il 2019 e il 2023.
Il cronoprogramma aggiornato prevede che, una volta approvato il progetto di fattibilità, Anas bandisca la gara entro il 2026.
L’avvio dei cantieri del secondo lotto potrebbe quindi avvenire tra la fine del 2026 e i primi mesi del 2027, nella migliore delle ipotesi.
L’obiettivo è affiancare l’intervento già in corso sul primo lotto, quello tra Maglie e l’area industriale di Tricase, inaugurato un anno e mezzo fa e attualmente in fase di realizzazione.
Con l’autorizzazione paesaggistica dello scorso 22 ottobre e la chiusura imminente della Conferenza dei servizi il 4 novembre, la Statale 275 torna dunque al centro dell’agenda infrastrutturale del Salento.
Dopo anni di attese, ricorsi e stop burocratici, il completamento dell’arteria che unisce l’entroterra leccese a Santa Maria di Leuca si avvicina a un punto di svolta: la prospettiva, finalmente concreta, di un’opera strategica per la sicurezza, la mobilità e lo sviluppo del territorio.
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Attualità
Architetture fortificate, c’è una corsanese nel team vincitore
Grazia Chiarello fa parte dei cinque neoarchitetti del Politecnico di Bari che si sono aggiudicato il primo premio nazionale
Successo e Pprimo premio nazionale per cinque neoarchitetti del Politecnico di Bari.
Tra loro anche Grazia Chiarello di Corsano (nella foto in alto, la terza da sinistra).
La loro tesi di laurea, dedicata alla conservazione, restauro e valorizzazione del Castello Svevo-aragonese di Brindisi è risultata vincitrice alla XXVIII edizione del Premio di laurea “Architetture Fortificate”
La Commissione del concorso, bandito dal prestigioso Istituto Italiano dei Castelli, organizzazione internazionale riconosciuta da Unesco, Consiglio d’Europa, Europa Nostra, ha misurato la “qualità” delle 24 proposte ammesse, pervenute da tutta Italia.
Il prestigioso riconoscimento è stato assegnato a Udine, presso l’università, in una apposita cerimonia ai laureati del Corso di Laurea Magistrale in Architettura
1° Premio. “Architetture fortificate in Terra d’Otranto. Il Castello Grande di Brindisi”
Il giudizio della Commissione: «La tesi, frutto di una efficace collaborazione di gruppo, parte da un’accurata e approfondita lettura del Castello Grande di Brindisi, con particolare attenzione alle trasformazioni formali e funzionali delle strutture, alla loro relazione con il contesto territoriale, alle tecniche costruttive e alle condizioni di conservazione del complesso a tutt’oggi proprietà della Marina Militare Italiana. Le ben delineate proposte progettuali sono coerenti con le premesse di studio e mirano al recupero dell’unitarietà del complesso e ad una fruizione ampliata di uno dei monumenti simbolo della memoria collettiva di Brindisi».
Tutte le tesi ammesse alla XXVIII edizione del concorso 2025 saranno citate sul sito ufficiale dell’Istituto Italiano dei Castelli (istitutoitalianocastelli.it)
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Appuntamenti
La Scuola di Paesaggio per le Comunità nel Parco Agricolo dei Paduli
“Costruire”, “Coltivare” e “Abitare” il paesaggio. Attorno a questi tre gesti fondativi, tra Botrugno e San Cassiano nasce la Scuola di Paesaggio per le Comunità nel Parco Agricolo dei Paduli. A novembre si avviano due dei suoi tre ambiti tematici: la “Scuola Naturale Terra dei Bambini” e la “Scuola Giardinieri – Custodi del Paesaggio”
Con la Scuola Naturale Terra dei Bambini e con La Scuola Giardinieri – Custodi del Paesaggio prende ufficialmente il via la Scuola di Paesaggio per le Comunità, una scuola popolare nata tra Botrugno e San Cassiano in provincia di Lecce per realizzare modelli di “cura” del patrimonio paesaggistico del Parco Agricolo dei Paduli attorno alle aree tematiche del “Costruire”, “Coltivare” e “Abitare” il paesaggio.
Declinata in tre ambiti (“Scuola Naturale Terra dei Bambini”, “Scuola Giardinieri – Custodi del Paesaggio” e “Scuola di Agritettura” – di prossima attivazione), la Scuola presenta i suoi percorsi formativi con un approccio multidisciplinare, con il coinvolgimento attivo di professionisti, organizzazioni e istituzioni locali, ma anche di partner sovralocali che permetteranno l’incontro tra il sapere locale e il sapere esperto, e con l’attivazione di azioni di cooperazione interterritoriale.
L’Obiettivo è formare alla pratica di alternative concrete per ripensare il paesaggio degradato del Parco Paduli, in seguito al disseccamento epocale del patrimonio arboreo derivante dal batterio Xylella fastidiosa e, di riflesso, reagire alla crisi dei tratti identitari e culturali che ne è scaturita.
La Scuola di Paesaggio per le Comunità è uno spazio condiviso di educazione, formazione e rigenerazione, dove il paesaggio è visto come oggetto e soggetto del processo educativo. Un’esperienza collettiva che intreccia educazione, ecologia e comunità, con l’obiettivo di ricostruire un nuovo patto tra persone e territori, in armonia con la natura e con la memoria dei luoghi.
Il paesaggio del Parco Agricolo Multifunzionale dei Paduli può essere ancora una volta un laboratorio a cielo aperto, in cui riprogrammare la relazione tra comunità e ambiente. La crisi ambientale ha inciso profondamente sulla produzione olivicola e sul suo indotto: oggi, la ricostituzione del paesaggio rurale diventa occasione per immaginare filiere innovative, diversificate e sostenibili, capaci di valorizzare il capitale umano locale e interterritoriale e di affrontare le sfide economiche, ambientali e sociali in un’ottica di inclusione e crescita sostenibile.
La Scuola nasce nell’ambito del progetto “Il Paesaggio che sono io”, iniziativa di rigenerazione culturale e sociale promossa dai Comuni di San Cassiano e Botrugno nell’ambito del Bando Borghi – Linea B, finanziato dal Ministero della Cultura – PNRR M1C3, Investimento 2.1 – Attrattività dei borghi storici.
Info: www.ilpaesaggiochesonoio.it
LA SCUOLA NATURALE “TERRA DEI BAMBINI”
La Scuola Naturale “Terra dei Bambini”, itinerante in cargo bike, è condotta dalla Cooperativa Sociale Magnolia
Coinvolge famiglie, scuole e comunità locali in un percorso educativo rivolto a bambini e bambine dai 12 ai 36 mesi (massimo dieci partecipanti).
L’obiettivo è promuovere un modello educativo innovativo, centrato sulla relazione tra bambino, natura e territorio, contribuendo alla rigenerazione culturale e sociale del Parco dei Paduli.
Attraverso il contatto quotidiano con la natura, il gioco libero e la manipolazione di materiali naturali, i bambini imparano a conoscere sé stessi, gli altri e il mondo, diventando custodi consapevoli del paesaggio che abitano.
Le attività si svolgeranno dal lunedì al venerdì (ore 8–13), con campo base presso l’Oratorio di San Cassiano e aule all’aperto nel Parco Agricolo dei Paduli, raggiunte quotidianamente in cargo bike.
Info e contatti: 3201921562 (Stefania); coop.magnolia21@gmail.com; https://ilpaesaggiochesonoio.it/naturale/
LA SCUOLA GIARDINIERI – CUSTODI DEL PAESAGGIO
Con la Lectio Magistralis del professor Fabio Caporali, pioniere dell’agroecologia in Italia, in programma sabato 22 novembre, presso il Palazzo Ducale di San Cassiano, prenderà il via la Scuola Giardinieri – Custodi del Paesaggio, condotta da Manes – Scuole Naturali, in collaborazione con IISS Egidio Lanoce di Maglie e con la partecipazione di Istituto comprensivo Botrugno Nociglia San Cassiano Supersano.
Il percorso formativo si svolgerà tra San Cassiano e Botrugno dal 21 novembre 2025 al 6 giugno 2026, con lezioni, esperienze outdoor e laboratori dedicati alla cura e alla rigenerazione del paesaggio.
La scuola mira a formare nuove figure professionali e sociali capaci di tutelare, rigenerare e valorizzare il patrimonio paesaggistico e naturale del territorio, attraverso un approccio multidisciplinare, partecipativo e inclusivo.
Due i profili formativi previsti: Il Giardiniere del Paesaggio, con competenze tecniche nella manutenzione, rigenerazione e valorizzazione ecologica degli spazi aperti; Il Custode del Paesaggio / Educatore Naturale, orientato alla progettazione di esperienze educative, intergenerazionali e inclusive legate alla natura e al paesaggio.
Il percorso prevede una prima fase comune dedicata agli strumenti di lettura del territorio e ai fondamenti del paesaggio culturale e ambientale, seguita da una seconda fase professionalizzante per la specializzazione nei due profili.
Il corpo docente comprende esperti e formatori di livello nazionale insieme a persone della comunità locale portatrici di saperi tradizionali, in un dialogo tra sapere scientifico e conoscenza locale. Tutti i percorsi sono gratuiti e aperti alla partecipazione della cittadinanza.
Info e iscrizioni (dal 21 novembre 2025 – 6 giugno 2026) 3495524003 (Sonia); info@scuolenaturali.it. Programma completo: su https://ilpaesaggiochesonoio.it/giardinieri-custodi-del-paesaggio/
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