Attualità
Sanità allo sbando. E i bambini?
«Vogliamo che i piccoli che soffrono siano curati». La denuncia dell’Associazione Cuore e mani aperte OdV, sempre in prima linea per il bene dei pazienti pediatrici
L’efficacia della cura passa dalle mani operative della sanità.
Un reparto ospedaliero senza personale medico è come una casa vuota.
Quando si parla di salute tutto dovrebbe essere semplice e improntato verso il pieno recupero della persona in ogni suo aspetto, sanitario e sociale.
Ancor più quando si parla della salute dei bambini bisognerebbe farlo camminando in punta di piedi con rispetto e senza rimarcare interessi e trame che ai bambini sono estranee.
In tutte queste circostanze ci si dovrebbe chiedere come e quanto la politica possa aiutare senza diventare mai un ostacolo.
L’articolo 32 della Costituzione recita testualmente: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”.
Come è possibile onorare il principio di tale diritto se interi ospedali vengono resi fantasmi di sé stessi, le promesse disattese e la popolazione abbandonata a sé stessa?
Oggi si sta arrivando a una sanità che non è la nostra.
In breve tempo potranno curarsi solo coloro che hanno le possibilità e questo andrebbe contro la nostra storia, contro tutto ciò per cui abbiamo tanto lottato.
Dove e per mano di chi la sanità è stata smantellata?
L’Associazione Cuore e mani aperte OdV ricorda come «nel 2018 l’Unità Operativa di Chirurgia Pediatrica, unica in tutto il Salento, venne trasferita dal Presidio Ospedaliero “Francesco Ferrari” di Casarano al “Vito Fazzi” di Lecce e ciò avvenne con grandi proclami, promesse e la presenza del Governatore della Regione, Michele Emiliano, per dare maggiore spessore a queste promesse. Questo passaggio costituiva una pietra miliare verso la costituzione del tanto agognato Polo Pediatrico salentino che a tuttora non si è ancora realizzato».
«Sono passati 5 anni da quel giorno», sottolineano, «eravamo felici e orgogliosi di poter far parte di quel cambiamento, di quello sguardo nuovo sul futuro. E invece cosa è successo? Che la bellissima carrozza si è tramutata in una zucca. Dapprima il direttore responsabile Carlo Rossi, volto storico di tante piccole vite ricondotte al futuro, è entrato in quiescenza e, a seguire, anche altri due dirigenti medici.
Ciononostante l’equipe medica del reparto ha trattato tutte le patologie di competenza di II livello e altre competenti alla chirurgia pediatrica di III livello, tra cui atresia dell’esofago, ernia diaframmatica neonatale e nei bambini più grandi e tutta la chirurgia neonatale riguardante le malformazioni del tratto gastroenterico, nonché tutte le patologie neoplastiche afferite al reparto, senza escludere patologie di natura urologica (ipospadia, stenosi del giunto pieloureterale e reflusso vescico-ureterale). Ha, inoltre, eseguito colecistectomie in video laparoscopia, senza tralasciare i poli-traumi della strada (rottura di rene, perforazione da scoppio dello stomaco, traumi epatici e splenici complessi, ecc.).
E come se non bastasse, a breve, in febbraio 2024, anche l’attuale facente funzioni, il dottor Michele Pagliarulo, e la dirigente medico dottoressa Corciulo verranno collocati a riposo. Conseguentemente, l’organico medico di 8 unità (+1), configurato nel 2018, al momento del trasferimento a Lecce, sarà dimezzato. E le 4 unità rimanenti non saranno nelle condizioni di garantire turni da 24 ore al giorno, sette giorni su 7. Ciò, chiaramente, non solo per l’insostenibilità psico-fisica dei sanitari, ma, ancora di più, per l’incompatibilità con le normative europee in materia di riposi e recupero, avallate altresì dal contratto collettivo nazionale. Al punto che, in caso di contezioso medico-legale, le compagnie assicurative, nell’eventualità della inosservanza di tali normative, non coprono il sinistro».
Questo secondo i volontari dell’associazione «si rifletterà sulle reali possibilità di prendersi cura dei bambini, che senza cure adeguate accessibili si ritroveranno ancor più preda della disperazione e privati del domani, della possibilità di una cura e alle volte di dare un nome a quel male, a meno che non siano costretti a rivolgersi ad altre zone d’Italia. Una realtà che conosciamo bene, se non altro perché da 11 anni, effettuiamo, con la nostra Bimbulanza, l’ambulanza pediatrica gratuita, trasporti di minori dalle nostre zone verso i maggiori centri d’eccellenza d’Italia, dove possono trovare cure più adeguate alle loro patologie. E che vorremmo fortemente spegnere, perché questo significherebbe che questi minori e le loro famiglie non sono più costretti ad allontanarsi dalla loro terra per potersi curare: un miraggio che sembrava più vicino con la implementazione del Polo Pediatrico del Salento (in riferimento al quale proprio in questi giorni è stato costituito, con delibera di ASL Lecce, un Tavolo di lavoro finalizzato al monitoraggio e allo sviluppo degli interventi di progettazione e realizzazione presso il “Vito Fazzi”) e che oggi, stante la situazione della Chirurgia Pediatrica sin qui descritta, non impedirebbe in ogni caso alle famiglie salentine di vedersi costrette a emigrare verso altri nosocomi pediatrici d’Italia, da Bari a Roma e altri».
«Non vogliamo che le promesse di cinque anni fa restino vane e che passi il messaggio che al di fuori delle campagne elettorali la compassione per l’altro e il desiderio di poter fare la differenza siano un bene di lusso non necessario», pertanto L’Associazione Cuore e mani aperte OdV chiede «a gran voce, che chi di dovere, prenda in carico, in tempi strettissimi, la situazione della Chirurgia Pediatrica del Fazzi; magari con la nomina/concorso di un nuovo primario, che sia attrattivo per i giovani professionisti e per i dirigenti medici, anch’essi da integrare per mantenere l’attuale standard chirurgico, prima che il reparto collassi completamente».
Attualità
Quando l’amore per lo sport fa cento
La cifra tonda di Franco Margarito nelle maratone: un atlante mondiale di sfide lungo 24 anni
di Lorenzo Zito
Cento maratone alle spalle. Una vita di corsa da sportivo non professionista, senza vedere ancora il traguardo. Franco Margarito, 63 anni, già felicemente nonno, di professione geometra e direttore tecnico specializzato in opere pubbliche, di Ruffano, conta la vita in chilometri. La mattina li macina in auto, per lavoro. La sera nei suoi scarpini, che quotidianamente allaccia per “avvicinarsi” alla sua prossima maratona, ai prossimi 42km (e rotti) da correre in qualche angolo del globo, vicino o lontano da casa.
Oggi non appende la casacca al chiodo, ma stappa una bottiglia per festeggiare la cifra tonda. Sportivo da sempre, Franco ha iniziato da ragazzino. Dalla corsa campestre ed il calcio è passato alla corsa su pista, col gruppo sportivo Fiamma Maglie. Poi, l’amore e la corsa lo hanno reso (anche) cittadino tavianese d’adozione: la moglie, Angela Rita Bruno, originaria di Taviano e già assessora del Comune di Ruffano, è anche la ragione per cui lui, 24 anni fa, ha conosciuto l’Atletica Taviano 97. “È diventata la mia seconda famiglia”. Oggi lui ne è una colonna portante.
Con loro, lo scorso 16 novembre, in terra amica, alla 6ª edizione della Maratona della Grecia Salentina, ha segnato il suo traguardo speciale: la sua centesima.
I primi 42km e 195 metri sono stati i più famosi al mondo, quelli della Maratona di New York: era il 6 novembre 2005. Da allora, il mondo si è aperto attraverso lo sport, in un susseguirsi di luoghi, strade e emozioni: Parigi, Milano, Lisbona, Valencia, Barcellona, Roma. E poi Amsterdam, Bruxelles, Firenze, Oslo, Stoccolma, Venezia.
L’elenco è un vero atlante personale. Per citarne solo alcune: Tirana, Budapest, la Collemarathon nelle Marche, il Lago di Garda, Sabaudia. In Puglia il Gargano, Sannicandro, Putignano, Barletta. E ancora le ultra: la 100 km del Passatore, la Pistoia–Abetone, il Gran Sasso, la 50 km del Vesuvio, Rapone, e le 6/8 ore di Lavello, fino al Parco Nord di Milano e alla 6 ore di Roma.
Una geografia fatta di fatica, amicizia e passi lunghi, che trova nella Maratona della Grecia Salentina un simbolo: “È bellissima. Attraversa 9 Comuni. Speriamo che la passione (di chi la pratica e di chi la organizza, come Cristian Bergamo) la preservi a lungo perché, oggi, è un piccolo patrimonio culturale sportivo nostrano”.
Accanto a lui, lungo il percorso, non sono mancati compagni di viaggio: gli amici runner Eliseo Stefano e Marco Marino, e naturalmente l’Atletica Taviano97, con il presidente Sergio Perchia “che da 24 lunghi anni mi vede associato”, ci racconta.
4 ore, 21 minuti e 38 secondi il tempo per chiudere la centesima. Non serve far calcoli per capire che per un maratoneta lo sport non è un optional o un passatempo. È parte integrante della propria vita.
Chi può spiegare meglio, allora, ad un bambino cosa significhi praticare sport? “Fare sport è vita. È al contempo sacrificio e libertà. E, pur essendo la corsa una pratica individuale, è grande opportunità di confronto”.
A casa, nel frattempo, c’è una stanza invasa da cimeli, gadget e medaglie: ogni oggetto racconta un frammento di questa sua storia. Non sono in ordine. “Adesso è ancora il momento di collezionarli. Per catalogarli ci sarà spazio, più avanti”. In agenda c’è già la prossima: la prima edizione della Due Mari a Taranto. Nel cuore le parole di Eugenio Montale: “Amo l’atletica perché è poesia. Se la notte sogno, sogno di essere un maratoneta”.
Attualità
Uno contro uno e uno contro zero
Rifiuti elettrici ed elettronici. Quando ne acquistiamo un nuovo elettrodomestico, ogni negozio (anche online) è obbligato a ritirare quello vecchio; i negozi con una superficie di vendita superiore ai 400 mq devono ritirare senza obbligo di acquisto i piccoli rifiuti elettrici ed elettronici come telefoni, tablet, frullatori, asciugacapelli…
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Non tutti lo sanno ma quando acquistiamo un nuovo apparecchio elettronico, ogni negozio (anche online) è obbligato a ritirare quello vecchio.
E, se il negozio è grande e gli apparecchi sono piccoli, questo obbligo vige anche fuori dal momento di acquisto: i rivenditori diventano raccoglitori, e sono tenuti ad avviare il corretto smaltimento dei dispositivi.
La gestione del fine vita dei prodotti tecnologici è semplice, ma, a quanto pare, in pochi lo sanno.
E anche questo rende difficile al nostro Paese raggiungere il target europeo di raccolta dei rifiuti elettrici ed elettronici: rispetto all’obiettivo del 65%, infatti, siamo circa al 30% e l’Italia, per chi non lo sapesse è sotto procedura di infrazione.
Come ha riportato il Corriere della Sera, il 91% dei consumatori italiani ha comprato almeno un elettrodomestico nell’ultimo anno, con una media di 5 prodotti ciascuno, e di questi più della metà sono piccoli apparecchi, elettronica da consumo come cavi o adattatori per prese elettriche e prodotti da computer.
Vale quindi la pena ricordare che i negozi di elettronica sono obbligati a ritirare gratuitamente gli elettrodomestici usati secondo la normativa “uno contro uno”, cioè al momento dell’acquisto di un apparecchio nuovo equivalente.
Inoltre, i negozi con una superficie di vendita superiore ai 400 mq devono offrire anche il ritiro “uno contro zero” per i piccoli rifiuti elettrici ed elettronici (con dimensioni inferiori a 25 cm come (come telefoni, tablet, frullatori, asciugacapelli), senza obbligo di acquisto.
Attualità
Tricase si fa arancione contro la violenza di genere
Manifestazione organizzata dall’Inner Wheel Club di Tricase – S. M. di Leuca e dal Rotary Club Tricase- Capo di Leuca con la partecipazione delle scuole del territorio per promuovere la cultura del rispetto, della parità e della non violenza
In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, si è svolta per le vie del centro di Tricase una partecipata marcia di sensibilizzazione volta a promuovere la cultura del rispetto e del contrasto alla violenza di genere.
L’iniziativa, che rientra nella campagna internazionale “Orange The World” di UN Woman, è stata organizzata dall’Inner Wheel Club di Tricase – S. M. di Leuca e dal Rotary Club Tricase- Capo di Leuca, realtà impegnate nella diffusione di valori di solidarietà, tutela dei diritti e sostegno alla comunità.
Evento particolarmente significativo anche per la presenza attiva delle scuole del territorio, che hanno aderito con entusiasmo e spirito di partecipazione: gli istituti comprensivi “Tricase – Via Apulia” e “Pascoli”, il Liceo “Comi”, e il Liceo “Stampacchia”.
Gli studenti, accompagnati dai loro insegnanti, hanno contribuito con cartelloni, slogan, riflessioni attestanti profonda sensibilità e momenti di condivisione, dimostrando consapevolezza e attenzione verso un tema che riguarda profondamente il presente e il futuro della società.
Il loro coinvolgimento ha rappresentato un messaggio forte: educare al rispetto fin da giovani è il primo passo per costruire comunità più giuste e sicure.
Alla marcia hanno preso parte anche diverse associazioni locali, che hanno voluto testimoniare la propria vicinanza alle donne vittime di violenza e ribadire l’importanza di fare rete tra istituzioni, scuola e terzo settore.
La presenza congiunta di enti, studenti e cittadini ha trasformato l’iniziativa in un momento di forte impatto emotivo e civile.
In chiusura, Pasquale Santoro in rappresentanza de “Le lanterne di Diogene”, ha reso partecipi tutti i presenti di riflessioni tratte dal libro “Cara Giulia” di G. Cecchettin, rivolte espressamente al mondo maschile.
Un appello condiviso con tutti i presenti: continuare a lavorare insieme per promuovere la cultura del rispetto, della parità e della non violenza, affinché giornate come questa non restino episodi isolati ma diventino parte di un percorso quotidiano di consapevolezza e impegno comune.
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