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Salento Biomedical District

Inaugurato a Cavallino un “laboratorio diffuso” pubblico-privato. Per la creazione di valore nel settore healthcare. Da settembre a UniSalento il corso di laurea in Medicina e Chirurgia

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Inaugurata nel Convento dei Domenicani Cavallino la sede del Salento Biomedical District, nato da un progetto dell’Università del Salento e di Medtronic Italia assieme all’Istituto di Nanotecnologia del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR Nanotec) e al Center for Biomolecular Nanotechnologies dell’Istituto Italiano di Tecnologia  (CBN – IIT Lecce).


A tagliare il nastro Gaia de Marzo, dottoranda dell’Università del Salento in Ingegneria dei Materiali e Nanotecnologie presso il CBN – IIT Lecce, in rappresentanza del gruppo di studenti e dottorandi ideatori di un progetto di start up innovativa premiata lo scorso ottobre nella tappa leccese dell’hackaton tour organizzato da Medtronic Italia. Un gesto simbolico che sottolinea il ruolo da protagonisti che i giovani talenti avranno in questa iniziativa.


Accanto a de Marzo, il Rettore di UniSalento Fabio Pollice, il Presidente e AD di Medtronic Italia Michele Perrino, il direttore del CNR Nanotec Giuseppe Gigli e il coordinatore del Center for Biomolecular Nanotechnologies dell’IIT Massimo De Vittorio.


Presenti anche il sindaco di Cavallino Bruno Ciccarese Gorgoni, la presidente del Consiglio regionale Loredana Capone, l’assessore regionale allo sviluppo economico Alessandro Delli Noci, l’assessore regionale alla sanità Pier Luigi Lopalco e le principali autorità del territorio.


Sono intervenuti inoltre, in collegamento: il Sottosegretario di Stato al Ministro della Salute Pierpaolo Sileri; la virologa Ilaria Capua, Direttrice One Health Center of Excellence – Università della Florida; il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano; il Presidente dell’ANVUR – Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario Antonio Felice Uricchio.


Quest’ultimo ha annunciato l’approvazione del corso di laurea magistrale a ciclo unico in Medicina e Chirurgia dell’Università del Salento: il corso partirà dunque nell’Ateneo salentino il prossimo settembre.


Il progetto del “Salento Biomedical District”, nato nel 2020, sviluppa la cultura biotecnologica mettendo a fattor comune le esperienze accademiche e industriali per la creazione di valore nel settore healthcare. Alla luce delle tendenze in atto negli ultimi anni e con il drammatico impatto che l’emergenza Covid-19 ha determinato, il “Salento Biomedical District” è un facilitatore di opportunità, programmi e iniziative per investire sui talenti degli studenti e delle imprese valorizzando così le loro idee ed esperienze. L’ambizione è quella di facilitare la sinergia, il dialogo e la crescita puntando sulle forti potenzialità già presenti sul territorio salentino. Il progetto è stato sviluppato nell’ambito di Medtronic Open Innovation Lab: l’iniziativa con cui Medtronic intende promuovere innovazione e crescita nel settore dell’healthcare, sostenendo e connettendo hub biomedicali di riconosciuta eccellenza e reputazione con l’obiettivo di creare un “laboratorio diffuso” aperto a tutti i protagonisti del Medtech. Sito ufficiale: https://salentobiomed.com.


«L’inaugurazione del “Salento Biomedical District” è un momento importante per l’Università del Salento e per il territorio», ha sottolineato il Rettore Fabio Pollice, «non soltanto perché si dà vita a una struttura che contribuirà alla creazione di un polo biomedicale, fungendo da incubatore di nuove iniziative imprenditoriali e da attrattore di investimenti research intensive, ma anche perché si dà attuazione a un indirizzo strategico che la nostra comunità accademica ha posto a base della propria missione: fare del nostro Ateneo – e, di riflesso, del Salento – un hub di ricerca di livello internazionale sul benessere sostenibile. Abbiamo incominciato a lavorare a questo obiettivo con l’apertura del corso di laurea triennale in Ingegneria Biomedica a cui a partire dal prossimo anno accademico, grazie al contributo della Regione Puglia, affiancheremo il corso di laurea magistrale a ciclo unico in Medicina e Chirurgia con una specifica declinazione tecnologica a forte contenuto innovativo. Tutto ciò non va ad arricchire soltanto la nostra offerta formativa, consente anche di intensificare le attività di ricerca a essa collegate, attraendo ricercatori e investimenti che possano fattivamente contribuire allo sviluppo del distretto biomedicale. Affinché questo progetto abbia successo è tuttavia necessario il sostegno di tutta la comunità territoriale, c’è bisogno che questa comunità lo senta proprio e che lo interpreti come un patrimonio collettivo».


«Inauguriamo questo nuovo spazio nel Comune di Cavallino che rappresenta un’altra importante iniziativa nell’ambito di un progetto di partnership con tutte le istituzioni coinvolte e partito nel 2019», ha sottolineato Michele Perrino, presidente e amministratore Delegato di Medtronic Italia, «dopo il progetto KnowHub arrivato alla seconda edizione e l’Hack for Med tour che è partito dal Salento, l’opening del “Salento Biomedical District” è il risultato di come la sinergia tra ricerca, ingegneria biomedica e clinica possa contribuire a migliorare le cure e il benessere delle persone rafforzando il contributo dell’industria dei dispositivi medici come abilitatore di crescita economica e occupazionale. Talento, inclusione, giovani, competenze e Sud», ha concluso Perrino, «sono i tratti caratterizzanti di questo progetto che contribuiscono alla contaminazione di cui questo Paese ha bisogno».


«La presenza dell’Università del Salento sul territorio cavallinese», ha detto il Sindaco di Cavallino Bruno Ciccarese Gorgoni, «si rafforza con l’inaugurazione del “Salento Biomedical District”, punto di unione tra tecnologia e medicina, che svolge un fondamentale ruolo nell’unire esperienze accademiche e industriali, in vista della creazione di valore nell’assistenza sanitaria. La presenza del Distretto all’interno dell’ex Convento dei Domenicani valorizzerà ulteriormente l’immobile, vero e proprio gioiello del patrimonio artistico e architettonico della città».


«Sellalab è un progetto per i territori e dei territori», ha ricordato Stefano Azzalin, Direttore di Sellalab del Gruppo Banca Sella, «per tale motivo aderiamo con entusiasmo all’iniziativa promossa da Medtronic che, assieme a soggetti pubblici e privati di assoluto prestigio, porta avanti una progettualità basata su valori di apertura, collaborazione e innovazione, che da sempre ci caratterizzano come soggetto e come Gruppo».


«È il frutto di quindici anni di impegno di imprese, Regione e ricerca», ha detto la Presidente del Consiglio regionale della Puglia Loredana Capone, «un traguardo raggiunto perché in tanti abbiamo creduto nell’innovazione e investito nella sinergia tra pubblico e privati. Il Distretto sarà facilitatore per i giovani e le imprese, per migliorare il sistema sanitario e accedere alle diverse opportunità messe a disposizione dalla Regione Puglia. Gli investimenti compiuti in questi anni nel CNR, nel Dea e nei laboratori di ricerca hanno fatto nascere imprese innovative e attrattive, citate oggi come prassi a livello internazionale. Il Recovery plan potrà ulteriormente supportare chi ha voglia di investire talento e risorse in un distretto che, come la pandemia ci ha insegnato, può essere sempre più strategico per migliorare la qualità della vita dei cittadini. A trarne benefici non sarà solo il Salento ma l’intero Mezzogiorno, perché puntiamo a uno sviluppo più direttamente connesso alle grandi direttrici del futuro».

«L’avvio del “Salento Biomedical District”», ha sottolineato l’assessore allo Sviluppo economico della Regione Puglia Alessandro Delli Noci, «segna la grande collaborazione tra enti pubblici e privati sui temi legati alla ricerca e all’innovazione tecnologica finalizzate alla cura e alla tutela della salute. Facilitare le sinergie e rafforzare il dialogo è la strada da seguire per lo sviluppo dei territori e il benessere della collettività. La stessa che la Regione Puglia sta perseguendo per rafforzare il trinomio Impresa-Università-Ricerca in questo settore. Siamo infatti al lavoro per supportare la creazione di un Polo industriale del biotech, che metta a sistema le competenze di scienziati e ricercatori con l’esperienza e il dinamismo delle imprese pugliesi».


IL CORSO DI LAUREA IN MEDICINA E CHIRURGIA “MEDTEC” DELL’UNIVERSITÀ DEL SALENTO



All’Università del Salento verrà avviato nell’anno accademico 2020/2021 il corso di laurea magistrale a ciclo unico in Medicina e Chirurgia (classe LM-41), che avrà la caratteristica di arricchire la professionalità del medico chirurgo con competenze tecnologiche e metodologiche specifiche nell’ambito dell’Ingegneria biomedica. Per raggiungere quest’obiettivo, il percorso formativo integrerà attività formative tipicamente necessarie per la formazione di un medico chirurgo con attività formative tipiche della formazione biotecnologica e ingegneristica di tipo biomedico, nell’ottica di formare una figura professionale che, oltre a essere in grado di esercitare la professione medico chirurgica, sia in grado di applicare o sviluppare soluzioni tecnologiche nella direzione della prevenzione e cura delle malattie, del supporto all’invecchiamento e alle emergenze sanitarie.


L’ammissione al corso di studio in Medicina e Chirurgia è soggetta alla normativa vigente in materia di accessi ai corsi di studio a numero programmato a livello nazionale.


Il percorso formativo prevede l’erogazione, nei primi 2 anni, prevalentemente di contenuti tipici delle scienze mediche di base accompagnati, sinergicamente, dagli essenziali fondamenti delle scienze bio-ingegneristiche. Nel terzo anno, a completamento della formazione di base, sono trattate materie precliniche e bio-ingegneristiche. Dal quarto anno sono introdotti insegnamenti clinici accompagnati da applicazioni delle metodologie ingegneristiche ai problemi della clinica.


Già dal secondo anno lo studente sarà immesso in percorsi professionalizzanti che, inizialmente svolti in laboratori di ricerca e sviluppo che operano in ambito biologico, medico e bio-ingegneristico, nel corso dei semestri s’intensificheranno e saranno sempre più orientati verso la pratica clinica, con una valorizzazione del bagaglio di conoscenze e competenze acquisite durante il percorso formativo preclinico. A tal fine, si prevede che nel primo triennio gli studenti siano guidati da due tutor, il primo di ambito biologico/medico, il secondo di ambito ingegneristico. Analogamente, nel secondo triennio, un tutor di ambito ingegneristico affiancherà un tutor clinico.


È previsto inoltre lo svolgimento di brevi periodi di stage presso laboratori di ricerca altamente qualificati che operano sul territorio nazionale ed estero. La tesi di laurea prevede lo sviluppo di un progetto che applichi, anche in maniera transdisciplinare, le competenze acquisite a un tema specifico scelto dallo studente. L’internazionalizzazione del nuovo corso di studio sarà supportata dal programma di scambio Erasmus e da altri programmi internazionali attivi presso l’Università del Salento, e favorita sia dall’erogazione di alcuni insegnamenti del percorso formativo in lingua inglese che dai periodi di stage all’estero. Il/la laureato/a in Medicina e Chirurgia potrà continuare la sua formazione culturale e professionale attraverso l’iscrizione a corsi di dottorato di ricerca o a corsi di specializzazione.


Gli studenti avranno, inoltre, l’opportunità di acquisire 32 cfu aggiuntivi in discipline tipiche dell’Ingegneria, di cui 24 in sovrannumero rispetto ai 360 cfu necessari per il conseguimento del titolo di laureato magistrale in Medicina e Chirurgia,  con la finalità di ottenere un secondo titolo di laurea in Ingegneria biomedica (classe L-9), nell’ambito di un piano di studi preventivamente approvato.


Nell’Ateneo salentino non è presente, al momento, un Dipartimento con denominazione riconducibile all’ambito medico-sanitario e nel quale sia già verificabile la presenza maggioritaria di docenti strutturati afferenti alle aree delle Scienze biologiche e delle Scienze mediche (Aree CUN 5 e 6). La funzione di Dipartimento di riferimento è affidata, temporaneamente, al DiSTeBA – Dipartimento di Scienze e tecnologie biologiche e ambientali, nel quale è comunque verificabile la presenza di un congruo numero di docenti strutturati afferenti alle suddette Aree CUN.


La proposta vede il coinvolgimento dei Dipartimenti di Ingegneria dell’Innovazione, Matematica e Fisica “Ennio De Giorgi”, Storia Società e Studi sull’Uomo e Scienze dell’Economia. Entro il terzo anno dall’attivazione del corso di studio, l’Ateneo costituirà un Dipartimento di area medico-sanitaria, cui far afferire i docenti delle aree disciplinari previste nell’ordinamento didattico, in base alle linee guida ANVUR. La costituzione del nuovo Dipartimento comporterà anche un riassetto del personale tecnico-amministrativo di supporto.


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Una Pasqua di speranza e… Dalla Parte dei più Deboli

Salvatore Giannetta, imprenditore di Minervino di Lecce ha donato 200 uova pasquali e 200 colombe pasquali alle famiglie indigenti del Salento, affidando la distribuzione all’associazione di volontariato di Muro Leccese

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In vista della Pasqua, la comunità salentina si è unita in un gesto di solidarietà senza precedenti, mirato a sostenere le famiglie più vulnerabili, particolarmente colpite dalle conseguenze economiche post-pandemia e dall’escalation dei prezzi dovuta al conflitto globale.

Al centro di questa ondata di generosità, spicca la figura di Salvatore Giannetta, imprenditore di Minervino di Lecce, non nuovo ad azioni a favore dei meno fortunati.

Giannetta ha donato 200 uova pasquali e 200 colombe pasquali alle famiglie indigenti del Salento, affidando la distribuzione all’associazione “Dalla Parte dei Più Deboli“. L’associazione di volontariato, che ha sede a Muro Leccese, guidata da Sandro Barone, è da tempo impegnata nel supporto delle fasce deboli della regione.

Il Presidente Barone ha espresso la sua gratitudine: «Siamo profondamente riconoscenti a Salvatore Giannetta per il suo sostegno continuo. La sua generosità non si limita alle donazioni pasquali, ma si estende anche a un significativo contributo morale alla nostra associazione, che ci permetterà di assistere ulteriormente le famiglie in difficoltà, soprattutto nel pagamento delle bollette, una sfida crescente per molti in questi tempi difficili».

La solidarietà può fare la differenza nella vita di chi si trova in condizioni di bisogno. Non dimentichiamolo mai, specie ora che ci approssimiamo a vivere le festività pasquali, simbolo di rinascita e nuovo inizio.

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Segnalato anche in Puglia l’insetto “mangiadita”

Gigantesche cimici acquatiche sbarcate sull’isola di Cipro e in Italia. Anche in Puglia, a Rosa Marina (Brindisi). Questi animaletti, già presenti in altri paesi vicini all’est (Grecia, Albania, Serbia e Bosnia, Israele, Libano e Siria), hanno il gentile soprannome in inglese di “toe biter”

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Sapevamo delle meduse.

Ora un nuovo animale rappresenta un potenziale pericolo per i locali e turisti che nuotano nel Mediterraneo.

È un insetto: una cimice acquatica.

La specie, avvistata solo dal 2020 sulle coste orientali dell’isola di Cipro e in Puglia nell’estate 2023, precisamente da un bagnante sulle spiagge di Rosa Marina, nel brindisino, può superare i 12 cm.

Non lontano da noi dunque e, presto, potrebbe fare la sua apparizione anche sulle coste salentine.

È un insetto dall’aspetto di una grossa cimice, che non era mai stato osservato sull’isola del Mediterraneo secondo lo studio del Museo Nazionale di Storia Naturale Grigore Antipa, pubblicato dalla rivista Geo.

Il suo morso sarebbe il peggiore che un insetto possa infliggere, come riferisce la rivista Geo.

Attacca crostacei, anfibi, pesci, lumache acquatiche ma talvolta anche tartarughe, persino le dita dei piedi dei turisti, da qui il suo soprannome di “mordicchiatore di dita dei piedi” riferisce la d.ssa Diana D’Agata, Veterinary Surgeon nel Regno Unito.

Lo studio menziona un numero “non trascurabile” di esemplari osservati, ma aggiunge che è ancora troppo presto per confermare un reale insediamento alle nostre latitudini.

Perché alcuni individui migrarono verso ovest?

Diverse le ragioni possibili, secondo i tre ricercatori autori dello studio: vento, correnti marine, ma anche una “diminuzione delle risorse alimentari nella loro area di distribuzione iniziale”.

Nello studio si parla anche di individui volanti che potrebbero essere stati attratti dalle luci delle imbarcazioni.

Il grosso insetto “Lethocerus Patruelis”, è diffuso nel Sud-Est europeo, tra Grecia, Albania, Serbia e Bosnia, Israele, Libano e Siria.

E proprio le navi che frequentemente attraversano l’Adriatico da una sponda all’altra, l’ipotesi degli entomologi, sarebbero il mezzo attraverso cui questo insetto gigante è arrivato sulle spiagge pugliesi.

Niente paura però.

Si tratterebbe di una presenza rara, i cui unici avvistamenti precedenti risalgono al 1997, 2009, 2020 e quest’ultimo dell’estate 2023.

Proprio il Wwf Puglia lo segnalò nell’estate del 2020 con un post sui propri profili social.

Sembrerebbe non essere pericoloso per l’uomo, secondo alcuni brevi studi, ma solo per l’ecosistema faunistico.

E comunque solo in caso di presenza endemica.

In caso di presenze isolate, si legge ancora, non dovrebbe esserci alcun pericolo per l’uomo e il territorio.

«Tuttavia», commenta Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”,  «in mare, meglio osservare attentamente dove si mettono i piedi mentre si fa il bagno nelle nostre acque limpide e paradisiache».

 

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Ecco quando Sant’Oronzo tornerà in piazza

La copia della statua sarà collocata sulla “sua” colonna romana sabato 13 aprile

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La statua di Sant’Oronzo tornerà a svettare in cima alla colonna romana, al centro dell’omonima piazza intitolata al patrono della città, da sabato 13 aprile.

Lunedì scorso è arrivato l’ultimo necessario nullaosta della Soprintendenza sulla relazione di staticità relativa alla tenuta del sistema colonna-capitello-pulvino-statua che ha permesso di poter fissare la data di collocazione della copia in bronzo al posto dell’originale.
Durante una cerimonia pubblica che inizierà alle ore 12, alla presenza del sindaco Carlo Salvemini e delle autorità, dopo la benedizione dell’Arcivescovo metropolita Michele Seccia, l’opera d’arte, commissionata dall’amministrazione comunale alla Fonderia Nolana Del Giudice, sarà issata e collocata sulla colonna.

Completata nell’atelier della Fonderia campana, sarà trasferita a Lecce nella mattinata di giovedì 11 aprile, scortata dalla Banda Città di Lecce all’ingresso in piazza.

La copia resterà temporaneamente alloggiata davanti al Sedile, a beneficio di tutti quelli che vorranno vederla da vicino, dal momento del suo arrivo in piazza fino alla mattina di sabato 13 aprile, quando sarà issata e fissata sulla colonna. Ad accompagnare musicalmente questo momento sarà la Banda Città di Lecce.

Ospiti d’onore della cerimonia saranno tutti i donatori e le donatrici che, attraverso lo strumento dell’Art Bonus, hanno contribuito a raccogliere la somma di 240.630 euro, necessaria per la realizzazione della copia della statua originale, custodita a Palazzo Carafa.

Un traguardo che non si sarebbe potuto raggiungere senza la generosità della Banca Popolare Pugliese che ha donato 100mila euro, della ditta Ediltunnel di Lecce che ha contribuito con 70mila euro e di tutti coloro che hanno donato piccole cifre e somme più consistenti che saranno elencati (previo l’aver rilasciato il consenso) in un totem installato accanto alla copia nei due giorni in cui sarà esposta in piazza.

«Quelle dell’11, 12 e 13 aprile saranno giornate storiche per la città, di festa popolare, di tutti. La realizzazione della copia della statua del Santo Patrono», sottolinea il sindaco Salvemini, «è stata un’impresa collettiva: la Curia, il Dipartimento di Beni Culturali dell’Università del Salento, la Soprintendenza, che ha seguito passo dopo passo il restauro dell’originale e la realizzazione della copia, fino a lunedì scorso, quando è arrivato l’ultimo nullaosta sulla staticità. La Fonderia Nolana Del Giudice, che ha materialmente realizzato quest’opera d’arte di grande valore. Ma soprattutto ringrazio i donatori che con il loro contributo – raccolto attraverso l’Art Bonus del Mibac – hanno finanziato l’intera operazione, frutto della collaborazione tra le istituzioni e la Curia. Ma principalmente della devozione popolare, esattamente come avvenne nel 1739 per la realizzazione della statua originale del Santo».

«Come pastore di questa Chiesa locale, fondata da Sant’Oronzo, sono felice per questo traguardo. Mi sembra un sogno», dichiara l’Arcivescovo Seccia, «dopo tanti anni di solitudine della colonna della Piazza antica di questa città. Il ritorno della copia della statua al suo posto mi fa pensare al ritorno di un faro. Per noi cristiani, i santi sono fari che con il loro esempio illuminano il cammino di chi sceglie di seguire Cristo. Questo ritorno sulla sua colonna che da secoli rappresenta un punto di riferimento, un segno di riconoscimento di una comunità che a sua volta dà significato ai segni. Per noi credenti il santo patrono, infatti, è più di un simbolo e vale più della bandiera perché la fede e la devozione superano le barriere spazio-temporali e vanno oltre la successione dei fatti della storia. Grazie all’amministrazione comunale e a tutti gli enti coinvolti per la passione e la professionalità profuse in questa operazione per nulla facile. E grazie anche a chi ha contribuito con le donazioni affinché la statua originale di Sant’Oronzo fosse riportata all’antico splendore e la sua copia tornasse finalmente in piazza».

La realizzazione della copia è stata, infatti, un’operazione collettiva che ha visto insieme il Comune e la Curia con la consulenza scientifica del Dipartimento di Beni culturali e del Dipartimento di Ingegneria dell’Università del Salento e il supporto della Soprintendenza.

Oltre alla realizzazione materiale della copia, al trasporto e all’installazione, con i proventi dell’Art Bonus, è stata finanziata anche la produzione di un video-documentario e di un quaderno-volume a stampa sull’intero iter del progetto, dallo studio preliminare alla collocazione della copia sulla colonna, a cura di Emiliano Carico del Dipartimento di Beni Culturali di UniSalento, e la valorizzazione della statua originale.

«Parallelamente a questo lavoro», spiega il professor Casciaro, «è stata avviata un’indagine storica sull’originale che sarà contenuta nel volume di prossima pubblicazione sull’intero intervento ed è stata fatta chiarezza sull’arrivo da Venezia della statua, questo quello che si è sempre sostenuto. Abbiamo ragione di credere, invece, che da Venezia siano arrivati i materiali ma che la statua sia stata confenzionata a Lecce. A riprova di questo, un’archeologa sottomarina ha trovato in fondo al mare carichi di navi veneziane naufragate che trasportavano rame dello stesso tipo di rame di quello usato per Sant’Oronzo».

La soprintendente Francesca Riccio sottolinea il percorso che porterà alla musealizzazione dell’originale: «Ora sul tavolo c’è il destino della statua settecentesca, che sarà oggetto di un nuovo confronto con il Comune e la Curia per determinare quali siano i migliori sistemi per garantire al contempo la migliore conservazione e la migliore fruizione del bene, trasformando quella che all’inizio poteva sembrare una diminutio nella possibilità di poter ammirare da vicino l’opera».

COME TUTTO È INIZIATO

Il 30 gennaio del 2019, la statua di Sant’Oronzo, realizzata nel 1739 in sostituzione di una precedente opera andata distrutta a causa di un incendio, è stata rimossa dalla colonna e portata a terra per proseguire le operazioni di restauro iniziate qualche mese prima.

In base alle analisi e ai pareri scientifici acquisiti in quella fase, lo stato della struttura lignea interna e del rivestimento in rame esterno è risultato compromesso tanto da escludere il suo riposizionamento sulla colonna perché l’ulteriore prolungata esposizione agli agenti atmosferici avrebbe causato danni irreparabili all’opera d’arte.

La  Soprintendenza ha dato, quindi, l’ok alla realizzazione di una copia e alla musealizzazione dell’originale, in un luogo che sarà individuato sulla base delle migliori condizioni di conservazione, di comune accordo fra tutti gli enti coinvolti (Comune, Curia e Soprintendenza).

Il Comune ha coinvolto il Dipartimento di Beni Culturali dell’Università del Salento, relazionandosi con il professore Raffaele Casciaro, per capire come realizzare la copia nel rispetto delle prescrizioni fornite dalla Soprintendenza, con quale tecnica e in quale materiale. Uno studio approfondito e articolato, durante il quale sono stati chiesti diversi preventivi a istituti altamente specializzati e aziende nazionali ai massimi livelli del settore. È stata vagliata la possibilità di una riproduzione con materiali tecnologici di ultima generazione, ma le dimensioni della copia della statua (alta 5,10 metri) e la sua destinazione all’aperto hanno indotto gli esperti a sconsigliarne l’utilizzo.

Alla fine di questa complessa ricerca, è stato messo un punto fermo: la copia  sarà realizzata in bronzo con la tecnica della fusione a cera persa, sulla base della proposta progettuale presentata dalla Fonderia Nolana Del Giudice, azienda d’eccellenza a livello nazionale e internazionale che ha realizzato anche la copia  della statua della Madonnina del Duomo di Milano in scala 1:1, conservata all’interno del Museo del Duomo.

LA REALIZZAZIONE DELLA COPIA

La realizzazione della copia della statua di San’Oronzo ha richiesto un anno intero di lavoro, dall’affidamento del progetto esecutivo validato dalla Soprintendenza fino alla consegna, perchè – per stessa ammissione della famiglia Del Giudice – si è rivelata più laboriosa e complessa del previsto per via della ricchezza decorativa soprattutto dei paramenti del Santo. Inizialmente i tempi stimati si riteneva potessero essere più ridotti.

Queste le fasi dei lavori di realizzazione: il calco in gomma siliconata con matrice in resina acrilica, seguito dalla stampa in 3D delle parti non calcabili, la formatura in loco, modello e ritocco cere fino ad arrivare alla fusione in bronzo con tecnica a cera persa. Infine la rifinitura e patinatura più la struttura di ancoraggio in acciaio.

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