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Cronaca

Cadavere in fondo alle scale di un palazzo: mistero a Maglie

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È mistero a Maglie sul ritrovamento del cadavere di un uomo di 48 anni di cui non sono state rese le generalità.





Il corpo esanime è stato rinvenuto in mattinata in fondo alla rampa della scala di un palazzo, quella del lotto 4 del complesso ”Achille Grandi”, in via Jan Palach.





Sono accorsi sul luogo il 118 ed i carabinieri, che indagano sull’accaduto.




Da capire se sia trattato di una tragedia dalla natura accidentale o se l’uomo si sia lanciato nel vuoto per togliersi la vita.





La vittima non abitava nella zona in cui è stata rinvenuta.


Immagine di repertorio 


Cronaca

Ingerenza della criminalità organizzata, condannati i tre ex sindaci di Neviano

Silvana Cafaro, Fiorella Mastria, e Antonio Megha non potranno candidarsi alle elezioni regionali, provinciali, comunali e circoscrizionali

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Il Tribunale civile di Lecce ha accolto il ricorso del Ministero dell’Interno ed ha dichiarato incandidabili tre ex sindaci di Neviano, comune già sciolto per infiltrazioni mafiose con decreto del Presidente della Repubblica il 5 agosto del 2022.

Per questo gli ex sindaci Silvana Cafaro, Fiorella Mastria, e Antonio Megha non potranno candidarsi alle elezioni regionali, provinciali, comunali e circoscrizionali.

Rese note anche le motivazioni: «Per tutti e tre i resistenti sono stati evidenziati gli strettissimi legami con soggetti mafiosi, tutti e tre si sono avvalsi dell’aiuto degli esponenti del clan Coluccia nell’ambito della campagna elettorale, tutti e tre con condotte attive e omissive hanno piegato e permeato la volontà dell’ente a logiche personalistiche di soggetti pluripregiudicati, affiliati al sodalizio mafioso».

Fiorella Mastria, ultima sindaca di Neviano

All’epoca dei fatti Fiorella Mastria era capo della giunta e sarebbe poi arrivata ad indossare la fascia tricolore della madre (Silvana Cafaro) che sedeva prima di lei sulla poltrona di primo cittadino.

L’altro ex sindaco, Antonio Megha, invece era consigliere comunale e assessore alla Cultura.

Per Megha la vicenda giudiziari avrà anche un seguito penale e dovrà rispondere di scambio elettorale politico-mafioso nel processo di primo grado col rito ordinario nell’ambito dell’inchiesta “Insidia”.

Giusto sottolineare che i tre imputati hanno ancora l’opportunità di impugnare la sentenza e la non candidabilità diverrà effettiva solo in caso di sentenza definitiva.

Il dispositivo i giudici della prima sezione civile del Tribunale parla di “anomalie”: come quella che riguarda Silvana Cafaro ed «il sistematico ricorso alla promessa di utilità in cambio di voti, che ha connotato l’intera campagna elettorale gestita in favore della figlia e della lista da quest’ultima capeggiata. Per madre e figlia niente processo penale solo perché le intercettazioni sono inutilizzabili in quanto disposte per fatti diversi e con i quali non ci sarebbero stati profili di connessione.

Nell’ambito degli appalti pubblici, inoltre, nel provvedimento si evidenzia il rapporto avuto dalla Cafaro con un imprenditore storicamente molto vicino al clan e di come nonostante le censure dell’autorità giudiziaria, le imprese di quest’ultimo abbiano continuato a ottenere lavori su affidamento diretto.

Come pure, secondo i giudici, illegittime sarebbero state le licenze rilasciate dalla ex sindaca per l’esercizio delle attività di somministrazione di alimenti e bevande di alcuni bar per l’installazione di apparecchi da gioco e rispetto alle quali non avrebbe poi vigilato la figlia quando eletta: «Anche in questo settore si registra una sostanziale mancanza di controlli sui requisiti professionali e morali dei richiedenti la licenza finalizzata alla gestione di esercizi commerciali e un favoritismo nei confronti dei soggetti legati alla criminalità organizzata, i quali hanno ottenuto le licenze ed hanno continuato a svolgere attività commerciale in maniera indebita».

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Cronaca

Camion dei rifiuti in coda a Poggiardo

Disagi per la momentanea chiusura degli impianti di Ugento, Manduria e Bari

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Lunghe code di camion in fila nei pressi dell’impianto di trattamento di rifiuti di Poggiardo.

L’ingorgo è dovuto alla chiusura momentanea di alcuni impianti Pugliesi tra cui Ugento dove “scarica” tutto il Capo di Leuca ed anche Bari e Manduria (per quest’ultimo, pare, che i problemi siano in via di risoluzione e stia per riaprire).

Inoltre si sarebbe verificato un ulteriore problema nell’omologazione dei rifiuti trattati a Poggiardo prima di passare ad una fase successiva della loro lavorazione.

Anche in questo caso si sta lavorando per una celere soluzione.

Anche il sindaco Antonio Cirolo e gli amministratori seguono da vicino l’evolversi della vicenda e, stamattina, si sono recati sul posto.

Nel frattempo, però, la conseguenza immediata è una fase di stasi nelle operazioni che ha fermato in coda i camion dei rifiuti prima di poter scaricare.

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Attualità

Quando l’idiozia corre su due ruote

Nei fine settimana le litoranee salentine diventano terra di nessuno con alcuni motociclisti che impazzano a velocità folle laddove il limite è di 50km/h. Non certo tutti i motociclisti ma pochi idioti che mettono a rischio l’incolumità propria e altrui, screditando l’intera categoria dei centauri

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Siamo freschi reduci dal weekend e ancora una volta abbiamo avuto conferma di come, nel fine settimana, le litoranee salentine, dall’Adriatico allo Ionio, diventino terreno di conquista per un certo numero di motociclisti che, indisturbati, attraversano quei tratti (dove il limite, non a caso, è di 50 km/h), lanciati a velocità folle, mettendo così a rischio la propria e, soprattutto, l’altrui incolumità.

Chiarisco subito a beneficio di chi mi lancerà i suoi strali, soprattutto sui social: anche gli automobilisti sono spesso avventati e causano incidenti ma, atteniamoci ai fatti: non mi pare capiti sovente che “gruppi” di automobilisti transitino a velocità folle lungo la litoranea nei fine settimana.

Piuttosto spesso e volentieri veniamo, invece, sfiorati da razzi su due ruote, incuranti di chi possa transitare a piedi, in bici e in auto su quella strada. O anche in moto.

Perché, sia chiaro, non sono sotto accusa i motociclisti in quanto tali ma solo quei pochi deficienti che se ne infischiano delle regole e degli altri, discreditando tutta la categoria dei centauri.

Non vorremmo proprio dover versare altre lacrime per nuove tragedie.

Se non si interviene, ahinoi, sarà solo una questione di tempo.

Tacere per non inimicarsi qualcuno sarebbe quasi criminale quanto sfrecciare come idioti lungo la litoranea sulla propria moto.

Ci rivolgiamo a Provincia, Comuni, Forze dell’Ordine: fate qualcosa: controlli, autovelox, rallentatori… quel che volete, ma fate qualcosa.

La situazione non è più sostenibile.

Ci rivolgiamo anche ai “portatori sani” di moto, quelli che ancora hanno voglia di godersi una passeggiata all’aria aperta, con lo splendido panorama che regalano le nostre coste: incazzatevi, diteglielo anche voi a quegli idioti di smetterla.

Tutti insieme facciamo qualcosa, prima che sia troppo tardi.

Giuseppe Cerfeda

*foto di repertorio
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