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Attualità

Taviano, la città dei fiori e della frutta

Il sindaco Giuseppe Tanisi, ospite in redazione, fa un bilancio dei suoi 8 anni di amministrazione e svela i progetti per il futuro della città e  di Mancaversa. La mezza ammissione: «15 anni sono tanti, ma Taviano viene prima di tutto. Un sindaco ha il dovere morale di sottoporsi al giudizio degli elettori. Se decide di non farlo, però, deve essere per sua scelta»

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di Giuseppe Cerfeda


Il sindaco Giuseppe Tanisi in redazione per parlarci della “sua” città (come ama ripetere): una lunga intervista con al centro i progetti in ballo per il futuro di Taviano e Mancaversa.


«In questo momento», esordisce il primo cittadino, «Taviano vive un momento di grande serenità ed armonia cittadina: la condizione per riuscire a fare bene le cose».


Superate quindi le fratture con l’ex vice sindaco, ora all’opposizione?


«Sono passati un po’ di anni… L’amico Carlo Portaccio svolge la sua funzione di consigliere di minoranza e ci confrontiamo serenamente in consiglio in un clima di rispetto di assoluto».


È al secondo mandato consecutivo ed ha indossato la fascia tricolore già per cinque anni ad inizio millennio. Per cosa è orgoglioso di questi suoi anni da primo cittadino?


«Innanzitutto, per una serie di opere che abbiamo realizzato o che stiamo portando a termine. Partirei da una serie di interventi per oltre 5 milioni di euro per il recupero di tutte le scuole della “mia” città. Mediante l’efficientamento energetico abbiamo rimesso a nuovo le scuole materne “Don Milani”, e “Carlo Mauro”, la scuola dell’infanzia di Via Bernini; per la “Aldo Moro” abbiamo saputo utilizzare le risorse ministeriali per il rifacimento del tetto dell’ edificio, risalente agli anni ’60 e ’70, mettendolo in sicurezza per la tranquillità dei nostri figli. Stiamo continuando in questa direzione con il recupero della scuola media, altro edificio risalente agli anni ’70, che rimetteremo a nuovo, palestra compresa; in questo caso con fondi del PNRR per 2milioni e 830mila euro.


Il mio cruccio era, ed è, quello di fornire di acquedotto e fognatura la Marina di Mancaversa.


Al nostro insediamento l’area destinata all’impianto di sollevamento era sotto sequestro. Per superare questa fase di emergenza, abbiamo modificato e rimodellato il vecchio progetto, riuscendo ad ottenere 9 milioni di euro.


Con quei soldi abbiamo portato i servizi in quartieri di periferia che ne erano privi. La ritengo un’opera fondamentale se vogliamo continuare a parlare di turismo. Non possiamo permetterci di presentarci ancora con le autobotti che girano per le marine, senza parlare del rischio concreto di “perdite” in mare dei pozzi neri».


LA MARINA


Mancaversa intanto continua a recitare un ruolo importante nella ricettività turistica.


«L’attrattività di Gallipoli, Leuca, Otranto e Lecce produce benefici per tutto il Salento. Nella “mia” marina, Mancaversa, vi è un patrimonio immobiliare che consente ai tavianesi di avere un reddito dall’affitto della seconda abitazione di cui sono proprietari. Il Salento è unico, anche se ogni comune ha una specificità. Se costituiamo una rete di collaborazione virtuosa, rendiamo unico un territorio, un’area vasta che abbiamo bisogno di valorizzare in tutti i modi, per creare le condizioni affinché i giovani non vadano via. Il calo demografico riguarda tutte le comunità: anche nella “mia” Taviano, dove molte famiglie si sono insediate negli anni ’90 , grazie al lavoro nelle serre, ed hanno finito poi per stabilizzarsi. Oggi, però, il dato è in controtendenza ed è un aspetto su cui dobbiamo riflettere».


Sempre in tema di acquedotto e fognatura siete in dirittura di arrivo anche per la cosiddetta Lottizzazione Longo.


«In quella lottizzazione degli anni ’70 mancano quei servizi che noi porteremo. Abbiamo fatto un grande lavoro per poter chiarire che si tratta di un’area completamente urbanizzata. Autorità idrica, Acquedotto e Regione mi hanno sostenuto in questa battaglia. I lavori inizieranno nelle prossime settimane».


MERCATO FLORICOLO E ORTOFRUTTICOLO


Taviano è famosa ovunque per i suoi fiori. In che stato di salute è il comparto?


«La piccola proprietà contadina ha permesso a tante famiglie, spesso grazie alla produzione di garofani, di vivere della ricchezza della floricoltura. Oggi stiamo vivendo un periodo di transizione. Anche per i costi del gasolio oltre che per quelli necessari al funzionamento di una serra. Le aziende consolidate continuano a lavorare grazie ad un prodotto di qualità e alla commercializzazione anche al di fuori del nostro mercato floricolo. Molte delle serre che erano destinate all’agricoltura sono oggi, invece, orientate alla produzione di primizie. Per questo si contano due mercati: quello floricolo e quello ortofrutticolo. Il mercato ortofrutticolo è un punto sicuro di riferimento per i produttori locali e luogo di smistamento delle produzioni orticole, non soltanto intorno a Taviano, ma per tutto il Salento. È situato in una grande struttura, un’ex fabbrica che il comune ha acquistato e ristrutturato. Insistono 18 concessionari venditori all’ingrosso. L’unicità del mercato ortofrutticolo, però, è lo spazio creato per i produttori: intorno alla parte del mercato destinata ai concessionari all’ingrosso, vi è uno spazio («per il quale abbiamo recuperato la tettoia e smaltito l’amianto»), a disposizione dei contadini per la vendita diretta che praticano ogni giorno, dal lunedì al venerdì, più la domenica mattina. Dopo la battaglia vinta, per amministrare le due strutture senza il vincolo di società miste, oggi deteniamo la gestione diretta sia del mercato ortofrutticolo che di quello floricolo producendo anche benessere per il bilancio comunale».


Quante persone lavorano al mercato floricolo ed ortofrutticolo?


«Facendo riferimento ai tesserini degli operatori, fra produttori, commercianti all’ingrosso, commercianti diretti, ambulanti, ecc., si stimano circa mille operatori».


Abbiamo assistito alla grande corsa per i finanziamenti del PNRR. Voi cosa siete riusciti a fare?


«Io lo chiamo tesoretto dei progetti. Se un ente non partecipa ai bandi disponibili, PON, POR o PNRR che siano, rischia di avere l’unica facoltà di pagare stipendi e mutui. Gli enti locali si reggono su mezzi propri di bilancio: se hai la forza di osare oltre, con gestione in economia del mercato, la farmacia comunale, ecc., e procurare utili, il benessere ricade sulla città. Il PNRR è un’occasione, e noi la cogliamo. Abbiamo presentato un progetto ambizioso da 10 milioni di euro collegato alla risistemazione dei due mercati, floricolo ed ortofrutticolo, da trasformare in un unico grande plesso. Siamo stati ammessi a finanziamento ma sapremo se le risorse saranno sufficienti per finanziare tutti solo a graduatoria definitiva. Al momento stiamo avviando i lavori per la scuola media con 2milioni e 830mila euro; abbiamo anche ottenuto un milione di euro per il Parco Ricchiello per il rifacimento degli impianti sportivi. È andato a buon fine anche il progetto da un milione di euro per Mancaversa dove sistemeremo una struttura comunale allo stato rustico, sulla litoranea. Diventerà luogo di accoglienza e vi confluiranno protezione civile, pronto soccorso, delegazione della Marina e Vigili urbani, più un luogo per l’accoglienza dei migranti».


A proposito di tesoretto: «Abbiamo partecipato ad un bando da 567mila euro per realizzare un centro di raccolta dei rifiuti nella zona Industriale. Così come abbiamo partecipato a tutti i bandi di innovazione tecnologica, per mettere in rete città e cittadini. Si tratta di 5 o 6 progetti finanziati per oltre un milione di euro già nel bilancio di previsione del 2023, definitivamente approvato in consiglio comunale. Siamo nella fase esecutiva, prima della messa in cantiere».


Molti comuni hanno avuto difficoltà a presentare i progetti per il PNRR perché con organigramma deficitario. Voi come siete messi?


«È questo il tema: non possiamo andare oltre con la spesa per il personale. Noi abbiamo operato con un investimento nel settore dei lavori pubblici che ci ha consentito la dotazione di personale adatto alla bisogna. Sono fortunato, perché la struttura amministrativa del mio comune è un valore aggiunto della città anche per la capacità di tutti di lavorare in squadra. Grazie agli uffici ed agli esperti che abbiamo di volta in volta utilizzato, abbiamo cercato di cogliere tutte le occasioni senza perdere nessuna opportunità. Vale per il PNRR come per i POR e tutte quelle misure collegate a cassa depositi e prestiti, con i mutui ordinari che fanno riferimento a mezzi propri di bilancio».


Il numero dei dipendenti in pianta organica è sufficiente?

«Possiamo contare su 50 unità lavorative, l’ideale sarebbe averne a disposizione poco meno di 70».


Qualche ufficio in particolare sofferenza?


«In tutti i settori avremmo la necessità di attingere a nuovo personale. Mi ritengo comunque fortunato perché i dirigenti non si limitano al loro compitino e, se c’è da protocollare o fare una fotocopia, non si tirano certo indietro. Devo ammettere che fanno ben più di quello che gli toccherebbe e sono il valore aggiunto della comunità».


Qual è la situazione economica del comune di Taviano?


«Il nostro bilancio è virtuoso, il comune è in equilibrio finanziario. Abbiamo un livello di indebitamento normale ed un livello di tassazione che abbiamo cercato in tutti i modi di contenere. Godiamo di un avanzo d’amministrazione del 2022 che, anziché portare sulla spesa corrente, abbiamo accantonato in un fondo, per ovviare le spese in aumento esponenziale per il consumo dell’energia elettrica. Presto le nostre comunità dovranno fare i conti anche con il costo dei rifiuti. Le nostre famiglie si sporcano le mani con la differenziata, raggiungiamo il 70%, ma il ciclo dei rifiuti non si chiude, mettendo tutto in discussione. Il Consiglio di Stato ha obbligato i comuni a rivedere 2021, 2022 e 2023, con conseguente salasso per i cittadini. In questo modo ci riducono ad un odioso ruolo di esattori in nome e per conto di altri».


Pare di capire, però, che il comune abbia capacità di indebitamento. Avete in mente di acquistare qualche bene dai privati per donarlo alla città?


«Sono in campo iniziative rivolte alla valorizzazione del patrimonio comunale ma ne parlerò al momento opportuno».


LA ZONA INDUSTRIALE


«Non ci sono soltanto lotti assegnati, ma opifici in corso di realizzazione. Non abbiamo più lotti disponibili e per questo stiamo rilasciando i permessi a costruire. C’è una laboriosità che mi rende felice».


Qual è la misura minima per un lotto nella zona industriale?


«La pianificazione e l’ampliamento della zona industriale prevede 45 lotti, tra cui ve ne sono anche di 3mila e 2mila e 700 metri quadri. Non solo grandi insediamenti; anche un meccanico, ad esempio, può scegliere di trasferirsi, decongestionando così il centro. Allo stesso modo se si vuole procedere ad un grande insediamento si possono acquistare più lotti insieme».


LA CASA DI COMUNITÀ


«Il 28 dicembre scorso abbiamo approvato e formalizzato, in consiglio comunale, il diritto di superficie per i 99 anni a beneficio dell’Asl di un terreno di proprietà comunale. Ci finanzieranno un milione e 771mila euro per realizzare un luogo fisico per l’assistenza di prossimità, al quale i cittadini potranno accedere per bisogni di assistenza sanitaria, sociosanitaria e sociale. Siamo già in grado di cantierizzare e i lavori che dovranno essere completati entro il 2026».


SI CANDIDERÀ ANCORA?


Sindaco dal 2001 al 2006, poi di nuovo primo cittadino dal 2016. Adesso potrebbe concorrere per il terzo mandato, ne ha voglia?


«Intanto, il secondo mandato mi ha permesso di dare continuità: realizzazione di subcomparti urbanistici, approvazione di comparti urbanistici, Piano delle Coste vanno nella direzione di valorizzare il patrimonio. Sinceramente vivo con serenità l’esperienza di pubblico amministratore, anche grazie ad un gruppo di maggioranza collaborativo ed operoso. A proposito del terzo mandato: ritengo che il metodo più democratico per verificare l’azione di governo sia quello del voto popolare. I primi a riconoscere se ci sono incrostazioni nell’azione di governo di un sindaco sono proprio i cittadini, soprattutto nei piccoli comuni. Anzi, un sindaco ha il dovere morale di sottoporsi al giudizio degli elettori. Se decide di non farlo, però, dovrebbe essere una sua scelta e non per dei limiti al numero dei mandati. Per quanto mi riguarda, 15 anni sono tanti, ma Taviano viene prima di tutto».


Quindi si ricandiderà?


«Questo lo avete detto voi (e sorride sornione, NdR)».


Per cosa, tra 100 anni, le piacerebbe essere ricordato?


«Per aver realizzato la rete di acquedotto e fognatura per tutta la città, per il campo sportivo San Giuseppe rimesso a nuovo, per la risoluzione del contenzioso per la pista di atletica, per l’acquisizione del patrimonio comunale. Soprattutto per aver operato sempre ed esclusivamente per il bene della città»


CAMPO SPORTIVO E PISTA DI ATLETICA


«Per la pista in località Serrazzite,raggiungibile solo in elicottero! Abbiamo lavorato ad un progetto di rigenerazione urbana per realizzare le strade di accesso») vi era un contenzioso assurdo. Al mio arrivo il comune rischiava il dissesto per un decreto ingiuntivo della Provincia che chiedeva il pagamento di 2 milioni di euro. Abbiamo risolto la questione ed acquisito la pista di atletica. Il campo sportivo San Giuseppe, invece, era abbandonato ed in totale stato di degrado: nelle prossime settimane vi inviterò all’inaugurazione del nuovo impianto con l’erbetta sintetica».


TRENO DELLA MEMORIA E VIAGGIO A ROMA


Prima di congedarsi il sindaco Tanisi ci tiene ad evidenziare due esperienze importanti per i ragazzi di Taviano: «Il Treno della Memoria è un appuntamento fisso al quale partecipiamo con un gruppo di giovani tavianesi che si recano ad Auschwitz – Birkenau per vedere con i loro occhi quegli orrori che mai più dovranno tornare. Il 14 marzo prossimo, infine, il consiglio comunale dei ragazzi sarà a Roma per una visita in Parlamento».



Attualità

Omaggio di fine estate a Tricase

Dai ricordi del poeta-operaio Tommaso Di Ciaula: “Certe sere non passava nessuno”; “Tanta di quella propaganda che gli aveva toccato il cervello”; “Usciva l’acqua della salute, purgativa”

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di Ercole Morciano

Devo all’amichevole segnalazione di Alfredino Russo la conoscenza di Tommaso Di Ciaula, il contadino-operaio poeta e scrittore che, avendo vissuto a Tricase durante la sua adolescenza, le è rimasto legato come attestano alcuni suoi scritti.

FIGLIO DI UN CARABINIERE

Tommaso Di Ciaula nacque ad Adelfia (Bari) il 27 settembre 1941, da Giuseppe, carabiniere, e da Filomena Liuzzi, casalinga. Primogenito di 4 figli, seguì con la famiglia il padre nelle varie destinazioni di militare dell’Arma. Trascorse buona parte della fanciullezza e della preadolescenza in campagna, nella casa dei nonni contadini, dove visse a contatto diretto con la natura, ricca di suggestioni, e con il mondo agreste del barese che lo segneranno per sempre.
Tommaso studiò da tornitore, ma alimentò le sue conoscenze da autodidatta leggendo avidamente i giornali che il padre, ex carabiniere poi passato all’impiego civile in ferrovia, recuperava trovandoli abbandonati nei vagoni ferroviari. Giovane tornitore meccanico venne assunto dalla Pignone Sud, importante realtà industriale sorta a Bari nel 1960. Visse come operaio l’esperienza di fabbrica cogliendo dolorosamente le contraddizioni di un lavoro “artificiale” che, atteso nel meridione come alternativo a quello dei campi, ne deluse aspettative e speranze. Certamente duro e pesante, il lavoro agricolo, rispetto a quello industriale, rimane per il poeta “libero e profondamente umano dove le decisioni individuali hanno ancora un peso e danno senso agli sforzi dell’uomo” (Dalla Prefazione di G. Domenici a Tuta blu, p. 10).  Nelle sue opere Tommaso Di Ciaula non si limita a condannare il lavoro spersonalizzante della fabbrica e ad esaltare il lavoro contadino; egli esprime con rabbia anche la speranza che l’intera organizzazione del lavoro industriale diventi più umana allo scopo di migliorare le condizioni di vita, non solo materiali, di tutti gli operai.

POETA WORKING CLASS

Pertanto, Tommaso Di Ciaula, prima contadino e poi operaio, rimane uno dei massimi esponenti di poeta e narratore working-class della letteratura italiana del Novecento.
Tra le sue opere pubblicate si ricordano le raccolte di poesie Chiodi e rose, nel 1970, L’odore della pioggia nel 1980, Il cielo, le spine, la pietra nel 1995.
Nel campo della narrativa ha pubblicato vari scritti ma l’opera sua più significativa resta il romanzo autobiografico Tuta blu. Ire, ricordi e sogni di un operaio del Sud, edito da Feltrinelli nel 1978 e subito tradotto nelle due Germanie, in Francia, Messico e Unione Sovietica.
Il libro, per la schiettezza dei contenuti, gli attirò le critiche del segretario generale del più potente sindacato di sinistra, Luciano Lama, che, in un’intervista a L’Espresso, accusò Di Ciaula di aver attaccato il sindacato.
Il romanzo generò 9 riduzioni teatrali in Francia, Svizzera, Germania e Belgio e il film Tommaso Blu, di cui lo stesso
Di Ciaula curò la sceneggiatura.
Tommaso Di Ciaula si spense a Bitetto (Bari) il 12 gennaio 2021.
Il 26 gennaio 2010, con decreto del Presidente della Repubblica, gli era stato concesso l’assegno vitalizio straordinario previsto dalla legge 8.8.1985 n. 440, la cosiddetta “Legge Bacchelli” a favore di “cittadini italiani illustri… che si trovino in particolare condizioni di necessità economica”.
RICORDI DI TRICASE

Dopo questa premessa molto stringata, non esaustiva, ma necessaria per la minima conoscenza del poeta e scrittore, veniamo al suo rapporto con Tricase e quindi col Salento.
Tommaso Di Ciaula visse a Tricase, dove suo padre Giuseppe era in servizio come carabiniere, presumibilmente dal 1952. Vi giunse con la sua famiglia da Aradeo dove risiedeva almeno dal 1946 (anno in cui era nato il fratello Angelo e dove nel 1952 nacque la sorellina Anna) che si aggiunsero a Tommaso, il primogenito, e Maria Angela (1944) entrambi nati ad Adelfia. A Tricase la famiglia abitò in via Umberto I° n. 9 fino al 27 novembre 1957, data in cui emigrò a Maglie, come risulta dagli atti anagrafici del Comune di Tricase.
A Tricase, dunque, Tommaso Di Ciaula ci stette dal 1952 al 1957, in pieno periodo adolescenziale, in un’età compresa tra 11 e 16 anni.
Di tale periodo rimasero nella sua memoria bei ricordi che si trovano trascritti in alcune sue opere.
Il primo è riportato nel romanzo autobiografico Tuta blu (p.151):  «Vivevamo in un paese della provincia di Lecce, Tricase, se non vado sbagliato, in una casa a pianterreno molto umida, con le stanze grandi dalle volte altissime, nelle fredde sere d’inverno ci si riuniva dietro la finestra che dava sulla strada, tutti seduti a cerchio intorno al braciere.
Per prima cosa si toglieva la luce, nel buio era bello, parlavi di tante cose, cose belle, cose paurose, ogni tanto mi guardavo dietro e mi prendeva la paura, vedevo ombre e sembrava che il gatto mammone, da un momento all’altro, dovesse agguantarmi per i capelli, ti veniva un brivido oserei dire dolce perché eri rassicurato dal braciere acceso, e dai fratelli, dalla mamma e dalle sorelle e, spesso, anche dalle vicine di casa
Per umidificare l’aria si metteva sempre un pentolino colmo d’acqua sui carboni.
Ogni tanto passava sulla strada appena illuminata da qualche lampadina qualche anima: un cane, un gatto, uno in bicicletta, una vecchia nello scialle, un giovane con la sigaretta in bocca, certe sere non passava per tutta la serata proprio nessuno».
GLI EFFETTI DELLA PAPAGNA

Il secondo ricordo lo si trova pubblicato sull’altro romanzo, Prima l’amaro poi il dolce. Amori e altri mestieri (Feltrinelli 1981, pp. 88-89): «Al sommo della salita, da lassù potevi vedere Tricase Porto.
Con il suo mare verde.
Allora giù a rotta di collo con le biciclette scassate. Biciclette senza sella, senza pedali, senza freni, senza manubrio, senza ruote.
Giù con le biciclette a correre verso il mare.
Più scivolavi giù, più sembrava che si allontanasse finché eri già lì nella sabbia, tra le onde.
Tonio era una specie di scemo.
La madre siccome quando era piccolo era molto triste, piangeva giorno e notte, gli aveva dato molta “papagna” (papavero). Tanta di quella papagna per farlo stare buono che gli aveva toccato il cervello.
I contadini usavano molta papagna per i bambini troppo agitati, troppo piagnucolosi. La notte era notte e dovevano dormire per la dura giornata nei campi l’indomani, allora un po’ di droga e il piccolo era sistemato.
Poi ce n’era tanto di quel papavero nelle campagne salentine».

faùgnu, vavuse e fuggiuni

Il terzo e ultimo episodio mi accomuna al ricordo indelebile che mi vide in parte piccolo testimone del fatto accaduto verso la metà degli anni ’50 dello scorso secolo: «Da piccolo, quando andavo in villeggiatura con i miei genitori a Tricase Porto, mi sembrava di stare in paradiso. L’unica stonatura era che la sera, sul più bello lasciavamo tutti i compagni a giocare tra i pini e gli oleandri per andare fino alla casa che avevamo affittata.
Essa era molto lontana dal centro-mare, situata al termine di una larga strada altissima, tutta pietre.
Tutta la casina era formata da una stanza, bianca dentro e bianca fuori, un gabinetto annesso con il vaso di creta per cacare, un chiodo al muro con ritagli di giornale per il culo, un barattolo mezzo pieno di calce con dentro una spazzola per biancheggiare.
Da fuori veniva il favonio [faùgnu, ndr], un vento caldo
che ti faceva certe volte addormentare secco sul vaso.
Il giorno si stava a mollo nell’acqua come il baccalà.
Tutte le inventavamo: facevamo finta di passeggiare sul pontile poi tutto ad un tratto cadevamo nel mare come colpiti a morte. Oppure si prendeva uno per le braccia e le gambe e lo si lanciava in acqua.
Da sotto il pontile usciva l’acqua della salute, acqua purgativa. C’era parecchia gente che si riempiva le bottiglie, altri addirittura le damigiane.
Nel porto si pescava molto pesce, vavose, chigghioni [fuggiuni, ndr] e anguille».

una fiocina in fronte

«Un giorno che avevamo preso a sfottere il figlio di un pescatore che era piccolo e nero come un ragnetto, quasi spazientito non ci pensò due volte a fiocinare un amico in mezzo alla fronte. Vedo ancora davanti agli occhi la testa che galleggiava nell’acqua e il mare calmo, piatto, misterioso: proprio dalla fronte sembrava uscire la lunga fiocina».
Così lo vidi anch’io, terrorizzato, quando lo condussero a casa e il vicinato fu scosso dal grido disperato della madre. Si trattava di Vituccio Adago che abitava in via Stella d’Italia, di fronte alla casa della mia nonna materna dove lo scrivente si trovava quel pomeriggio estivo.
Fu condotto subito all’ospedale di Scorrano dove gli fu estratta la fiocina con un delicato intervento chirurgico.
Si chiude così questa piccola rassegna di testi riguardanti Tricase, pubblicata per omaggiare la nostra cittadina e ricordare un poeta-scrittore, forse da noi poco conosciuto, che, avendovi vissuto, ne ha conservato e trascritto ricordi per noi preziosi, perché emblematici di un particolare momento storico.

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Meteo, arriva l’autunno con piogge e temporali

Il caldo anomalo ha le ore contate, calano le temperature..,

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ARRIVA L’AUTUNNO CON UN CARICO DI PIOGGE E TEMPORALI –

 

Una nuova intensa perturbazione si sta avvicinando alla nostra Penisola e nel corso della settimana scaverà un’energica circolazione depressionaria che per diversi giorni rinnoverà il maltempo in molte zone d’Italia — spiega Manuel Mazzoleni, meteorologo di 3bmeteo.

“Già entro sera rovesci e temporali, anche di moderata o forte intensità raggiungeranno Piemonte, Valle d’Aosta e parte di Liguria e Lombardia. Lunedì il maltempo si estenderà a tutto il Nord, alle regioni tirreniche centro-settentrionali e alla Sardegna, con ancora rovesci e temporali localmente forti. Alto il rischio di nubifragi su medio-alto Piemonte, Lombardia, Liguria e Toscana, con accumuli localmente oltre i 50/80 mm e picchi fino a 150/200 mm sul VCO.

MARTEDÌ ARRIVA A SUD

Martedì la perturbazione scenderà di latitudine portando un peggioramento anche sul resto del Centro e sul basso versante tirrenico, rinnovando nel contempo maltempo al Nord-Est, parte della Lombardia e sulle Alpi occidentali, con fenomeni localmente ancora intensi ma in graduale esaurimento.

Mercoledì la circolazione depressionaria avrà ormai coinvolto quasi tutta la Penisola, rinnovando diffusa instabilità da Nord a Sud con piogge alternate a pause più asciutte, con l’eccezione dell’estremo Meridione dove i fenomeni saranno meno probabili. Almeno fino a venerdì altri impulsi instabili, intervallati da temporanee schiarite, transiteranno sul Nord, dove poi il tempo inizierà a migliorare nel fine settimana a partire da Ovest.

Atteso, invece, un ulteriore peggioramento al Centro-Sud — da confermare data la distanza temporale — con nuovi rovesci e temporali anche di forte intensità.”

 

DECISO CALO TERMICO, VALORI MASSIMI GIU’ ANCHE DI 10/12°C –

 

“Il caldo anomalo di questi giorni, con temperature sopra le medie del periodo di oltre 10/12°C al Nord — precisa il meteorologo di 3bmeteo — ha ormai le ore contate: il maltempo sarà accompagnato da aria decisamente più fresca di origine nord-atlantica, che farà crollare le temperature a partire dalle regioni di Nord-Ovest, dove già a inizio settimana le massime scenderanno sui 22/24°C.

Entro mercoledì il calo termico raggiungerà anche il Centro e il Nord-Est, con massime sotto i 25°C e localmente non oltre i 17/19°C al Nord-Ovest. Al Sud, dove a inizio settimana si potranno ancora toccare i 30-32°C, la diminuzione sarà più graduale: da martedì in Campania e poi da mercoledì/giovedì anche sulle restanti regioni. Entro il fine settimana le massime dovrebbero portarsi sotto i 25°C da Nord a Sud, con valori anche inferiori alle medie stagionali al Centro-Nord.”

 

ATTENZIONE ANCHE AL VENTO –

Il peggioramento sarà accompagnato da un aumento della ventilazione, dapprima dai quadranti meridionali e poi, entro metà settimana, da quelli nord-occidentali.

Nel fine settimana, se l’evoluzione sarà confermata nei prossimi aggiornamenti, la ventilazione resterà sostenuta su gran parte del Centro-Sud, con rotazione ciclonica attorno alla depressione in movimento verso sud-est: attese raffiche di Grecale sull’Adriatico e di Tramontana e Maestrale su Ligure e Tirreno.

COME MAI L’AUTUNNO SCATTA IL 22 E NON IL 21 SETTEMBRE? 


Come tutti sappiamo, l’autunno astronomico inizia con l’equinozio d’autunno, ovvero il momento in cui il Sole si trova esattamente sopra l’equatore terrestre: in quell’istante il giorno e la notte hanno più o meno la stessa durata. 
Molti pensano che sia sempre il 21 settembre, ma in realtà può cadere tra il 21 e il 24 settembre.

Il motivo è che il nostro calendario (gregoriano) non è perfettamente sincronizzato con l’anno tropico, cioè il tempo che la Terra impiega a compiere un giro completo attorno al Sole rispetto alle stagioni. L’anno tropico dura circa 365 giorni e 6 ore: queste “ore in più” si accumulano, e per compensarle ogni quattro anni inseriamo un giorno bisestile. Quest’anno l’equinozio sarà il 22 settembre alle 20:19; stessa data anche per il prossimo anno, mentre nel 2027 cadrà il 23 settembre”

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Attualità

A Tricase il cibo diventa futuro di comunità

Nell’ex mattatoio comunale, il Food4Health Lab unisce innovazione, tradizione e inclusione sociale: un modello pilota che dà forza alle piccole imprese e apre nuove prospettive di sviluppo locale e internazionale

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Trasformare un modo di vivere in cibo. È questa la missione che anima il Laboratorio di Comunità Food4Health di Tricase, nato nel 2024 negli spazi rigenerati dell’ex mattatoio comunale. Qui il cibo non è soltanto nutrimento o prodotto da vendere: diventa occasione di sviluppo, strumento di inclusione sociale, opportunità di crescita condivisa.

 

Il laboratorio è il cuore del progetto Food4Health, azione pilota del programma di cooperazione strategica Interreg Italia–Albania–Montenegro, nato dalla collaborazione tra la sede italiana del Centro Internazionale di Alti Studi Agronomici Mediterranei (CIHEAM Bari) e il Comune di Tricase. Un modello innovativo a sostegno delle micro e piccole imprese dell’agricoltura e della pesca, ma anche un incubatore di nuove realtà imprenditoriali e un dispositivo di riqualificazione di filiere produttive con potenzialità ancora inespresse.

Reho

Perché un laboratorio di comunità fa la differenza? Ci risponde Aldo Maria Reho, operatore della filiera ittica, dell’azienda InMare di Gallipoli:“L’opportunità di disporre di un laboratorio in cui sperimentare e sviluppare nuovi prodotti a base di pesce rappresenta un elemento di assoluta unicità per il nostro territorio. Si tratta infatti di una struttura che mette a disposizione competenze, tecnologie e servizi che, diversamente, sarebbero inaccessibili alle piccole realtà del settore ittico locale. Grazie a questo supporto, gli operatori della piccola pesca artigianale, così come gli agricoltori, hanno la possibilità non solo di valorizzare meglio le proprie materie prime, ma anche di innovare la propria offerta, esplorando nuovi mercati e rafforzando la competitività delle loro imprese.”

Il Food4Health Lab mette infatti a disposizione dei produttori locali spazi e strumenti per trasformare e confezionare le materie prime in condizioni di sicurezza, con il supporto costante di tecnologi specializzati. Non solo: il laboratorio ha scelto di aprire le proprie porte anche agli apicoltori, con una linea dedicata al miele che valorizza una produzione radicata nel territorio e simbolo di biodiversità.

Dalla terra al mare, fino all’apicoltura, il laboratorio diventa così luogo in cui innovazione e tradizione si intrecciano, generando nuove opportunità economiche e rafforzando il tessuto produttivo locale.

Di Terlizzi

A Biagio Di Terlizzi, direttore del CIHEAM Bari, chiediamo come si trasformano i bisogni in opportunità di crescita condivisa?
“Il laboratorio di comunità Food4Health rappresenta un esempio concreto di sviluppo locale: non si limita alla sola trasformazione dei prodotti agricoli e ittici, ma diventa uno spazio di incontro, collaborazione e inclusione, dove la valorizzazione delle produzioni locali si unisce al coinvolgimento delle risorse umane presenti nella comunità. In questo senso, il laboratorio offre un modello integrato replicabile in altri contesti nazionali e internazionali, in cui le potenzialità endogene ancora inespresse possono diventare leve concrete di sviluppo. Questo approccio sostiene il reddito degli agricoltori e degli operatori della piccola pesca artigianale, creando al contempo nuove opportunità di lavoro qualificato per i giovani, trasformando il laboratorio in un volano di resilienza e competitività per le comunità costiere.”

Negli ultimi mesi il Food4Health Lab ha ospitato eventi come Proxima (dedicato al cibo sano, giusto e accessibile a tutti) e Ubuntu (festival della multicultura dedicato all’integrazione comunitaria). Iniziative che hanno mostrato come il laboratorio non sia soltanto luogo di produzione, ma anche spazio sociale e culturale, dove persone e culture diverse si incontrano e si contaminano a vicenda. Al suo interno, inoltre, trovano spazio momenti di confronto sulle politiche locali del cibo, che coinvolgono comunità, istituzioni e imprese in un dialogo aperto sul futuro del territorio.

Il respiro internazionale è una delle cifre distintive del progetto: il laboratorio è sovente oggetto di visite da parte di delegazioni governative provenienti da diversi Paesi del Mediterraneo e del mondo. Tra le più recenti, una delegazione egiziana guidata dai ministri dell’Agricoltura e della Bonifica dei Terreni e degli Affari Parlamentari e la Comunicazione Politica e, ancor prima, la visita del Ministro dell’Agricoltura del Regno di Giordania. Gli incontri hanno offerto l’occasione per presentare i progetti della cooperativa locale, le misure di sostegno alle microimprese agricole e della pesca e il ruolo del laboratorio come strumento di inclusione sociale, sviluppo sostenibile e sicurezza alimentare. E ancora, durante l’evento Proxima svoltosi la scorsa estate, funzionari e professionisti provenienti da 14 Paesi di 4 continenti, riuniti a Tricase per la sesta edizione del corso internazionale Sustainable Development of Coastal Communities organizzato dal CIHEAM Bari, hanno potuto conoscere esperienze e progetti messi in campo da questa realtà.

L’insieme di queste azioni ha contribuito a consolidare il laboratorio quale buona pratica riconosciuta e replicabile nei campi dello sviluppo sostenibile e dell’inclusione sociale.

Le prossime attività si muoveranno nella stessa direzione: a breve il laboratorio ospiterà il Bootcamp Circus, organizzato nell’ambito del progetto Interreg CIRCUS finanziato dall’Unione Europea e in programma a Tricase. L’evento riunirà partner e stakeholder dell’area adriatico-ionica per costruire una strategia comune di sviluppo, a partire proprio dall’esperienza maturata nel Salento.

Minonne

Tutto questo ha un impatto concreto per le aziende agricole e la biodiversità? Ne parliamo con Francesco Minonne, titolare dell’azienda agricola Ruralia, socia di Food4Health:
“Un laboratorio di trasformazione di comunità rappresenta un modello concreto per la valorizzazione di prodotti e servizi agroalimentari che diversamente sarebbero fuori da possibilità reali di mercato. Si tratta infatti della possibilità per le piccole aziende di mantenere una filiera corta e sistemi di qualità altissimi perché basati sulla integrità e bassa manipolazione delle materie prime.”

Il laboratorio, poi, è anche la casa degli agricoltori custodi, impegnati nella conservazione delle varietà locali e nella trasmissione di saperi agricoli che rischierebbero di andare perduti. Grazie al loro lavoro, la biodiversità diventa non solo patrimonio culturale, ma risorsa concreta di sviluppo per il territorio e le nuove generazioni.

UN MODELLO CHE GUARDA AVANTI

Oggi la gestione del Food4Health Lab è affidata a una cooperativa, composta da agricoltori e pescatori artigianali, che ha scelto di fare rete per offrire servizi condivisi e costruire un modello di sviluppo più equo e sostenibile. Una comunità aperta, che guarda al futuro e cerca nuovi operatori da inserire e formare, per rafforzare le attività e ampliare il raggio d’azione del laboratorio.

Il Food4Health Lab è dunque più di un luogo fisico: è un punto di riferimento per l’innovazione, la cultura del cibo e la cooperazione internazionale, un’esperienza nata nel basso Salento ma capace di parlare a tante comunità in Italia e nel mondo.

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