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Attualità

RC Auto: Pulizia Etnica!

Aumenti indiscriminati sulle polizze assicurative stanno colpendo gli utenti di molte Assicurazioni (nel mirino soprattutto Ina Assitalia, la maggiore Compagnia assicurativa

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Aumenti indiscriminati sulle polizze assicurative stanno colpendo gli utenti di molte Assicurazioni (nel mirino soprattutto Ina Assitalia, la maggiore Compagnia assicurativa del sud Italia, ma pare che il fenomeno riguardi un po’ tutte le Compagnie del nostro territorio (da Italiana Assicurazioni al Gruppo UGF, dalla Milano alla Zurich, ecc.). Disdette forzate e premi addirittura triplicati o quadruplicati nei confronti degli utenti. C’è da precisare che i contraenti che subiscono tutto questo appartengono alla 1°, 2° e 3° classe: forte il sospetto che si tratti di una campagna mirata a danno dei contraenti virtuosi. Oltre al danno, anche la beffa per i clienti, cui spesso la disdetta non viene neppure recapitata in quanto l’Agenzia provvede a inviargliela con posta ordinaria. In tal caso, l’utente viene quindi a conoscenza dell’annullamento del contratto solo quando si reca presso l’Agenzia per ritirare la cedola di copertura per il periodo successivo. Proprio lì lo attende, dunque, la proposta di un nuovo contratto con un premio esorbitante rispetto a quello precedente. Un’azione “riservata” al Meridione, quella delle Assicurazioni, ree di sferrare un duro colpo alla fiducia degli utenti nei confronti dell’intera categoria delle Agenzie assicurative. Le Associazioni dei consumatori già si sono rivolte all’Antitrust. Un piccolo terremoto nell’ingessato mondo delle polizze Rc Auto. La denuncia, per esempio, dello strano comportamento della più importante Compagnia del Mezzogiorno, Ina Assitalia, del gruppo Generali, che ha deciso di eliminare i clienti campani, calabresi e pugliesi perché poco redditizi, ha costretto l’Isvap ad aprire un’istruttoria. Basta promozioni e sconti. Basta contratti che beneficiano della legge Bersani. Basta automobilisti che subiscono incidenti e si fanno pure male. Basta clienti campani, pugliesi e calabresi, anche se sono in classe di merito ottima, come la terza o la seconda, e non provocano sinistri da anni. Deve essere stato questo il pensiero che ha attraversato le menti dei manager delle Compagnie. Così lo scorso 2 agosto la Direzione generale della Ina Assitalia ha inviato a tutti gli agenti di Puglia, Calabria e Campania un’inquietante circolare, che ha come oggetto una frase molto eloquente: “Redditività del comparto auto”. Adiconsum ha annunciato un esposto all’Antitrust: “Tale comportamento”, secondo l’Associazione dei consumatori, “dev’essere configurato nello stesso reato che viene contestato al cittadino quando specula su un sinistro: frode. A questi comportamenti deve seguire la sospensione dell’autorizzazione ad esercitare il ramo Rc Auto in tutta Italia e l’attivazione dell’Agenzia Antifrode in approvazione in Parlamento”. L’Isvap (l’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni private e di interesse collettivo), come detto, aprirà un fascicolo per chiarire il caso e applicare eventuali sanzioni. Ma quello che ha destato maggiore scalpore è la “pulizia etnica” dettata da un’incredibile circolare interna di Ina Assitalia di cui siamo entrati in possesso: in soldoni, i vertici dell’Azienda sostengono che, siccome il guadagno dell’Ina Assitalia degli ultimi anni è troppo ridotto, a partire da ottobre 2010, nelle Agenzie con profitti inferiori al 30%, deve iniziare una campagna di disdette dei contratti, assolutamente svincolata dai curricula degli automobilisti assicurati. Naturalmente chi è stato cacciato si è imbufalito e ha immediatamente organizzato la protesta anche su Facebook (e su vari blog) con i gruppi “No disdetta” e “RC Auto, contro le disdette di massa”. Ed effettivamente le regole dettate dalla Compagnia non sprigionano, per così dire, simpatia. “In particolare”, si legge nella circolare di Ina Assitalia, “a partire dalle scadenze di ottobre 2010, estratti i portafogli gestiti da produttori con rapporto sinistri/premi 2009 superiore al 70% e con frequenza sinistri causati superiore alla media nazionale, si provvederà a inviare disdetta direzionale alle polizze colpite da almeno un sinistro “causato” con accadimento dal 1° gennaio 2007 al 30 giugno 2010 con seguito (chiuso o pendente) o da almeno un sinistro “subito” (Card gestionario) con lesioni o con intervento del legale in apertura”. Tradotto, per noi povericristi significa che, anche dove la Compagnia assicurativa guadagna abbondantemente, gli agenti sono obbligati a disdire il contratto di tutti i clienti che hanno provocato un incidente negli ultimi tre anni, qualunque sia la loro classe di merito, o, addirittura, che abbiano subito un incidente in cui qualcuno si è fatto male. E c’è già chi l’ha definito razzismo assicurativo…


Pulizia etnica


Tantissimi clienti arrivano in questi giorni in Agenzia arrabbiatissimi”, racconta un agente dell’Ina Assitalia della nostra provincia, che ovviamente preferisce conservare l’anonimato. “A loro la disdetta sta arrivando per posta. E quando chiedono un nuovo preventivo, scoprono che il contratto gli costa il triplo perché proposto alle nuove tariffe, aumentante in maniera esponenziale rispetto a quando avevano contratto la loro prima polizza”. L’agente ci conferma anche che “viene disdetto il contratto soprattutto di quegli automobilisti che hanno usufruito della legge Bersani, che hanno in uscita una classe di rischio superiore a 1, la minima possibile, o che hanno subito un incidente con lesioni (magari qualcuno li ha tamponati e gli ha causato un colpo di frusta, Ndr)”. Così automobilisti virtuosi, con classe di merito molto buona, solo perché hanno un contratto con un agente o un produttore che ha nel suo portafoglio un rapporto sinistri-premi elevato, vengono sostanzialmente invitati ad andare via. Il nostro agente conferma anche l’esistenza della circolare di cui prima: “Esiste, anche se ovviamente se ne guardano bene dal farla girare. Pulizia etnica? Ci può stare. Soprattutto se si considera che la ghigliottina è adottata proprio contro tutti. Anche ad un mio collega, che ha dovuto interpellare il legale per un danno subito da un parente, non è stata rinnovata la polizza. Ma c’è di più: tanti miei clienti oltre alla RC Auto hanno contratto con Ina Assitalia anche altre polizze assicurative ed anche consistenti. Cosa credete che facciano dopo lo sgarbo del mancato rinnovo della Rc Auto? Ovviamente vanno via…”. Sono in tanti, tra addetti ai lavori e clienti, a pensare che l’operazione Ina Assitalia Generali, così come quella di altre Compagnie, abbia come obiettivo quello di chiudere gli sportelli in quelle regioni in cui i profitti sono troppo ridotti. Anche il presidente dell’Antitrust, Antonio Catricalà, in un’audizione al Senato aveva denunciato il fenomeno raccontando che al sud sta avvenendo un vero e proprio “abbandono di intere aree da parte di Compagnie di primo piano, che sembrano proporre premi eccessivamente elevati, tali da concretizzare una sorta di dissimulato rifiuto a contrarre”. A quanto trapela da Ina Assitalia, riguardo la circolare interna citata, questa si incentrerebbe “sulla redditività dei portafogli e non sulle zone geografiche”. L’aggiunta immancabile e, purtroppo, anche veritiera è che “non si può tacere l’esistenza di gravi fenomeni fraudolenti nel mondo assicurativo che emergono con particolare intensità in alcune aree del Paese (e la Puglia detiene il triste record) e che distorcono in modo significativo l’andamento della gestione assicurativa. La Compagnia è impegnata con significativi investimenti in risorse umane e per contenere questi fenomeni, nell’interesse sia degli assicurati e sia degli azionisti risparmiatori, e nel limite del corretto rapporto di mutualità per cui gli assicurati onesti non possono subire senza limiti le distorsioni causate dagli assicurati che onesti non sono”.


Pulizia Portafoglio


La “Pulizia Portafoglio” non riguarda come detto solo Ina Assitalia ma sembra un fenomeno assai diffuso, come ci ha confermato, anche lui chiedendo l’anonimato, un agente plurimandatario di Tricase: “L’allarme è generico e stanno obbligando tante persone a contrarre una nuova polizza assicurativa con un aumento anche del 400%! La Legge Bersani era nata per tutelare soprattutto i consumatori, invece si sta rivelando un boomerang, perché consente anche alle Compagnie di decidere unilateralmente la rescissione. Tanti miei clienti per essere stati coinvolti in un sinistro hanno avuto la sorpresa di vedersi recapitare una lettera con la quale si comunicava la non disponibilità a rinnovare la polizza. Ma c’è anche di peggio: qualcuno ha saputo di essere rimasto senza copertura assicurativa solo quando si è recato in Agenzia per ritirare la nuova cedola… E’ come mettere il cappio al collo alla gente, che non potendo fare a meno dell’auto è costretta ad un nuovo contratto a cifre vertiginose. Quanto sta accadendo è vergognoso!”.

Tutta colpa dei furbetti? 


Tra gli agenti, però, c’è anche chi la pensa in modo diverso. È il caso di un noto agente della Ras della nostra provincia, che ha chiesto (anche lui!) di restare rigorosamente anonimo: “Detto che la Ras ad oggi non è ricorsa alle cosiddette disdette di massa, mi preme sottolineare un altro aspetto della vicenda. Io partirei dai cosiddetti “stupidi furbetti” di cui tanto si è parlato. A mio avviso alcune Compagnie hanno una parte di ragione. Il problema è nella nostra mentalità o meglio in quella di quei pugliesi che hanno portato la nostra regione al primo posto per incidenti denunciati. Le Compagnie”, tuona l’agente, “non fanno opera assistenziale; la loro è una scommessa: assicurano nel caso si dovesse verificare un incidente ma non lo fanno se già sanno che si verificherà. Se si va a valutare la tipologia di incidenti, c’è sempre il famoso colpo di frusta. È stato creato un danno incredibile e tutti noi paghiamo un cattivo costume. Perché in altri posti d’Italia tutto ciò non si verifica? È chiaro poi che altrove le tariffe siano più basse. Con questo non dico che chi opera disdette di massa abbia ragione, ma sto solo cercando di andare a fondo del problema”. E per dare forza a quanto sta dicendo, l’agente cita un fatto realmente accaduto: “Se un ciclomotore che tocca da dietro un’auto rompendo il fanalino posteriore, provoca la necessità di un collare per tutti e 5 gli occupanti dell’auto stessa, evidentemente c’è qualcosa che non va…”. Resta il fatto, però, che in tanti, anche virtuosi, se coinvolti in un solo incidente, sono costretti a sottoscrivere un nuovo contratto a cifre esorbitanti. “Pagano la furbizia degli altri. Un certificato medico per un colpo di frusta non si può sindacare e sappiamo bene quante responsabilità professionali ci siano dietro la certificazione di un colpo di frusta. È diventata ormai prassi che quando si subisce un qualsiasi contatto in auto si vada subito in ospedale; e se qualcuno distratto se ne dimentica, c’è subito chi glielo consiglia… E il colpo di frusta non è riscontrabile. Le Compagnie dovrebbero fare cartello non per aumentare i prezzi ma per decidere, ad esempio, di redigere le polizze infortuni con una franchigia del 7-10%. Così i colpi di frusta, che hanno il 3-4% di invalidità, resterebbero fuori. Solo così si potrebbe sanare la situazione. A chi fa il furbo bisognerebbe infine ricordare che non frega solo le Compagnie, ma pure il parente, l’amico e tutti gli altri utenti”.


Giuseppe Cerfeda


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Paolo De Castro per “Il Gallo”: “Agricoltura, cooperazione e geopolitica sono la nostra strategia di pace”

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In esclusiva su Il Gallo l’intervento di Paolo De Castro, già membro del Parlamento europeo, a margine dell’evento Tricase MED 2025 – Mediterraneo: le rotte possibili.

Le giornate dedicate a “Accoglienza, Conoscenza, Cultura, Economia, Politica – Le cinque rotte del dialogo” hanno trasformato il Salento in una piattaforma di confronto internazionale, dove istituzioni, mondo accademico, realtà imprenditoriali e rappresentanti della cooperazione si sono confrontati sul futuro del Mediterraneo.
Tra gli interventi più attesi, quello di Paolo De Castro, presidente di Nomisma, voce autorevole delle politiche agroalimentari europee e figura di riferimento nella costruzione del dialogo mediterraneo.
Il suo contributo non è stato un semplice intervento tecnico, ma un discorso politico nel senso più alto e più pieno del termine. Un’analisi sul presente e un appello per il futuro, costruito attorno a un’immagine che ha la forza di un manifesto:
«Siamo condannati a stare insieme».
Parole pronunciate richiamando il pensiero di Monsignor Vincenzo Paglia e diventate, nel filo narrativo di De Castro, la chiave per interpretare il ruolo del Mediterraneo in questa fase storica.
Un’immagine semplice, ma potentissima: perché essere “condannati alla convivenza” significa riconoscere che l’operazione politica più urgente oggi non è dividere, ma tenere insieme. Popoli, economie, filiere, territori, storie, crisi, speranze.

Un Mediterraneo che racconta il mondo: tensioni, conflitti, nuove fratture
“Viviamo in un mondo che si sta frantumando”, ha esordito De Castro. E la fotografia geopolitica non lascia margini di dubbio: 62 conflitti attivi, instabilità diffusa, polarizzazione delle potenze globali, e uno scenario internazionale in cui la sicurezza alimentare, energetica e climatica si intrecciano.
Il Mediterraneo, con la sua posizione cerniera, sente ogni vibrazione prima degli altri.
È un mare che collega e separa, un mare attraversato da scambi millenari e oggi esposto a:
tensioni regionali irrisolte,
crisi idriche sempre più profonde,
fratture socioeconomiche tra le sponde,
guerre che ridisegnano rotte e alleanze,
flussi migratori che raccontano più di qualsiasi statistica il fallimento di modelli di sviluppo.
Eppure il Mediterraneo resta anche un luogo di possibilità.
Una regione dove la storia ha dimostrato che la cooperazione non è un ideale, ma una necessità concreta.

L’agricoltura come chiave geopolitica: la pace nasce dalla terra
Il passaggio più sorprendente dell’intervento di De Castro è stato forse il più semplice:
la pace è anche – e soprattutto – un fatto agricolo. Non è un paradosso.
È la storia che lo insegna: dalla Mesopotamia alle carestie novecentesche, dalla geopolitica del grano alle crisi alimentari moderne, la relazione tra produzioni agricole e stabilità politica è sempre stata decisiva. De Castro lo ha spiegato con chiarezza:
«Il cibo ha sempre deciso la storia delle guerre. Parlare di Mediterraneo attraverso l’agricoltura è puro realismo geopolitico.»
L’agricoltura è una diplomazia silenziosa, ma efficace:
crea lavoro,
radica le persone ai territori,
produce relazioni sociali,
stabilizza comunità,
riduce le tensioni,
genera dignità.
È un’infrastruttura di pace, spesso invisibile, ma fondamentale. Per questo, secondo De Castro, rimettere la terra e il cibo al centro delle politiche mediterranee significa ragionare non solo da tecnici, ma da strateghi del presente.

Il ruolo del CIHEAM Bari: un presidio democratico nel cuore del Mediterraneo
De Castro ha dedicato un passaggio centrale a riconoscere il valore del CIHEAM Bari.
Lo ha definito “un presidio democratico del Mediterraneo”, evidenziando come questa istituzione svolga una funzione unica: formare competenze e costruire cooperazione reale.
Il CIHEAM non produce soltanto ricerca, ma genera una vera e propria classe dirigente tecnica del Mediterraneo:
agronomi formati in una prospettiva internazionale,
progetti di gestione idrica in contesti dove l’acqua è già una questione di sicurezza nazionale,
programmi di sviluppo rurale per Paesi MENA,
attività di lotta e contenimento delle fitopatie (come la Xylella, che ha sconvolto il paesaggio salentino),
innovazione varietale per fronteggiare il cambiamento climatico.
È una diplomazia dei fatti, non delle dichiarazioni. Ed è lì, in quella diplomazia concreta, che secondo De Castro nasce la possibilità di “tenere insieme ciò che il mondo tende a dividere”.

Dalle crisi alle opportunità: tre priorità per una nuova agenda mediterranea
Nella parte più programmatica del suo intervento, De Castro ha tracciato una vera e propria road map del futuro.
1. Adattamento climatico: la scienza come infrastruttura della pace
Il Mediterraneo è uno degli “hotspot climatici” più critici del pianeta.
Subisce un riscaldamento superiore alla media globale e vive fenomeni estremi sempre più frequenti.
Il messaggio è chiaro: nessun Paese può agire da solo. Serve un sistema integrato che unisca ricerca, trasferimento tecnologico, uso efficiente dell’acqua, agricoltura smart.
2. Sicurezza alimentare: senza mercati trasparenti non c’è stabilità sociale
Negli ultimi anni, i prezzi dei beni agricoli sono diventati un barometro del rischio geopolitico.
Ogni tensione internazionale ha immediate ripercussioni sulle filiere globali. De Castro insiste:
“La trasparenza dei mercati agricoli è una condizione di stabilità per le società mediterranee.”
Nomisma sta lavorando a:
osservatori permanenti sulle tendenze dei mercati,
sistemi di previsione degli shock,
indicatori di volatilità,
piattaforme informative per imprese e governi.
È un lavoro che può diventare – se integrato a livello mediterraneo – una vera infrastruttura di prevenzione.
3. Migrazioni e sviluppo rurale: un futuro che radica le persone ai territori
“Le persone non fuggono quando hanno futuro”, ha ricordato De Castro.
E il futuro, nel Mediterraneo, passa anche da:
investimenti nell’agricoltura,
valorizzazione delle filiere locali,
formazione tecnica,
sostegno ai giovani agricoltori,
infrastrutture rurali,
opportunità economiche nelle aree fragili.
Non è solo sviluppo. È prevenzione dei conflitti. È politica estera nel suo volto più pragmatico.

Costruire una governance comune: tre assi strategici
Per consolidare questo percorso, De Castro propone una nuova architettura di governance mediterranea, basata su tre pilastri.
1. Una piattaforma mediterranea per ricerca e formazione
Un ecosistema integrato, costruito attorno a CIHEAM e alle università della regione, capace di generare competenze condivise.
2. Un quadro comune su qualità, tracciabilità e indicazioni geografiche
Per mercati più equi, per tutelare produttori e consumatori, per rafforzare la competitività delle filiere agroalimentari mediterranee.
3. Una diplomazia economica del cibo
Una forma nuova di cooperazione regionale, che coinvolge:
imprese agricole,
istituzioni pubbliche,
enti di ricerca,
organizzazioni internazionali,
società civile.
Il cibo diventa così non solo risultato produttivo, ma strumento diplomatico, costruzione di fiducia, architettura di convivenza.

Governare insieme ciò che il mondo tende a separare
L’intervento di De Castro è stato, in fondo, un invito alla responsabilità collettiva. Non un esercizio retorico, ma una mappa politica per affrontare il presente.
“Un unico pianeta, un’unica mensa” non è un sogno: è la condizione reale in cui viviamo.
La globalizzazione, nonostante i suoi limiti, lega in modo irreversibile i destini delle comunità del Mediterraneo. L’agricoltura, troppo a lungo confinata nei margini delle agende politiche, torna invece al centro come strategia di pace.
E così, in un mondo che costruisce muri, De Castro offre una prospettiva diversa: non siamo condannati al conflitto, ma alla convivenza. Ed è proprio in quella convivenza – da costruire, gestire e proteggere – che risiede la possibilità di una nuova stagione mediterranea.

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Maria De Giovanni a Bruxelles per la Giornata Internazionale della Disabalità

Abbracci, talento e amore al Parlamento Europeo con la testimonianza di vita personale della giornalista e scrittrice nostra conterranea

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È stata una testimonianza che ha lasciato il segno quella di Maria De Giovanni, protagonista al Parlamento Europeo durante la Giornata Internazionale della Disabilità. Invitata dall’europarlamentare Chiara Gemma, Maria ha portato nella sede di Bruxelles una voce autentica, intensa, capace di toccare il cuore di chi l’ha ascoltata. Definita da molti “un talento umano raro”, Maria è riconosciuta come una vera pioniera della terapia dell’abbraccio, un approccio che affonda le radici nella sua storia personale e nella sua straordinaria capacità di trasformare il dolore in cura e vicinanza.

Nell’emiciclo europeo, dove politici, esperti e rappresentanti delle istituzioni si sono riuniti per riflettere sul tema della disabilità, le sue parole hanno attraversato la sala con una delicatezza potente. Maria ha raccontato il suo percorso, fatto di sfide, di resilienza e di quella forza silenziosa che nasce solo da un’esperienza vissuta sulla pelle. Uno dei momenti più intensi del suo intervento è stato quello dedicato alla figlia Aurora, che lo scorso ottobre si è laureata discutendo una tesi proprio sulla storia della madre. Con emozione palpabile, Maria ha condiviso quanto quel traguardo rappresenti per lei un’eredità morale e affettiva: “Sentire mia figlia raccontare il mio cammino con voce nuova — ha detto — è il dono più prezioso. In quel momento ho capito che il mio dolore, la mia lotta, hanno generato qualcosa che potrà andare avanti oltre me.” Il pubblico ha risposto con un applauso lungo e sentito, quasi un abbraccio collettivo a una donna che ha fatto dell’abbraccio la sua forma più pura di cura. La giornata è stata resa ancor più significativa dalla presenza del giornalista di Rai 1, Mario Acampa, che ha intervistato Maria dando ulteriore voce e spazio alla sua esperienza come Donna impegnata nel sociale che per la sua tenacia e concretezza nel fare ha ricevuto molti riconoscimenti. Commendatore, Presidente della Onlus Sunrise Il mare di tutti , Scrittrice della trilogia sulle orme della sclerosi multipla, con l’uscita del suo ultimo libro La pienezza nella vita , è impegnata quotidianamente nella divulgazione della conoscenza sulla sclerosi multipla, lo fa nelle scuole e nelle università . L’intervista, densa di domande profonde e sguardi autentici, ha permesso di cogliere sfumature preziose della sua storia e del suo impegno quotidiano. Acampa ha saputo valorizzare la dimensione umana della testimonianza, restituendo al pubblico non solo un racconto, ma un incontro. L’europarlamentare Chiara Gemma ha espresso gratitudine per la presenza di Maria e per il suo contributo: “La storia di Maria ci ricorda che ogni intervento politico deve avere al centro l’essere umano. Le sue parole oggi sono state un faro per tutti noi.” Maria ha lasciato il Parlamento Europeo così come vi era entrata: con un sorriso gentile, la sua discrezione elegante e la certezza che anche un semplice abbraccio può cambiare il mondo. E a Bruxelles, almeno per un giorno, lo ha cambiato davvero.

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Minerva tira le orecchie al PD di Tricase: “Scelta di Chiuri errore politico”

“Il candidato è persona stimata, ma il metodo con cui è stato scelto, senza un vero confronto, desta perplessità. Così non si crea alternativa forte e credibile per produrre un cambiamento radicale e necessario per la città”

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Il PD di Tricase ha annunciato in queste ore il suo candidato sindaco per le amministrative 2026, nella persona di Vincenzo Chiuri. A seguito dell’annuncio giunge in Redazione l’intervento di Stefano Minerva che, fresco di elezione nel consiglio regionale della Puglia proprio col Partito Democratico, esprime perplessità per l’accaduto. 

Decisione questa che aveva già creato maretta in Città, con le dimissioni dal Partito Democratico del consigliere Minonne (leggi qui).

La nota di Minerva

Apprendo dalla stampa che il circolo del PD di Tricase ha già individuato il prossimo candidato sindaco del centrosinistra, un professionista affermato e una persona di indiscutibile valore.

Tuttavia, ciò che desta perplessità non è il nome, ma il metodo. Assumere una decisione così rilevante senza un vero confronto e con l’intero campo del centrosinistra non è solo poco democratico: è un errore politico.

Anche alla luce della condivisa posizione espressa in un documento presentato alla città ad aprile in cui si stabiliva il percorso e il metodo che lasciava aperta la porta a tutte quelle forze politiche, realtà sociali, gruppi e movimenti alternativi alla attuale amministrazione De Donno.

Ritengo che non si possa tornare indietro da li.

Se l’obiettivo è vincere le prossime elezioni e aprire una nuova pagina per Tricase, allora dobbiamo insistere sulla costruzione di una coalizione inclusiva frutto di un percorso condiviso, trasparente, capace di tenere insieme tutte le energie progressiste della città. Per questo chiedo alla segreteria provinciale del Partito Democratico di convocare al più presto un tavolo di coalizione che riunisca tutte le forze politiche e civiche che si riconoscono nel progetto di Antonio Decaro.
Vincezo Chiuri è persona stimata e la sua candidatura arricchisce il valore complessivo del centrosinistra. Ma il centrosinistra deve restare unito, in un percorso già avviato nei mesi scorsi e che deve continuare nel segno di un progetto di rilancio della città. Serve spirito costruttivo e lungimiranza per tenere innanzitutto insieme il perimetro della coalizione e poi provare ad allargare a tutte le forze che possono riconoscersi nell’alternativa. Tricase ha bisogno di partecipazione, di unità delle forze responsabili. Non è sufficiente oggi mettere sul tavolo una candidatura assolutamente condivisibile. Oggi serve arrivare ad una candidatura condivisa. Questo deve essere il nostro orizzonte. Un orizzonte che va preservato anche ricorrendo, se necessario, a strumenti partecipativi dal basso che sono un tratto distintivo della storia del nostro partito. Solo così potremo offrire ai cittadini l’alternativa forte e credibile in grado di produrre un cambiamento radicale e necessario per la città”.

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