Cronaca
Uccisero 22enne a pistolettate: due ergastoli nel sud Salento
La Corte di Cassazione conferma la condanna emessa in Appello per gli assassini di Francesco Fasano, freddato nel 2018 sulla Casarano-Ugento “per motivi abietti e futili”

Arriva cinque anni dopo l’omicidio la condanna definitiva per i due ritenuti responsabili della morte di Francesco Fasano, 22enne di Melissano giustiziato lungo la provinciale Casarano-Ugento il 24 luglio 2018.
Sono stati confermati i due ergastoli e l’isolamento diurno per 18 mesi, con la pronuncia della Corte di Cassazione, per Daniele Manni, 43enne di Casarano e Angelo Rizzo, 27enne di Melissano.
La condanna è per omicidio volontario, aggravato dalla premeditazione e dai motivi abietti e futili, connesso allo spaccio di sostanze stupefacenti.
La sentenza ora confermata dagli “ermellini” era stata emessa dalla Corte d’Assise d’Appello (presieduta da Vincenzo Scardia). In quella sede era stato disposto il risarcimento del danno in separata sede ed una provvisionale di 50mila euro in favore dei genitori e della sorella di Fasano, costituitisi parte civile.
Annullata con rinvio invece, sempre dalla Corte di Cassazione, la sentenza che in Appello aveva condannato a 14 anni Antonio Librando, 56 anni di Melissano (14 anni anche in primo grado), e Luciano Manni, 70 anni di Melissano (24 anni in primo grado). Rispondevano dell’accusa di associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, in concorso con Angelo Rizzo e Daniele Manni.
Cronaca
Fornello resta acceso in cucina: incendio in abitazione a Miggiano
Illesa la proprietaria di casa che non si era accorta del fumo: ad allertarla, il parroco di passaggio

Incendio in una privata abitazione a Miggiano nella serata di ieri.
Spavento per un’anziana del posto che, inizialmente, non si era accorta dell’accaduto. E’ stato il parroco, di passaggio davanti alla sua casa, a notare la fuoriuscita di fumo nero e ad allertarla. Poi, la chiamata al 115 che ha fatto accorrere sul posto i vigili del fuoco del Distaccamento di Tricase.
Le fiamme, divampate in cucina, sarebbero state causate da un fornello del piano cottura rimasto accesso. Nessuna conseguenza per la donna.
Attualità
Racale, autovelox mobili sulle vie per il mare: da ottobre i test
Il sindaco Antonio Salsetti: «Troppi incidenti. Non è un escamotage per fare cassa. Ci auguriamo solo che la presenza dei dispositivi mobili porti consiglio in modo che quelle strade risultino più sicure per tutti»

Troppa imprudenza sulle strade così Racale corre ai ripari e, a partire dal prossimo mese, si effettueranno i test per gli autovelox mobili da utilizzare sulla via di Torre suda, in direzione Ugento e verso Melissano.
I controlli secondo quando stabilito dalla giunta saranno affidati alla polizia locale che verificherà il rispetto dei limiti di velocità lungo diverse strade del territorio comunale.
Non è ancora stato stabilito un controllo ma, assicurano, dalal giunta comunale, le postazioni mobili di controllo saranno pubblicizzate attraverso il sito internet dell’Ente.
Per il sindaco Antonio Salsetti la decisione non era più differibile: «Troppi incidenti anche dagli esiti funesti. Come accaduto per Alessandro Verardi, il giovane farmacista che ha perso la vita il 18 dicembre 2022 lungo la provinciale 202. Famiglie e cittadini ci hanno sollecitato chiedendoci di intervenire. Prima dell’estate abbiamo effettuato i primi test sulla via per Torre Suda e su quella per Ugento e già in quell’occasione sono emerse criticità riguardo possibili sanzioni da elevare. Quella dell’autovelox mobile diventa una decisione inevitabile per ridurre la velocità degli automobilisti su quelle strade». Il sindaco Salsetti ci tiene a chiarire che «non è un escamotage per fare cassa. Ci auguriamo solo che la presenza dei dispositivi mobili porti consiglio in modo che quelle strade risultino più sicure per tutti».
L’idea alla fine dei test è quella di chiedere all’Osservatorio per la sicurezza stradale della Prefettura di poter installare un autovelox fisso su quelle vie.
*foto in alto di repertorio
Cronaca
Abusò della fidanzata che rimase incinta: condannato 26enne
La sentenza ha inflitto 4 anni e 6 mesi per violenza sessuale aggravata e continuata

Rimase incinta dopo esser stata costretta a rapporti sessuali dal suo fidanzato: arriva la condanna del ragazzo, di Gagliano del Capo, a 4 anni e 6 mesi di reclusione.
E’ quanto deciso dal collegio della prima sezione nella giornata di ieri a margine di un iter giudiziario che ha mosso i primi passi dopo la denuncia della vittima ai carabinieri.
I fatti risalgono al periodo tra l’agosto ed il dicembre 2019. La ragazza fu costretta ad un rapporto sessuale in prossimità di un casolare abbandonato quando era ancora minorenne. Poi ancora, alcune settimane dopo, all’interno di casa sua. Per scoprire, in seguito, di essere incinta proprio del 26enne che aveva abusato di lei.
Le indagini scattate dopo la querela per il reato di violenza sessuale aggravata e continuata hanno portato il pubblico ministero a chiedere 7 anni e 6 mesi di reclusione. La prima sentenza ne ha inflitti 4 e mezzo: si attenderà ora di capire se, dopo che verranno depositate le motivazioni (entro 60 giorni), l’imputato presenterà o meno ricorso.
Disposto anche il risarcimento del danno in separata sede e una provvisionale di 30mila euro in favore della vittima che si era costituita parte civile.
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