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Attualità

Si è spento Luigi Chiriatti 

Per decenni si è dedicato alla ricerca nel campo delle tradizioni popolari del Salento. Camera ardente a Villa Betania di Tricase; i funerali si terranno domani, venerdì 26 maggio, alle 15 presso il Palazzo Marchesale di Melpignano

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A darne il triste annuncio la moglie Marisa Palermo e i figli Salvatore, Anna, Giovanni, Francesca, Fabio e Paolo.


Il settantenne, ricoverato presso l’ospedale Cardinale Giovanni Panico di Tricase, a seguito dell’aggravarsi delle sue condizioni di salute, era stato sottoposto ad un intervento d’urgenza.


Nonostante gli sforzi del personale medico per garantire un recupero completo, non è riuscito a superare il post-operatorio.


La camera ardente sarà allestita a Villa Betania di Tricase e i funerali si terranno domani, venerdì 26 maggio alle 15 presso il Palazzo Marchesale di Melpignano.


IL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA: «APPASSIONATO CUSTODE DELLE NOSTRE RADICI»


Appresa la triste notizia il presidente della Provincia Stefano Minerva ha sottolineato come «con la scomparsa di Luigi Chiriatti il Salento perde un appassionato custode delle nostre radici. Un cultore autentico di quel mondo antico, che ha fatto della tradizione popolare un tratto distintivo di questo territorio. Tra i protagonisti di quel gruppo di visionari che, con orgoglio e attraverso la ricerca e lo studio, hanno saputo trasformare ciò che per anni è stato sinonimo di arretratezza in volàno di sviluppo, crescita e riscatto di questo territorio. Addio, Luigi caro».


LUIGI CHIRIATTI, CUSTODE DELLA TRADIZIONE


Luigi Chiriatti per decenni si è dedicato alla ricerca nel campo delle tradizioni popolari del Salento. Dopo aver inciso nel 1977 con il Canzoniere Grecanico Salentino il disco Canti di terra d’Otranto e della Grecìa salentina ha fondato e militato in importanti gruppi di riproposta della musica popolare: il Canzoniere di Terra d’Otranto e Aramirè.


Ha curato e pubblicato numerosi lavori sul tarantismo, la musica e la cultura popolare salentina. Su tutti, Morso d’amore. Viaggio nel tarantismo Salentino, (I ed. Capone 1995, II ed. Kurumuny 2011) e Terra Rossa d’Arneo (Kurumuny 2017).


Ha svolto numerosi incarichi istituzionali come membro del comitato scientifico CIGI – Comitato Italiano Gioco Infantile; presidente dell’associazione culturale “Ernesto de Martino-Salento”; di direzione artistica: festival “Canti di Passione” dal 2003 al 2009 e 2014; di attività didattica e consulenza scientifica.


Nel 2002 ha fondato la casa editrice Kurumuny, dal 2015 è stato direttore artistico del festival “La Notte della Taranta” e direttore scientifico dell’Istituto “Diego Carpitella”.


Inizia la ricerca e la documentazione della cultura orale del territorio salentino negli anni Settanta. A Calimera, paese in cui è vissuto, opera con un gruppo di ragazzi che sotto l’influenza e la spinta di Giannino Aprile, sindaco illuminato e comunista, si ispira al suo insegnamento di recupero e valorizzazione della cultura e della lingua grica.


È nel circolo culturale “Giannino Aprile” che comincia a registrare i primi canti della tradizione popolare dalla viva voce dei cantori: Cosimo Surdo, Cici Cafaro, Lucia De Pascalis.


Non è ancora un progetto articolato e manca di spessore politico. L’idea fondante di quel periodo è quella di cercare di documentare la memoria di una piccola comunità di lingua grica, le sue espressioni poetiche e sonore.


Il salto qualitativo, tecnico e soprattutto culturale avviene con l’incontro, decisivo, con Rina Durante e Bucci Caldarulo.


Con Rina, le primordiali ricerche sul campo intorno ai canti della Grecìa salentina e ai racconti dei contadini diventano progetto di ricerca sulla memoria orale del Salento. Canti, storie, rituali, favole, giochi, biografie di cantori, scioperi assumo la dimensione della ricerca, in una prospettiva non più solo locale, ma come parte integrante di un movimento nazionale che si collega alla ricostruzione di una storia delle classi subalterne dei contadini e degli operai. Rina spingeva a raccogliere, documentare, studiare e approfondire la storia del territorio per emanciparla dall’isolamento geografico e politico in cui era stata relegata dalla classe egemone. Tesseva i fili di un raccordo con intellettuali che gravitavano nell’orbita e nelle attività dell’Istituto Ernesto de Martino di Milano prima, di Sesto Fiorentino poi, e del Canzoniere Italiano.


Bucci Caldarulo, che viveva insieme a Rina, sperimentava con Luigi Lezzi, Anna D’Ignazio, Marisa Serafino e pochi altri, la riproposta della musica popolare sulla scia degli insegnamenti di Giovanna Marini, Ivan Della Mea, Maria Carta, Rosa Balestrieri. Le storie e i canti della ricerca sul campo diventano repertorio del Canzoniere Grecanico Salentino, che dagli anni Settanta comincia un’attività di riproposta musicale portandola nel Salento prima, poi per tutta la penisola e all’estero. La musica di riproposta diventa mezzo per raccontare la storia delle classi contadine, dell’emigrazione, della Resistenza, delle leghe e degli scioperi salentini, sedati con la violenza e spesso anche nel sangue. Il CGS racconta in musica quel mondo e quella cultura, intessendo fitti legami con il tessuto sociale che l’ha prodotta; il canto dà voce ai desideri e alle aspirazioni di un territorio degradato e declassato dai potentati locali.


Rina e Bucci pongono le basi per la ricerca, documentazione e ricostruzione di una memoria interrotta, devastata da un’emigrazione di proporzioni epiche, che sul finire degli anni Cinquanta aveva causato lo smembramento del tessuto sociale e culturale, minando in ogni aspetto la vita della comunità.


Rina insegna il gusto della ricerca collegata alla storia, che si trasforma in racconto; il racconto in favola e la favola in mito. Bucci insegna a cantare, a ricercare l’impasto della voce, a fondere le note con immagini della vita e delle storie dei tanti cantori che avevano condiviso le loro memorie, la loro esperienza, la loro intimità.


Luigi Chiriatti apprende così a fare ricerca, ad approfondire i temi, a seguire i mille racconti, a cercare i fili che tengono insieme l’immaginario di un territorio e soprattutto a tesserli insieme in un progetto che non sia solo canto, ma impegno civile, culturale, politico.


Scenario della ricerca è l’intero Salento. Documentare i canti diventa una priorità.


In sella alla sua Vespa Piaggio 125 e munito di un registratore a bobine UHR 4400, Luigi va a incontrare, fra difficoltà e resistenze, i depositari di una cultura che si nascondeva a se stessa.


Il periodo che seguì le grandi occupazioni delle terre (1950-51), e le delusioni politiche ed economiche che ne derivarono, avevano aperto le porte all’emigrazione di massa che fino al quel momento aveva risparmiato il tessuto sociale salentino. Le persone emigravano in cerca di una nuova umanità, verso le grandi città del Nord e dei paesi europei: Svizzera, Germania, Belgio. Facevano propri nuovi modelli di vita; abbandonavano e relegavano in un angolo nascosto della propria mente la povertà e la desolazione umana da cui erano partiti.


A distanza di vent’anni, cominciano i primi flussi di rientro nella terra d’origine, ma la memoria del territorio è devastata, perché le persone rifiutano di ritornare a “ricordare”.


In questo contesto la documentazione procede quasi al buio: non si ha ancora conoscenza delle grandi ricerche etnomusicali già svolte da Alan Lomax, Giovanna Marini, Gianni Bosio, Diego Carpitella, che saranno pubblicate solo a partire dagli anni Duemila.


La ricerca di Luigi indaga così le persone più vicine: la madre, le sue conoscenti e qualcuno dei paesi vicini a Calimera e Martano.


Subito si apre uno scenario ricchissimo di tutte le forme poetiche e musicali della cultura orale: canti d’amore, stornelli, pizziche-pizziche, canti alla stisa, serenate e si presenta l’occasione di documentare, fra mille difficoltà, anche i canti delle prefiche di Martano.


Poi, via per il Salento.


Cutrofiano con gli Ucci; Zollino, in una bottega di vino con cantori improvvisati; Otranto, altra bottega di vino; Aradeo con la famiglia Zimba; Santa Cesarea Terme con donna Giulia; Castrignano del Capo, Scorrano, Maglie, Corigliano d’Otranto, Ruggiano…

Se all’inizio i canti sono la priorità, Luigi inizia poi a registrare tutto ciò che ha a che fare con la memoria orale. Sollecitato da letture quali L’intellettuale rovesciato e L’elogio del magnetofono di Gianni Bosio, estende il campo d’indagine a tutto ciò che oggi chiamiamo «patrimonio immateriale» di un territorio: giochi, favole, cunti, preghiere e vita dei santi, biografie dei cantori.


Particolare interesse riveste il fenomeno del tarantismo.


L’idea portante è verificarne lo stato a distanza di vent’anni dalla pubblicazione della ricerca di Ernesto de Martino. Luigi intervista sia le tarantate, che tutte le persone che gravitavano intorno al rituale: suonatori, medici, parenti, sacerdoti.


Emerge che il fenomeno è profondamente radicato nell’immaginario collettivo salentino.


A Tricase Luigi raccoglie la testimonianza sul drammatico sciopero delle tabacchine del 1935: «A Tricase non si canta più da quando le carreggiate dei traini si sono riempite di sangue».


È l’inizio di un altro importante filone di ricerca: la ricostruzione orale della storia del movimento contadino e operaio salentino.


La documentazione si svolge nel più ampio ambito di ricerca organizzato e voluto dall’Istituto Gramsci di Bari, sotto la guida di Miriam Castiglione.


Confluiscono in questo filone numerose interviste a dirigenti politici, sindacali e contadini che hanno contribuito con le loro lotte alla costruzione di un Salento nuovo e alla rivendicazione di una nuova dignità della vita.


Nel 1981 Luigi acquista la sua prima macchina fotografica, che gli permette di documentare con immagini riti, luoghi e protagonisti della ricerca.


La documentazione si arricchisce poi anche di materiali video. Alcuni riguardano le ritualità salentine: il tarantismo (Morso d’amore, 1981), la danza scherma di Torrepaduli (1983), la Passione nella Grecìa salentina (1983), gli spettacoli dei cantori, numerosissime feste e spettacoli di riproposta.


Alla ricerca si affianca, dal 1974 al 2001, l’attività di riproposta della musica popolare salentina; nel Canzoniere Grecanico Salentino (1974-1978), nel Canzoniere di Terra d’Otranto (1989-1996), nella formazione Aramirè (1996-2001). Molti spettacoli musicali sono documentati nell’archivio.


A partire dal 1998, comincia la pubblicazione dei materiali raccolti sonori dell’archivio:


 Buonasera a quista casa. Antonio Aloisi, Antonio Bandello. Gli “Ucci”. Pizziche, stornelli, canti salentini,


libro con CD, Edizioni Aramirè, Lecce 1999;


Canti della Grecìa salentina, Edizioni Aramirè, Lecce 1999;


Luigi Stifani, Io al santo ci credo. Diario di un musico delle tarantate, Edizioni Aramirè, Lecce 2000;


I Passiuna tu Christu. Canti di questua pasquale della Grecìa salentina, Edizioni Aramirè, Lecce 2000;


Canto d’amore. Voci, suoni e ritmi della Grecìa salentina, Edizioni Aramirè, Lecce 2000;


Lucia De Pascalis, Cantare a Kurumuny, Kurumuny, Calimera (Le) 2002;


Niceta Petrachi, La Simpatichina. Malachianta. Canti salentini di tradizione orale, Kurumuny, Calimera (Le) 2003;


Giuseppe Mighali, Zimba, canti suoni e ritmi di Aradeo, Kurumuny, Calimera (Le) 2004;


Uccio Bandello. La voce della tradizione, Kurumuny, Calimera (Le) 2010;


Uccio Aloisi, Il canto della terra, Kurumuny, Calimera (Le) 2011;


Corimondo. La Strina. Suoni e canti di Corigliano d’Otranto, Kurumuny, Calimera (Le) 2012;


Ricci i tuoi capelli. Arie e canti popolari di Cannole, Kurumuny, Calimera (Le) 2012.


 Alcuni materiali di ricerca sono confluiti (1977-78) nei dischi dell’Albatros curati da Brizio Montinaro: Musiche e canti tradizionali del Salento, a cura di Brizio Montinaro, vol. I, LP, Albatros, Editoriale Sciascia 1977; Musiche e canti tradizionali del Salento, a cura di Brizio Montinaro, vol. II, LP, Albatros, Editoriale Sciascia 1978.


 


Attualità

Bollette di gas e luce salate: procedimento istruttorio contro Enel Energia

Dopo i reclami di Adiconsum Lecce, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato vuole accertare l’eventuale pratica commerciale scorretta in merito alle modalità di comunicazione delle variazioni contrattuali

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Tutto aveva avuto inizio nel 2022 quando molti consumatori decisero di passare dal prezzo variabile al prezzo fisso con l’obiettivo di mettersi al riparo da repentine impennate delle tariffe.

I contratti erano a tempo indeterminato ma l’offerta era a tempo determinato e raramente superava i 12 mesi.

Già questa differenza, poco nota ai molti, ha contribuito ad ingenerare confusione e disattenzione.

Alla scadenza dell’offerta concordata, il consumatore doveva ricevere dal proprio gestore, una comunicazione di variazione della tariffa – se meno favorevole – almeno tre mesi prima dell’entrata in vigore della nuova tariffa informandolo della possibilità di poter recedere dal contratto.

Questa comunicazione, separata dalla bolletta, può essere inviata per posta ordinaria o per email qualora l’utente abbia scelto tale modalità in fase contrattuale e non sono previste altre modalità di invio.

La comunicazione è molto importante perché oltre a informare l’utente del cambio tariffario, contiene anche l’informazione che, qualora l’utente non sia d’accordo con la tariffa proposta, potrà recedere dal contratto e cambiare gestore.

Ed è qui che nel mese di gennaio molti utenti si sono visti recapitare bollette del gas esagerate e si sono rivolti ad Adiconsum LecceAssociazione per la difesa dei consumatori per contestare la bolletta, visto che l’unica risposta fornita dagli operatori di Enel energia è stata quella che la tariffa era variata.

L’analisi delle bollette attenzionate ha evidenziato che molte tariffe del gas erano variate a partire da luglio 2023 e che, con l’avvento della stagione estiva, gli utenti non hanno potuto rendersi conto dell’aumento subito.

La sorpresa si è avuta solo quando con l’inverno sono stati accesi i riscaldamenti ma le bollette sono arrivate quando ormai erano trascorsi i periodi per porvi rimedio.

La beffa maggiore è stata poi quella che a fronte delle lamentele avanzate dagli utenti, Enel energia si è dichiarata disponibile a variare il prezzo del gas per il futuro (all’arrivo della bella stagione) ma lasciando invariati i prezzi dell’inverno pregresso.

Moltissimi consumatori lamentano di non aver mai ricevuto una comunicazione di variazione tariffaria per cui si è provveduto a contestarlo a Enel energia.

«Purtroppo», fanno sapere da Adiconsum Lecce, «il codice di condotta commerciale approvato da Arera scarica sui clienti l’onere di dimostrare di non aver mai ricevuto la comunicazione. In pratica l’onere della prova ricade sulle spalle della parte più debole. Questo anche quando la nuova tariffa viene di fatto scoperta solo alla ricezione della bolletta. Inoltre il gestore gode di una presunzione di ricezione della comunicazione, trascorsi 10 giorni dall’invio, anche se il consumatore sostiene di non aver mai ricevuto nulla!».

A fronte delle «inaccettabili risposte fornite da Enel energia» ed ai reclami effettuati da Adiconsum Lecce, l’associazione ha provveduto a inviare le segnalazioni all’Autorità Garante della Concorrente e del Mercato e ad Arera «per i profili di comportamento commerciale che le stesse vorranno rilevare a salvaguardia dei consumatori» e invocando il recesso contrattuale ai sensi dell’art. 52 e 53 del Codice del consumo «non essendogli stato consentito preliminarmente di conoscere le condizioni economiche che sarebbero state applicate, né posto nelle condizioni di poter valutarne gli effetti e le decisioni da assumere consapevolmente e decidere se avvalersi del garantito diritto di recesso».

Ora, grazie alle segnalazioni effettuate anche da Adiconsum Lecce, l’autorità ha formalmente aperto un’istruttoria che potrebbe portare gli utenti a vedersi riconosciute le proprie ragioni ed ottenere qunato contestato da Adconusm Lecce.

 

 

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Attualità

«Mi vien da ridere». Rimpasto in Regione, Maraschio amara

L’ex assessora: «Non accetterò l’incarico all’interno dello staff del presidente Emiliano, ipotesi che mi è stata prospettata e per la cui offerta ringrazio.  Tra galleggiare e navigare ho sempre scelto la seconda opzione nella mia vita, con il vento in poppa e libera da condizionamenti»

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«Quindi l’operazione moralità e legalità della giunta regionale pugliese si esaurisce, in sostanza, con la fuoriuscita della sottoscritta. Questo è il segnale di discontinuità che si vuole far passare. Rispondo con un sorriso».

Lo afferma l’ex assessora Anna Grazia Maraschio, riguardo il rimpasto della giunta regionale annunciato ieri sera.

«Ringrazio le centinaia di persone, di amministratori, di cittadini che mi stanno scrivendo attestati di solidarietà, messaggi di indignazione e puro sconcerto», prosegue Maraschio, «non accetterò l’incarico all’interno dello staff del presidente Emiliano, ipotesi che mi è stata prospettata e per la cui offerta ringrazio.  Tra galleggiare e navigare ho sempre scelto la seconda opzione nella mia vita, con il vento in poppa e libera da condizionamenti. Tutto quello che ho ottenuto è stato grazie alla cultura del lavoro, l’unica che mi permea e alla quale rispondo. La stessa cultura che ho portato all’interno dell’assessorato che mi sono onorata di guidare, formato da professioniste e professionisti che sento di ringraziare, insieme al mio staff tecnico sempre al mio fianco e ai dirigenti, ai funzionari che hanno seguito la mia visione politica. Non rinnego nulla e non nascondo che sono stati anni belli, intensi, ricchi di soddisfazioni ma anche duri. Spesso ho dovuto lottare in solitudine, sentendomi come una mosca bianca».

«In tutta questa vicenda, c’è solo un aspetto che mi lascia l’amaro in bocca», aggiunge, «la brusca interruzione di un percorso di programmazione e pianificazione dell’assessorato, che andava dalle misure di tutela dell’ambiente e del clima fino all’impostazione di una nuova politica abitativa che non considerasse solo le case ma anche le persone e il loro benessere. Una mole impressionante di provvedimenti, di politiche rivoluzionarie, che non basterebbero queste righe per essere elencate. Quando si interrompe un percorso così, il rischio è che il beneficio possa essere per pochissimi e il danno per molti, moltissimi cittadini pugliesi».

«Avverto anche un’altra convinzione», conclude Anna Grazia Maraschio, «chi semina bene raccoglie il giusto e i germogli non tarderanno ad arrivare».

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Una salentina tra i giovani leader che scriveranno proposte per il G7

È Margherita Zappatore, 27 anni, di Gallipoli, dottoranda di ricerca in Scienze Giuridiche per la sostenibilità, l’innovazione e la transizione ecologica

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C’è anche una salentina tra i giovani selezionati per partecipare al Global Youth Leaders Program, l’iniziativa della Young Ambassador Society che unisce giovani fino ai 35 anni per contribuire allo sviluppo di proposte politiche che saranno presentate alla presidenza del G7.

Margherita Zappatore, 27 anni, originaria di Gallipoli, è dottoranda di ricerca in Scienze Giuridiche per la sostenibilità, l’innovazione e la transizione ecologica ed è fondatrice e amministratrice di una società di consulenza nel settore della comunicazione politica, del legislativo e della progettazione.

Grazie alle sue esperienze formative e professionali, contribuirà a formulare proposte sul tema dell’innovazione e, in particolare, dell’intelligenza artificiale.

Assieme agli altri giovani provenienti da tutto il mondo, inoltre, prenderà parte ad incontri con esperti di organismi internazionali come l’ILO, l’UNDP, l’OECD, l’UNICEF, la FAO e Microsoft.

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