News & Salento
Italia – Razzismo 0-1
L’intolleranza razziale è un macigno che il mondo si porta avanti da troppo. Sembra chiaro che sia giunta l’ora di liberararsene. È un discorso che si faceva
L’intolleranza razziale è un macigno che il mondo si porta avanti da troppo. Sembra chiaro che sia giunta l’ora di liberararsene. È un discorso che si faceva già cinquant’anni fa, quando Luter King e Malcom X predicavano un nuovo modo di intendere l’allaccio fra le diverse culture ed etnie: si sa che fine abbiano fatto entrambi. Erano i tempi di Mandela in Sud Africa, i tempi in cui Rosa Parks, negra americana, si rifiutò di cedere il posto in autobus ad un bianco, una scelta coraggiosa, la goccia che fece traboccare il vaso. Vero è che il problema del razzismo sembra essere superato da tempo… ma non è così! I recenti, tristi fatti ce lo dimostrano: l’intolleranza etnico-razziale-territoriale è purtroppo ancora insediata nei meandri della nostra società, il razzismo è il nostro verme. Nonostante i più vogliano considerarlo sconfitto, la realtà dei fatti dice altro: il razzismo è la nostra bestia nera. Le istituzioni e le fazioni politiche che (ahinoi) svolgono un ruolo di convergenza di massa per la popolazione italiana, con tutte le leggi possibili, non riescono a debellare quel razzismo presente, innato, dentro molti individui. Anzi, alcune rappresentanze parlamentari (vedi Lega Nord, leggi Destra Estrema o Neofascismo, sic!) lo esaltano, con slogan e comportamenti che altro non fanno che esasperare la situazione degli immigrati in Italia. È questo il punto: la distinzione fra “nero” (o “negro” o “di colore”) o “rom” e “immigrato clandestino” non è chiara ai drastici accusatori di queste etnie, definite, senza una ragione, “impure”. Il fattaccio di Firenze dovrebbe far riflettere: un uomo, dichiaratamente estremista di Destra, uccide due senegalesi ambulanti (con permesso di soggiorno) e ne ferisce altrettanti, fra l’indifferenza e lo stupore generali; poi, assalito dal senso di colpa, si uccide, perché in ognuno di noi esiste ancora una parte dell’anima che si chiama (in)coscienza. Scene tragiche come questa sono molto frequenti, ma non possiamo sorvolare di fronte a così tanta esacerbata ed ingiustificabile violenza, compiuta verso innocenti. Contemporaneamente, altra situazione ai limiti dell’assurdo: una ragazzina torinese nel pieno della sua crescita ed evidentemente con tanta voglia di far parlare di sé, scatena l’astio della parte meno tollerante della sua gente, fingendo di essere stata violentata da un gruppo di rom, che si ritrovano le loro misere abitazioni bruciate immediatamente. Con una serie di fatti, inanellati in breve tempo, l’Italia sembra essere tornata ai tempi in cui il “nero” era il cattivo, faceva paura: una diffusa xenofobia che credevamo superata. E nonostante la tragicità degli accaduti, diversi schieramenti politici hanno scelto di non intervenire, preferendo l’indifferenza totale, e quindi inconsciamente di prendere una posizione chiara, perché, si sa, siamo nell’era del silenzio-assenso. E guarda caso, si tratta proprio di quella fetta politica notoriamente meno disposta alla tolleranza razziale. Il nostro fatturato interno deriva per una buona parte dal duro lavoro “mal” retribuito di questi immigrati, che buona parte di noi odia, i quali preferiscono una paga misera, e allo stesso tempo considerevole relativamente a ciò che possano aspettarsi nei propri Paesi: andiamoci piano quando si parla di “sfruttamento della manodopera”! Oltre all’integrazione resa difficile da una mentalità chiusa di tutto il sociale, che crede senza successo di saper allargare gli orizzonti, il problema riguarda i vantaggi materiali che, come persone prima e come lavoratori poi, gli immigrati portano al nostro sistema. Lo sa bene il caro Salento, che dalla notte dei tempi ospita popolazioni di tutte le etnie, ben amalgamati con i locali. Qui l’ “albanese”, il “romeno”, il “negro” non sono visti come esuberi della società, né come creatura rivoltante, come ci spiega con un italiano storpio il senegalese Bakha, venditore ambulante e operaio: “La gente è meravigliosa, ma dopo i fatti che succedono mi sento meno tranquillo, anche per la mia famiglia. Mandare i soldi a casa è il mio dovere e quello della mia gente, mica vogliamo far male a nessuno”. Dopo aver esclamato un “Forza Lecce” con la solita simpatia e il sorriso largo, simbolo dell’integrazione e dell’amore per questa terra che coinvolge anche lui, nel Salento da 7 anni, ci saluta così: “Preferisco non pensare a quello che è successo e guardare avanti”. Guardiamo avanti anche noi, perché l’efferatezza degli atti accaduti non rappresenta la pace e la convivenza che tutti auspichiamo (o facciamo credere di auspicare…). Il razzismo è in vantaggio, ora serve il gol del pareggio.
Stefano Verri
Appuntamenti
Passeggiata tra la cartapesta e le chiese di Galatina. Oggi
E sarà a questa Galatina che apriremo le porte sabato pomeriggio per una passeggiata gratuita tra i tesori della nostra cartapesta
Attualità
”FRIENDS 4 AUT”, parte il progetto del centro servizi per l’autismo
Con la realizzazione di percorsi di assistenza alla socializzazione in favore di soggetti di età fino ai 21 anni con disturbi dello spettro autistico, residenti nei 14 Comuni dell’Ambito Territoriale Sociale di Gagliano del Capo…
Attualità
Sant’Isidoro, demolito vecchio fabbricato a due passi dal mare
Per anni ha ospitato la sede della Pro Loco. “Liberato” così l’orizzonte della marina. il sindaco Pippi Mellone: «L’ennesimo mostro ambientale spazzato via dalla nostra rivoluzione»
È stato finalmente demolito nei giorni scorsi nella marina di Sant’Isidoro il vecchio edificio in muratura a pochi metri dal mare, che ha ospitato per molti anni la sede della locale Pro Loco e il punto di soccorso estivo.
Un’autentica “bruttura”, del tutto incompatibile con la bellezza naturalistica del luogo, al pari di altre costruzioni (il comune di Nardò ne ha già abbattute altre tre, realizzate su aree demaniali in questo segmento di litorale) e di fenomeni di abusivismo edilizio e di compromissione dei contesti naturalistici che hanno mortificato la costa negli scorsi decenni.
L’intervento, eseguito (al termine di un lungo iter autorizzativo) da un raggruppamento temporaneo di imprese, rientra nel più ampio intervento di riqualificazione paesaggistica integrata della fascia costiera della marina, progettato dall’arch. Antonio Vetrugno e finanziato con 1,3 milioni di euro del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), già in corso da circa un anno e mezzo.
La demolizione del fabbricato, peraltro, ha incontrato e superato lo “scoglio” giudiziario di un ricorso al Tar da parte della Pro Loco.
Il giudice amministrativo, con una pronuncia del dicembre scorso, ritenendo non sussistente una proroga della concessione demaniale vantata dalla Pro Loco, ha ritenuto prevalente l’interesse pubblico all’ultimazione dei lavori di riqualificazione su quello privato (peraltro, ingiustificato) alla conservazione dello status quo.
«L’ennesimo mostro ambientale spazzato via dalla nostra rivoluzione», ha commentato con un post su Facebook il sindaco Pippi Mellone, «abbiamo speso un po’ di tempo in più, perché c’è stato qualche ostacolo di troppo. Ma abbiamo spazzato via, come sempre, anche quello. Adesso abbiamo liberato il panorama, il lungomare, le albe e i tramonti di Sant’Isidoro dal cemento e dalle brutture. Al suo posto, a poca distanza, una struttura polifunzionale in legno, ecosostenibile, che ospiterà il pronto soccorso. Stiamo demolendo i mostri ereditati dal passato e stiamo costruendo la città del futuro. Col cuore, come sempre. Ora anche Sant’Isidoro diventerà bellissima!».
Il progetto di riqualificazione, adesso, potrà essere ultimato. Prevede la realizzazione di aree per il parcheggio e di aree per la fruizione dei pedoni (con l’installazione di un nuovo sistema di illuminazione), l’eliminazione di altri manufatti, di spianamenti, scivoli e del piccolo molo a servizio delle imbarcazioni, un intervento di rinaturalizzazione ambientale con ripascimento delle superfici sabbiose della zona, oltre che la pulizia dalla vegetazione infestante e il recupero delle condizioni ambientali dell’inghiottitoio (o “spunnulata”) presente sul lungomare.
Nasceranno, inoltre, una struttura per la sosta e un tratto di pista ciclabile per favorire la mobilità sostenibile.
Un’altra struttura in legno è stata ultimata e destinata a nuova sede della Proloco e a punto di pronto soccorso estivo.
-
Cronaca4 settimane fa
Mortale nella notte a Salve: perde la vita 22enne
-
Castrignano del Capo3 settimane fa
Caduta in bici a Leuca: ciclista finisce in Rianimazione
-
Appuntamenti3 settimane fa
Monsignor Carmelo Cassato oggi avrebbe compiuto 100 anni
-
Cronaca2 settimane fa
Tragedia a Tricase Porto: 15enne muore in mare
-
Cronaca3 settimane fa
Tricase, Largo Santa Lucia: commercianti contro «l’inciviltà di alcuni cittadini»
-
Appuntamenti4 settimane fa
Renata Fonte, domani 40 anni dalla scomparsa
-
Cronaca4 settimane fa
Alto impatto a Porto Cesareo
-
Cronaca4 settimane fa
Ancora uno schianto fatale nel basso Salento: muore 32enne