News & Salento
La Vallonea ingabbiata dalla burocrazia
Paradosso italiano. Un’ordinanza del Sindaco di Tricase intima al proprietario la recinzione dell’area e il ripristino dello stato dei luoghi. Ma arrivano i Vigili e scatta il sequestro…
Da qualche tempo la “Quercia dei cento cavalieri”, a tutti comunemente nota come “Quercia Vallonea”, del XII secolo, simbolo di Tricase ma anche candidata ad essere dichiarata bene dell’umanità da parte dell’Unesco, è tristemente in gabbia. Cosa sta succedendo? Un’ordinanza del Sindaco di Tricase intimava al proprietario del terreno la messa in sicurezza di un antico “lamione” crollato in seguito ad un temporale e la recinzione della zona. Il proprietario ha adempiuto dando vita ai lavori ma subito dopo la Polizia Locale ne ha disposto il sequestro in quanto l’intervento necessitava di autorizzazione edilizia e paesaggistica che a quanto pare non c’era. La Procura della Repubblica ha convalidato il sequestro ed aperto il fascicolo penale a carico del proprietario, Francesco De Nitto, che racconta le sue vicissitudini: “La Quercia è affetta da un fungo (Si tratta dell’Armillaria spp che ha già distrutto i lecci di Castro e intaccato le vallonee nei pressi della Torre di Tiggiano sulla litoranea e delle altre querce, sempre di Tiggiano, per le quali il Comune ha già fatto intervenire un esperto per arginare il fenomeno, Ndr) che si propaga ogni qualvolta il terreno viene calpestato. Il fungo fu scoperto dagli agronomi dell’Istituto Agronomico Mediterraneo di Bari che, dopo aver rilevato i campioni, hanno spiegato come l’unico rimedio fosse quello di non far passeggiare alcuno intorno al secolare albero. Altri rimedi purtroppo non ce ne sono: si può solo lasciar crescere l’erba ai piedi della Quercia perché questa fa da barriera ed impedisce al fungo di propagarsi ulteriormente. Se proprio l’erba non ricresce si può utilizzare la calce vergine. Sempre evitando di far entrare le persone. Ci è stato quindi chiesto di erigere una recinzione. Dalla Provincia ci hanno fatto sapere che ciò era possibile solo con un’ordinanza del Sindaco. Nel frattempo abbiamo incassato anche il parere favorevole del Parco di Otranto-Santa Maria di Leuca”. Ma l’imponderabile era dietro l’angolo: nello scorso gennaio un violento temporale ha causato il crollo di un vecchio lamione che insiste proprio sul terreno che ospita sua Maestà la Quercia: “Non si potevano certo lasciare i detriti lungo la strada provinciale né si poteva semplicemente sgomberare perché la struttura rimasta in piedi era pericolante e quindi un potenziale pericolo per gli avventori. Così abbiamo dato vita ad una SCIA (Segnalazione Certificata Inizio Attività) per ricostruire tale e quale la struttura così come previsto dalla legge e, come indicato dal Sindaco nella sua Ordinanza del 19 aprile scorso, per rafforzare la recinzione e migliorare la protezione delle aree realizzando una rete provvisoria di cantiere che innalzasse di un metro la recinzione esistente. Abbiamo realizzato i lavori seguendo pedissequamente le prescrizioni dell’ordinanza sindacale sia per l’altezza della rete (amovibile) che per la larghezza delle sue maglie Quando però abbiamo cominciato a liberare la strada dalle pietre e a rimettere in piedi il fabbricato, abbiamo ricevuto la visita della Polizia Locale che ha disposto il sequestro perché non viera autorizzazione edilizia e paesaggistica. La Procura della Repubblica ha convalidato il sequestro ed aperto il fascicolo penale. Ora lo studio legale dell’avv.Franco Bortone sta seguendo per nostro conto la vicenda e aspettiamo di conoscere la decisione del Giudice. Nel frattempo tutto ciò ci è costato poco meno di trentamila euro. Si tenga presente che la Vallonea è già stata attaccata dal venefico fungo e corre il serio rischio di essere irrimediabilmente compromessa”. Evidentemente nei meandri della burocrazia non ci perdiamo solo noi comuni mortali, considerato che la circostanza vede coinvolti anche Comune, Provincia, Parco Otranto-S.M di Leuca ed anche l’Unesco! Rimane comunque un paradosso che alcuni autorizzino ed altri vietino. Tutto ciò potrebbe aver scoraggiato De Nitto e la figlia Mila, perito agrario e biologa marina, che da anni sta lottando con i denti e con le unghia per salvare la Quercia Vallonea. Qualcuno ha ipotizzato anche un’eventuale vendita del terreno con la Quercia. Ci sono potenziali compratori? “Per concludere un affare”, spegne sul nascere ogni illazione De Nitto, “non basta l’acquirente è necessario anche che il proprietario voglia vendere”. Intanto sua maestà la quercia resta la vera vittima di un nuovo paradosso tutto italiano.
g.c.
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Attualità
Sant’Isidoro, demolito vecchio fabbricato a due passi dal mare
Per anni ha ospitato la sede della Pro Loco. “Liberato” così l’orizzonte della marina. il sindaco Pippi Mellone: «L’ennesimo mostro ambientale spazzato via dalla nostra rivoluzione»
È stato finalmente demolito nei giorni scorsi nella marina di Sant’Isidoro il vecchio edificio in muratura a pochi metri dal mare, che ha ospitato per molti anni la sede della locale Pro Loco e il punto di soccorso estivo.
Un’autentica “bruttura”, del tutto incompatibile con la bellezza naturalistica del luogo, al pari di altre costruzioni (il comune di Nardò ne ha già abbattute altre tre, realizzate su aree demaniali in questo segmento di litorale) e di fenomeni di abusivismo edilizio e di compromissione dei contesti naturalistici che hanno mortificato la costa negli scorsi decenni.
L’intervento, eseguito (al termine di un lungo iter autorizzativo) da un raggruppamento temporaneo di imprese, rientra nel più ampio intervento di riqualificazione paesaggistica integrata della fascia costiera della marina, progettato dall’arch. Antonio Vetrugno e finanziato con 1,3 milioni di euro del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), già in corso da circa un anno e mezzo.
La demolizione del fabbricato, peraltro, ha incontrato e superato lo “scoglio” giudiziario di un ricorso al Tar da parte della Pro Loco.
Il giudice amministrativo, con una pronuncia del dicembre scorso, ritenendo non sussistente una proroga della concessione demaniale vantata dalla Pro Loco, ha ritenuto prevalente l’interesse pubblico all’ultimazione dei lavori di riqualificazione su quello privato (peraltro, ingiustificato) alla conservazione dello status quo.
«L’ennesimo mostro ambientale spazzato via dalla nostra rivoluzione», ha commentato con un post su Facebook il sindaco Pippi Mellone, «abbiamo speso un po’ di tempo in più, perché c’è stato qualche ostacolo di troppo. Ma abbiamo spazzato via, come sempre, anche quello. Adesso abbiamo liberato il panorama, il lungomare, le albe e i tramonti di Sant’Isidoro dal cemento e dalle brutture. Al suo posto, a poca distanza, una struttura polifunzionale in legno, ecosostenibile, che ospiterà il pronto soccorso. Stiamo demolendo i mostri ereditati dal passato e stiamo costruendo la città del futuro. Col cuore, come sempre. Ora anche Sant’Isidoro diventerà bellissima!».
Il progetto di riqualificazione, adesso, potrà essere ultimato. Prevede la realizzazione di aree per il parcheggio e di aree per la fruizione dei pedoni (con l’installazione di un nuovo sistema di illuminazione), l’eliminazione di altri manufatti, di spianamenti, scivoli e del piccolo molo a servizio delle imbarcazioni, un intervento di rinaturalizzazione ambientale con ripascimento delle superfici sabbiose della zona, oltre che la pulizia dalla vegetazione infestante e il recupero delle condizioni ambientali dell’inghiottitoio (o “spunnulata”) presente sul lungomare.
Nasceranno, inoltre, una struttura per la sosta e un tratto di pista ciclabile per favorire la mobilità sostenibile.
Un’altra struttura in legno è stata ultimata e destinata a nuova sede della Proloco e a punto di pronto soccorso estivo.
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