News & Salento
Riprende quota l’export: +10,28%. Crolla l’import: -20,09%
Il «made in Salento» conquista i mercati esteri. Prodotti di alta qualità e raffinato design, marchi forti e conosciuti fanno riprendere quota all’export in provincia di Lecce. Sempre più beni e prodotti manifatturieri, infatti, «volano» all’estero.
La conferma arriva dagli ultimi dati Istat, elaborati dall’Osservatorio economico di Confartigianato Imprese Lecce, che «fotografano» la confortante ripresa delle esportazioni.
Al 31 marzo scorso, sono stati venduti prodotti per un importo complessivo di 106 milioni e 160mila euro, con un incremento del 10,28 per cento rispetto al primo trimestre del 2011 (96 milioni e 266mila euro). E’ molto probabile, dunque, che l’anno in corso possa registrare una netta e costante ripresa dell’export.
Tuttavia, il Salento è ancora lontano dai valori pre-crisi, quando si raggiungevano quasi 150 milioni. Più precisamente, 148 milioni nel 2007 e 149 nel 2008. Poi, la battuta d’arresto negli anni 2009 (86 milioni) e 2010 (79 milioni). Fino alla risalita di oggi (106 milioni).
Le esportazioni rappresentano una voce sempre più fondamentale per l’economia salentina e un indice che consente di comprendere lo stato di salute della produzione interna e del commercio mondiale. Attraverso l’andamento dell’export, si può, infatti, monitorare la competitività delle aziende della provincia di Lecce e la loro capacità di penetrare in mercati di altri Paesi che si possono rivelarsi strategici.
I beni più richiesti all’estero restano i minerali da cave e miniere; il legno e prodotti in legno e sughero; i macchinari e le apparecchiature; i prodotti della silvicoltura. In una fase di piena globalizzazione, i territori avvertono la necessità di scambiare con gli altri Paesi sia beni, sia servizi, sia conoscenze.
Le importazioni si fermano, invece, a 69 milioni e 263mila euro, a dimostrazione che si riduce la domanda interna. Rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, si registra un meno 20 per cento (al 31 marzo 2011 erano 86 milioni). La differenza tra import ed export è, dunque, di 36 milioni e 896mila euro. Solo nel 2010 l’import ha superato l’export.
Un aiuto per incentivare ancor più l’export arriva dalla debolezza della moneta unica. La volatilità dei cambi (dollaro-euro, in particolare) è stata ed è ancora elevata. Ma la moneta unica europea è scesa repentinamente da 1,45 (giugno 2011) ad appena 1,25, il livello più basso. La «tensione» sul fronte dei prezzi che spingono, ad esempio, verso l’alto i listini dei carburanti, conta fino ad un certo punto. “Quel che più conta per gli operatori“, spiega il vicepresidente vicario di Confartigianato e delegato all’Internazionalizzazione, Carlo Bentivenga (nella foto), “è soprattutto la spinta aggiuntiva di un cambio tra monete che favorisce le esportazioni in euro“.
Di più, secondo Bentivenga, “la competitività si accresce con l’aggregazione“. In particolare, la Camera di commercio e la Provincia di Lecce hanno promosso, come nuova tipologia d’impresa, il “contratto di rete. Si tratta“, spiega il vicepresidente “di una forma di aggregazione del tutto nuova che consente agli imprenditori di stringere legami più solidi e, nello stesso tempo, flessibili per proporsi, in maniera più efficiente e competitiva, sui mercati internazionali. Pur rimanendo autonome, le imprese si impegnano a realizzare insieme progetti e a condividere investimenti, formazione e marketing, ponendo le basi per operare in forme stabili (a differenza, ad esempio, delle associazioni temporanee di impresa, Ati) e coinvolgendo il «core business» di ciascuna (a differenza dei consorzi)“. Insomma, un modo per superare i grossi limiti di natura dimensionale delle imprese salentine.
Il direttore di Confartigianato, Amedeo Giuri, pone l’accento, invece, sul crollo delle importazioni, dovuto al calo della domanda interna. “Purtroppo“, commenta, “c’è poca liquidità in giro e questo si ripercuote, soprattutto, sui consumi e sulla domanda. Una delle cause può essere l’elevata pressione fiscale a carico di famiglie ed imprese“.
anno | import | export | saldo |
2007 | 112.769.963 | 148.538.963 | 35.769.000 |
2008 | 91.691.174 | 149.731.342 | 58.040.168 |
2009 | 72.588.443 | 86.009.734 | 13.421.291 |
2010 | 92.731.756 | 79.478.302 | -13.253.454 |
2011 | 86.676.733 | 96.266.719 | 9.589.986 |
2012 | 69.263.930 | 106.160.379 | 36.896.449 |
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Sant’Isidoro, demolito vecchio fabbricato a due passi dal mare
Per anni ha ospitato la sede della Pro Loco. “Liberato” così l’orizzonte della marina. il sindaco Pippi Mellone: «L’ennesimo mostro ambientale spazzato via dalla nostra rivoluzione»
È stato finalmente demolito nei giorni scorsi nella marina di Sant’Isidoro il vecchio edificio in muratura a pochi metri dal mare, che ha ospitato per molti anni la sede della locale Pro Loco e il punto di soccorso estivo.
Un’autentica “bruttura”, del tutto incompatibile con la bellezza naturalistica del luogo, al pari di altre costruzioni (il comune di Nardò ne ha già abbattute altre tre, realizzate su aree demaniali in questo segmento di litorale) e di fenomeni di abusivismo edilizio e di compromissione dei contesti naturalistici che hanno mortificato la costa negli scorsi decenni.
L’intervento, eseguito (al termine di un lungo iter autorizzativo) da un raggruppamento temporaneo di imprese, rientra nel più ampio intervento di riqualificazione paesaggistica integrata della fascia costiera della marina, progettato dall’arch. Antonio Vetrugno e finanziato con 1,3 milioni di euro del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), già in corso da circa un anno e mezzo.
La demolizione del fabbricato, peraltro, ha incontrato e superato lo “scoglio” giudiziario di un ricorso al Tar da parte della Pro Loco.
Il giudice amministrativo, con una pronuncia del dicembre scorso, ritenendo non sussistente una proroga della concessione demaniale vantata dalla Pro Loco, ha ritenuto prevalente l’interesse pubblico all’ultimazione dei lavori di riqualificazione su quello privato (peraltro, ingiustificato) alla conservazione dello status quo.
«L’ennesimo mostro ambientale spazzato via dalla nostra rivoluzione», ha commentato con un post su Facebook il sindaco Pippi Mellone, «abbiamo speso un po’ di tempo in più, perché c’è stato qualche ostacolo di troppo. Ma abbiamo spazzato via, come sempre, anche quello. Adesso abbiamo liberato il panorama, il lungomare, le albe e i tramonti di Sant’Isidoro dal cemento e dalle brutture. Al suo posto, a poca distanza, una struttura polifunzionale in legno, ecosostenibile, che ospiterà il pronto soccorso. Stiamo demolendo i mostri ereditati dal passato e stiamo costruendo la città del futuro. Col cuore, come sempre. Ora anche Sant’Isidoro diventerà bellissima!».
Il progetto di riqualificazione, adesso, potrà essere ultimato. Prevede la realizzazione di aree per il parcheggio e di aree per la fruizione dei pedoni (con l’installazione di un nuovo sistema di illuminazione), l’eliminazione di altri manufatti, di spianamenti, scivoli e del piccolo molo a servizio delle imbarcazioni, un intervento di rinaturalizzazione ambientale con ripascimento delle superfici sabbiose della zona, oltre che la pulizia dalla vegetazione infestante e il recupero delle condizioni ambientali dell’inghiottitoio (o “spunnulata”) presente sul lungomare.
Nasceranno, inoltre, una struttura per la sosta e un tratto di pista ciclabile per favorire la mobilità sostenibile.
Un’altra struttura in legno è stata ultimata e destinata a nuova sede della Proloco e a punto di pronto soccorso estivo.
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