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Lecce

Le aziende chiedono meno Cassa Integrazione

La cassa ordinaria subisce un calo del -32,4% (da 267.537 ore autorizzate a 180.816), mentre è boom di richieste per la cig straordinaria che registra un incremento del 3.883,4%

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Diminuiscono a giugno le ore di cassa integrazione richieste dalle aziende salentine (-14,6%), in controtendenza rispetto al versante nazionale, che invece subisce un leggero rialzo (+1,6%). L’Inps ha autorizzato complessivamente 351.120 ore, a fronte delle 411.342 del mese precedente. In particolare, la cassa ordinaria subisce un calo del -32,4% (da 267.537 ore autorizzate a 180.816), mentre è boom di richieste per la cig straordinaria che registra un deciso incremento pari a +3.883,4% (in termini assoluti, si passa da 4.160 ore autorizzate a 165.709). Ennesimo tonfo, invece, per la cig in deroga, che passa da 139.645 ore autorizzate ad appena 4.595, con un calo pari a -96,7% che si giustifica con le incertezze legate allo strumento e il forzato stop alle autorizzazioni a causa delle esigue risorse erogate dal governo.


Lo rivela il sesto rapporto mensile della Uil – Osservatorio Politiche del lavoro, che traccia anche un bilancio di metà anno sulle richieste di cassa integrazione da parte delle aziende: nel primo semestre del 2013, nella provincia di Lecce, sono state complessivamente autorizzate oltre 2 milioni e mezzo di ore (2.544.881), con un calo del -27% rispetto allo stesso semestre del 2012 (3.477.756). La lettura dei dati, però, non può che essere negativa.


Se da un lato l’aumento della cassa straordinaria evidenzia la criticità che ancora caratterizza lo scenario economico locale e testimonia il calo complessivo della capacità produttiva delle nostre imprese”, spiega il segretario generale della Uil di Lecce, Salvatore Giannetto, “dall’altro il drastico calo della cassa in deroga ci dice che molte aziende hanno ormai terminato le diverse forme di ammortizzatori sociali e dunque, spesso, ricorrono alla mobilità che equivale al licenziamento”.

Nello specifico, nei primi sei mesi del 2013, le aziende di Lecce e provincia autorizzate dall’Inps all’intervento della cassa integrazione ordinaria (Cigo) subiscono un aumento del 59,8%  (1.603.964 ore rispetto a 1.003.782 dello stesso periodo del 2012). Per quanto riguarda la cassa integrazione straordinaria (Cigs), diminuiscono le ore autorizzate dall’Inps rispetto ai primi sei mesi del 2012 (-66,7%) che passano da 1.027.280 ore a 341.826. In ordine agli interventi in deroga (Cigd), si registra un rallentamento del 58,6% sul semestre scorso (da 1.446.694 a 599.091).


Il recente rifinanziamento previsto dal decreto legge n. 76/13, che ammonta a 550 Milioni di euro, determinerà, con ogni probabilità, una impennata delle richieste dei prossimi mesi”, osserva Giannetto, “ma tale cifra non sarà comunque sufficiente a garantire la copertura per l’intero anno. Diventa quindi necessario aumentare questa dote finanziaria, per tamponare l’emorragia occupazionale che potrebbe derivare dal passaggio dalla cassa integrazione alla disoccupazione e alla mobilità. La crescita  è la prima risposta all’aumento delle richieste di ammortizzatori sociali e della disoccupazione, crescita che si potrà stimolare con politiche fiscali finalizzate ad alimentare il consumo interno e che consenta di ridurre il cuneo fiscale. Appare infine incomprensibile la volontà di intervenire radicalmente, oggi e nel pieno della tempesta economica, sui criteri di concessione della cassa in deroga, unico strumento che tutela milioni di persone, dipendenti di piccole imprese soprattutto, colpite dalla crisi. Se non si rifinanzieranno con solerzia gli ammortizzatori in deroga diventerà impraticabile, a breve, sostenere il reddito dei lavoratori in Cigd così come quelli in mobilità in deroga”. In Puglia, sono 44mila i lavoratori percettori di cassa e mobilità in deroga.  “Fino a giugno 2013”, chiosa il segretario generale della Uil di Lecce, “sono necessari 167 milioni di euro a fronte dei 134 milioni assegnati dal Governo per l’intero anno 2013”.


Attualità

Ma davvero i pugliesi sono i più infelici d’Europa?

Le indagini sono invece molto soggettive, e quindi discutili, quando vogliono entrare nella psicologia umana e valutare la felicità di una persona, felicità che non si può ridurre ad un dato statistico poiché è sempre personale sia per quello che uno desidera sia per i momenti della vita in cui si esprime

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ALLA FINE DEL GIORNO.  SIAMO FELICI O INFELICI?

di Hervé Cavallera

   Secondo un report ISTAT del 17 aprile scorso i lavoratori italiani sono trai più infelici d’Europa e tra gli Italiani i Pugliesi. Ciò riguarderebbe la percezione delle amicizie, l’utilizzazione del tempo libero, i rapporti familiari, la condizione economica e sociale. Un quadro certamente non esaltante e che sembra contrastare, per noi Salentini, quella che è considerata l’immagine ufficiale del “tacco d’Italia”, terra del sole, dell’ospitalità, dello svago. Si tratta quasi di squarciare il velo di autoprotezione e di scorgere una realtà ben diversa. 

    E tuttavia i dati sono da valutare con una certa cautela anche perché si entra nella dimensione intima dei soggetti e in essa l’emotività ha un ruolo notevole  e gli esseri umani sono spesso portati ad accentuare ciò che di positivo e di negativo hanno incontrato o incontrano nella propria esistenza. Dipende poi dalle diverse età della vita e dalle esperienze provate nella vicinanza del report. Immaginate un giovane intervistato a pochi giorni dal suo matrimonio con aperta davanti una luminosa speranza di vita e un giovane intervistato poco dopo la scomparsa di una persona a lui cara.

D’altra parte, secondo un discutibile report del 1923 attribuito all’ONU (Where young people are the happiest ossia Dove i giovani sono più felici) si troverebbero tra i più felici i giovani del nord Europa e in primo luogo i Lituani. Altri report giudicano la Finlandia lo Stato ove si vive meglio.

E questo sempre  tenendo conto del reddito pro capite, dell’aspettativa di vita sana, della libertà sociale. E a ciò si contrappone il fatto, attestato sempre da report, che il tasso maggiore dei suicidi avviene proprio nei Paesi Baltici  dove appunto esiste un più alto tenore di vita. E il suicidio, si capisce bene, è indubbia espressione di drammatica infelicità. Non è il denaro che assicura la felicità. 

   Insomma, non è facile tradurre in fredde classifiche, che vorrebbero essere oggettive e scientifiche, quelli che sono i sentimenti delle persone, sentimenti che variano non solo secondo le età e il successo lavorativo, ma appunto secondo lo stato d’animo del momento in cui si risponde ai quesiti dei report.

Nella percezione di sé gli elementi soggettivi si intrecciano inevitabilmente con  quelli oggettivi, sì da rendere molto dubbia la possibilità di una conoscenza oggettiva di come veramente si è. Le variabili sono tante e non codificabili.

Ad esempio, può naturalmente accadere che una persona con un reddito modesto possa  essere più sereno di un’altra con un reddito più alto ma con incombenze più pesanti. A voler poi richiamare la nostra tradizione cattolica, è pressoché difficile che nelle confessioni non si dichiarino delle colpe, degli errori, sia pur veniali. E il riconoscimento del peccato mostra come l’uomo non è mai esente dalle ombre, a meno che non si tratta di figure eccezionali di cui è riconosciuta la santità, ma anche loro hanno pur sofferto le “tentazioni”. Lo stato d’animo è fatalmente soggettivo e non può che riguardare il singolo individuo.

    Ciò non vuol dire che le classifiche, le statistiche, i “dati” siano da buttar via. Essi, quando veramente ben fatti e promossi da istituti di riconosciuti meriti scientifici, sono utili per individuare “frammenti” di vita, di aspirazioni, di stati d’animo, di aspettative; frammenti che possono servire come stimolo per venire incontro alle esigenze della comunità. 

I report sono certamente oggettivi allorché indicano dei dati come, ad esempio, stipendi, natalità, emigrazione, malattie, ecc. In questi casi dovrebbero costituire un pungolo nei confronti delle classi dirigenti politiche per migliorare in modo equo la qualità della vita dei cittadini.  

   Le indagini sono invece molto soggettive, e quindi discutili, quando vogliono entrare nella psicologia umana e valutare la felicità di una persona, felicità che non si può ridurre ad un dato statistico poiché è sempre personale sia per quello che uno desidera sia per i momenti della vita in cui si esprime. Si pensi ad un giovane che ha di fronte un futuro che è sempre, nel bene e nel male, pieno di incognite.

Nel giovane ora possono prevalere l’entusiasmo e la speranza, ora la delusione e l’incertezza.

  Ma ciò vale anche per l’anziano. Nel meriggio della propria esistenza egli può fare un bilancio di quanto accaduto e necessariamente trova gioia e dolori, vittorie e delusioni, errori e illusioni, successi e affetti.

A quali dare più peso, considerato che tutti insieme hanno costituito e costituiscono la propria vita? Vivere significa anche accettare gioie e dolori, sperando di commettere pochi errori e non gravi. 

  Ora, tornando al nostro Salento e prescindendo dai diversi problemi personali che possono riguardare le aspettative che si riscontrano nel proprio ambiente lavorativo, il quale dovrebbe essere analizzato secondo le diverse tipologie, è chiaro che in generale qualcosa non va nel mondo giovanile, e ne sono espressione oggettiva lo spopolamento e il calo demografico. La maggior parte di coloro che vanno a studiare o a lavorare fuori Terra d’Otranto non torna più. E di tale problema dovrebbe farsi carico il mondo della politica regionale e nazionale, come lo stesso mondo deve affrontare il tema della natalità che, pur connesso ad un modus vivendi che talvolta non vuole assumersi responsabilità, potrebbe essere in qualche modo modificato con agevolazioni e contributi per la nascite. 

   Importante, in ogni caso, è saper vivere insieme e  sapersi spendere per vedere crescere i propri cari, la propria terra. Questo in vario modo hanno fatto i nostri genitori, i nostri antenati e a questo compito non ci si può e non ci si deve sottrarre.   

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Cronaca

L’incubo di incendi di auto nella notte: altre cinque coinvolte

I vigili del fuoco sono infatti intervenuti per spegnere due roghi nei quali sono stati distrutti i veicoli.

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Lecce si sveglia ancora con l’incubo delle auto incendiate: questa volta sono cinque le auto interessate.

I vigili del fuoco sono infatti intervenuti per spegnere due roghi nei quali sono stati distrutti i veicoli ed altre tre auto danneggiate.

Il primo verso le 2 e mezzo nel rione Borgo Pace, dove una Fiat 600 è stata avvolta da una fiammata; l’auto è di proprietà di una 58enne di origini brasiliane.

Oltre ai pompieri sono intervenuti anche i carabinieri, gli stessi che hanno cercato le videocamere installate in zona, per avviare le indagini e stabilire l’origine dell’accaduto.

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Cronaca

Lavoro… cinese: 4 lavoratori in nero e 4 ditte sospese

Sono irregolari a vario titolo il 100% delle aziende guidate dai cinesi e l’80% dei lavoratori occupati. In provincia Su 7 aziende ispezionate 4 sono state sospese. Elevate sanzioni amministrative e ammende per un totale di centomila euro

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È prevalentemente in nero o sottopagato il lavoro cinese in Italia.

Sono irregolari a vario titolo il 100% delle aziende guidate dai cinesi e l’80% dei lavoratori occupati.

È quanto risulta dall’operazione svolta dal Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro di Lecce unitamente a personale dell’ITL di lecce e dell’Arma territoriale nell’ambito di un’attività svolta dal 20 al 27 aprile nella provincia di lecce ed estesa a livello nazionale, coordinata dall’europol e finalizzata al contrasto dello sfruttamento del lavoro e irregolare delle imprese gestite da cittadini extracomunitari.

Le violazioni accertate hanno visto sia l’inosservanza della normativa in materia di tutela della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro che quelle di natura amministrativa.

Le prime riguardavano la mancata valutazione dei rischi, la mancata sorveglianza sanitaria dei dipendenti e la non conformità dei requisiti idonei sugli ambienti di lavoro e locali spogliatoi e igienici mentre, le seconde il lavoro nero, pagamento in contante di parte della retribuzione, la mancata tracciabilità della stessa e l’ inosservanza dell’ orario di lavoro previsto dai CCNL.

Le verifiche hanno interessato il settore edile, attività commerciali e la filiera della ristorazione presenti nel territorio della provincia di lecce.

Su 7 aziende ispezionate 4 sono state sospese e sono state elevate sanzioni amministrative e ammende per un totale di centomila euro.

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