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Guardia di Finanza: operazione “Barone” a Porto Cesareo
Nella mattinata odierna, i Finanzieri della Compagnia di Gallipoli hanno dato esecuzione al decreto di sequestro preventivo della struttura turistico-ricettiva
Nella mattinata odierna, i Finanzieri della Compagnia di Gallipoli hanno dato esecuzione al decreto di sequestro preventivo della struttura turistico-ricettiva “Punta Grossa” di Porto Cesareo, emesso dal G.I.P. del Tribunale di Lecce, dott.ssa C. Vergine, su richiesta del Sost. Proc. della Repubblica, dott. A. Negro, per un valore complessivo di circa 50 milioni di euro. Contestualmente, le Fiamme Gialle hanno eseguito diverse perquisizioni locali presso i domicili e gli studi professionali di alcuni indagati al fine di acquisire ulteriori elementi di valenza probatoria. La complessa attività investigativa, culminata con l’esecuzione del citato provvedimento ablativo, ha portato alla denuncia alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Lecce di 129 soggetti – residenti su tutto il territorio nazionale – responsabili del reato ambientale di lottizzazione abusiva, di cui 120 proprietari di fatto di appartamenti adibiti a case-vacanza, ubicati all’interno del villaggio turistico di proprietà di una società di capitali, denominata “F.G.C.I. S.R.L.”. L’attività di indagine ha consentito di accertare la realizzazione di una lottizzazione abusiva a scopo edilizio di terreni siti in località “Serricelle” di Porto Cesareo, aree protette che – per le loro caratteristiche paesaggistiche – sono state dichiarate di notevole interesse pubblico (c.d. Palude del Conte/Duna di Punta Prosciutto e riserve marine). L’attività illecita posta in essere si è basata su complesse opere di edificazione che hanno determinato la realizzazione della residenza turistica alberghiera “PUNTA GROSSA” in assenza di validi titoli autorizzatori ed abilitativi ambientali. La costruzione dell’intero complesso immobiliare ha causato una rilevante trasformazione urbanistica delle aree interessate, sottoposte a vincoli ambientali e paesaggistici, anche in violazione delle prescrizioni degli strumenti urbanistici vigenti e delle normative edilizia, urbanistica ed ambientale. In particolare, il precedente Consiglio Comunale di Porto Cesareo aveva approvato una variante urbanistica al Piano Regolatore Generale, attribuendo ai terreni in località “Serricelle”, precedentemente tipizzati come agricoli, specifica destinazione turistico-alberghiera. In violazione di quanto previsto, il complesso turistico-ricettivo in sequestro veniva destinato prevalentemente alla realizzazione di unità abitative adibite a case-vacanza, successivamente alienate ai soggetti indagati, attualmente proprietari di fatto degli appartamenti. Tuttavia, l’intera procedura che ha portato alla variante urbanistica al Piano Regolatore di Porto Cesareo è da considerarsi illegittima, in quanto basata su due conferenze di servizi, rispettivamente risalenti agli anni 2002 e 2006, di cui la prima annullata con sentenza del T.A.R. Puglia, confermata dal Consiglio di Stato e la seconda indetta illecitamente. Inoltre, la suddetta variante urbanistica è stata approvata senza tener conto delle prescrizioni di non alterazione del paesaggio regionale esistente, previste dal Piano Urbanistico Territoriale Tematico (c.d. P.U.T.T.-P Puglia) vigente dal 2000. La realizzazione del complesso immobiliare è stata resa possibile grazie ad alcuni illeciti commessi dal sindaco pro tempore e dai responsabili pro tempore dell’Ufficio Tecnico del Comune di Porto Cesareo nonché dai progettisti e direttori dei lavori per la costruzione del residence, indagati per reati contro la fede pubblica ed abuso d’ufficio, i quali hanno falsamente attestato, nei loro pareri e relazioni, che: 1) non esistevano altre aree urbanisticamente idonee alla realizzazione di strutture turistico-ricettive, riattivando il procedimento amministrativo che ha portato alla variante urbanistica del Piano Regolatore, nonostante la prima conferenza di servizi e il permesso a costruire fossero stati annullati con sentenza passata in giudicato del giudice amministrativo, a seguito di ricorso presentato da “Legambiente”; 2) le opere edilizie poste in essere erano state effettuate antecedentemente alla sentenza di annullamento del permesso a costruire, mentre queste, in realtà, venivano realizzate in epoca successiva. Inoltre, i funzionari comunali pro tempore, nell’emissione dei vari permessi a costruire, non hanno tenuto conto dell’intervenuta istituzione di un’area protetta regionale al confine con il resort “PUNTA GROSSA”. Sono stati, altresì, denunciati alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Lecce i responsabili pro tempore degli Assessorati all’Urbanistica e all’Ambiente della Regione Puglia per aver fornito pareri irregolari ed illegittimi, omettendo i controlli, obbligatori per legge, sulle attestazioni fornite dai funzionari comunali nonché sul rispetto dei vincoli paesaggistici ed ambientali. Inoltre, al fine di realizzare comunque la vendita degli appartamenti ubicati nel residence, tenuto conto dell’impossibilità giuridica di procedere ad una formale compravendita immobiliare a causa delle gravi violazioni alla normativa urbanistica ed ambientale, veniva posta in essere artatamente un’operazione di riorganizzazione societaria, realizzata attraverso il conferimento di un patrimonio immobiliare di 108 appartamenti, fittiziamente mascherata come cessione di ramo d’azienda, della “F.G.C.I. S.R.L.” verso una multiproprietà azionaria, ad hoc costituita ed avente la medesima compagine sociale, denominata “PUNTA GROSSA S.R.L.”. Successivamente, al fine di aggirare l’impossibilità di stipula di contratti di compravendita, venivano sottoscritti fittizi contratti di acquisto/cessione di quote del capitale sociale della “PUNTA GROSSA S.R.L.”, alla quale erano stati conferiti gli appartamenti, corrispondenti all’incidenza delle quote millesimali di ogni singolo appartamento sul capitale sociale della stessa società, in questo modo consentendo a 120 soggetti di poter acquisire la proprietà di fatto delle case-vacanza. La suddetta operazione di gestione straordinaria è stata oggetto, inoltre, di attività ispettiva di natura tributaria che ha consentito, al termine delle verifiche fiscali nei confronti delle due società, di recuperare a tassazione elementi positivi di reddito per circa 7 milioni 200mila euro, base imponibile ai fini IRAP pari a circa 6 milioni 500mila euro nonché IVA non versata per circa 2 milioni di euro. Complessivamente, il provvedimento ablativo, eseguito dalla Compagnia di Gallipoli, ha portato al sequestro preventivo di: a) un’area denominata “zona A”, di mq. 24.398 di ampiezza, ove è stato costruito un albergo di tipo tradizionale, sviluppato prevalentemente in orizzontale, con una disposizione planimetrica degli alloggi (80 in totale – mono e bilocali) ad “ovale” composto da: 8 blocchi edificati al piano terra, composti da 5 alloggi bi–locali cadauno, per un totale di 40 unità abitative; 8 blocchi edificati al piano primo, composti da 5 alloggi mono-locale cadauno, per un totale di 40 unità abitative; una piscina, un ristorante, una reception ed i servizi comuni realizzati all’interno dell’ovale; b) un’area, posta sul lato opposto della strada provinciale Porto Cesareo – Manduria, denominata “zona B”, di mq. 28.890 di ampiezza, ove sono stati edificati: 156 unità abitative, del tipo bi e tri–locali, aventi dimensioni da un minimo di 40 mq. ad un massimo di 50 mq., così ripartiti: 108 appartamenti, conferiti a “PUNTA GROSSA S.R.L.”, distribuiti su 8 palazzine di 9 appartamenti cadauna; 48 appartamenti, distribuiti su 9 palazzine; un centro direzionale e commerciale, costituito da una reception, uffici per la gestione dell’attività alberghiera, un bar, un’edicola, un ristorante, una lavanderia, una piscina, una discoteca, una sala bowling, due campi da tennis ed uno da calcio a 5; c) un impianto di depurazione; d) un dissalatore di acqua marina; e) un impianto di raccolta di acque meteoriche; f) due cabine ENEL; g) viali illuminati, aiuole e parcheggi; h) quote sociali della “PUNTA GROSSA S.R.L.”.
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Attualità
Sant’Isidoro, demolito vecchio fabbricato a due passi dal mare
Per anni ha ospitato la sede della Pro Loco. “Liberato” così l’orizzonte della marina. il sindaco Pippi Mellone: «L’ennesimo mostro ambientale spazzato via dalla nostra rivoluzione»
È stato finalmente demolito nei giorni scorsi nella marina di Sant’Isidoro il vecchio edificio in muratura a pochi metri dal mare, che ha ospitato per molti anni la sede della locale Pro Loco e il punto di soccorso estivo.
Un’autentica “bruttura”, del tutto incompatibile con la bellezza naturalistica del luogo, al pari di altre costruzioni (il comune di Nardò ne ha già abbattute altre tre, realizzate su aree demaniali in questo segmento di litorale) e di fenomeni di abusivismo edilizio e di compromissione dei contesti naturalistici che hanno mortificato la costa negli scorsi decenni.
L’intervento, eseguito (al termine di un lungo iter autorizzativo) da un raggruppamento temporaneo di imprese, rientra nel più ampio intervento di riqualificazione paesaggistica integrata della fascia costiera della marina, progettato dall’arch. Antonio Vetrugno e finanziato con 1,3 milioni di euro del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), già in corso da circa un anno e mezzo.
La demolizione del fabbricato, peraltro, ha incontrato e superato lo “scoglio” giudiziario di un ricorso al Tar da parte della Pro Loco.
Il giudice amministrativo, con una pronuncia del dicembre scorso, ritenendo non sussistente una proroga della concessione demaniale vantata dalla Pro Loco, ha ritenuto prevalente l’interesse pubblico all’ultimazione dei lavori di riqualificazione su quello privato (peraltro, ingiustificato) alla conservazione dello status quo.
«L’ennesimo mostro ambientale spazzato via dalla nostra rivoluzione», ha commentato con un post su Facebook il sindaco Pippi Mellone, «abbiamo speso un po’ di tempo in più, perché c’è stato qualche ostacolo di troppo. Ma abbiamo spazzato via, come sempre, anche quello. Adesso abbiamo liberato il panorama, il lungomare, le albe e i tramonti di Sant’Isidoro dal cemento e dalle brutture. Al suo posto, a poca distanza, una struttura polifunzionale in legno, ecosostenibile, che ospiterà il pronto soccorso. Stiamo demolendo i mostri ereditati dal passato e stiamo costruendo la città del futuro. Col cuore, come sempre. Ora anche Sant’Isidoro diventerà bellissima!».
Il progetto di riqualificazione, adesso, potrà essere ultimato. Prevede la realizzazione di aree per il parcheggio e di aree per la fruizione dei pedoni (con l’installazione di un nuovo sistema di illuminazione), l’eliminazione di altri manufatti, di spianamenti, scivoli e del piccolo molo a servizio delle imbarcazioni, un intervento di rinaturalizzazione ambientale con ripascimento delle superfici sabbiose della zona, oltre che la pulizia dalla vegetazione infestante e il recupero delle condizioni ambientali dell’inghiottitoio (o “spunnulata”) presente sul lungomare.
Nasceranno, inoltre, una struttura per la sosta e un tratto di pista ciclabile per favorire la mobilità sostenibile.
Un’altra struttura in legno è stata ultimata e destinata a nuova sede della Proloco e a punto di pronto soccorso estivo.
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