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Malattia di Dupuytren: la Puglia è in buone mani
Il nome ci è sconosciuto, ma se ci parlano di una mano con l’anulare irrigidito e tirato verso il palmo ci vengono in mente persone che convivono con questa patologia.
Si è appena concluso il ciclo di incontri organizzati dalla SICM (Società Italiana di Chirurgia della Mano), che da marzo a giugno ha coinvolto alcuni tra i migliori chirurghi della mano delle principali strutture ospedaliere del nostro Paese.
Ora anche a Bari, sotto la Direzione Scientifica del Prof. Michele Pascone, Direttore U.O. Chirurgia Plastica Universitaria e Centro Ustioni dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria del Policlinico e della Scuola di Specializzazione in Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica dell’Università di Bari, gli specialisti hanno a disposizione una nuova terapia farmacologica per il trattamento della contrattura di Dupuytren, per assicurare al maggior numero di cittadini la migliore strategia terapeutica. Si tratta di una terapia innovativa, “mini-invasiva”, che rappresenta un’alternativa al trattamento chirurgico e garantisce, secondo i dati disponibili, un recupero funzionale della mano immediato.
Ma cos’è questa patologia? Come si manifesta e si cura? La malattia di Dupuytren è una delle più frequenti patologie della mano, eppure il 75% degli italiani non ne ha mai sentito parlare, nonostante colpisca il 13% della popolazione europea e nel 45% dei casi interessi entrambe le mani. La malattia di Dupuytren colpisce in prevalenza il sesso maschile (in rapporto di 10 a 1 rispetto alle donne) e prevede diversi livelli di gravità che rendono difficile compiere le più comuni azioni quotidiane.
In Italia la prevalenza è stimata nel 25% degli over 50 di sesso maschile e il 25% dei pazienti evolve verso forme severe che compromettono il normale svolgimento delle attività quotidiane e del lavoro. Si pensi, infatti, alle migliaia di movimenti che compiamo ogni giorno, dal vestirsi o afferrare qualcosa o mettere una mano in tasca fino al gesto più comune di stringere una mano.
“La malattia di Dupuytren è una patologia a progressione lenta che colpisce lo strato del tessuto connettivo del palmo della mano e delle dita (aponeurosi palmare), che ci consente di afferrare saldamente gli oggetti. Nei pazienti predisposti a questa patologia, la produzione di collagene è eccessiva e determina un ispessimento anomalo del tessuto della fascia palmare nel quale, col progredire della malattia, si sviluppano dei noduli spesso scambiati per callosità; col tempo i noduli possono diventare veri e propri cordoni e ridurre l’estensione delle dita che risultano così “tirate” progressivamente verso il palmo della mano”, spiega il prof. Michele Pascone, Direttore U.O. Chirurgia Plastica Universitaria e Centro Ustioni del Policlinico e della Scuola di Specializzazione in Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica dell’Università di Bari.
La diagnosi di questa malattia è piuttosto semplice: “Non esistono esami specifici, esiste invece un test, che tutti possono fare anche a casa. In inglese si chiama table top test e consiste nell’appoggiare il palmo della mano su una superficie completamente piatta. Nel momento in cui la mano non riesce più ad essere totalmente distesa su una superficie piana, si dichiara iniziata la fase in cui è appropriato intervenire. Questa patologia può essere curata efficacemente solo se ci si affida a mani chirurgiche esperte: si tratta di un intervento che richiede una profonda conoscenza dell’anatomia della mano. La malattia di Dupuytren non colpisce solo le persone anziane; se la malattia si presenta in giovane età, è altamente probabile che una volta intervenuti si ripresenti in altre sedi. Oggi, grazie al nuovo trattamento farmacologico mini-invasivo”, conclude il Prof. Pascone, “contiamo di accorciare i tempi di prognosi e fornire ai pazienti una valida alternativa, psicologicamente più accettabile dell’intervento chirurgico”.
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Attualità
Sant’Isidoro, demolito vecchio fabbricato a due passi dal mare
Per anni ha ospitato la sede della Pro Loco. “Liberato” così l’orizzonte della marina. il sindaco Pippi Mellone: «L’ennesimo mostro ambientale spazzato via dalla nostra rivoluzione»
È stato finalmente demolito nei giorni scorsi nella marina di Sant’Isidoro il vecchio edificio in muratura a pochi metri dal mare, che ha ospitato per molti anni la sede della locale Pro Loco e il punto di soccorso estivo.
Un’autentica “bruttura”, del tutto incompatibile con la bellezza naturalistica del luogo, al pari di altre costruzioni (il comune di Nardò ne ha già abbattute altre tre, realizzate su aree demaniali in questo segmento di litorale) e di fenomeni di abusivismo edilizio e di compromissione dei contesti naturalistici che hanno mortificato la costa negli scorsi decenni.
L’intervento, eseguito (al termine di un lungo iter autorizzativo) da un raggruppamento temporaneo di imprese, rientra nel più ampio intervento di riqualificazione paesaggistica integrata della fascia costiera della marina, progettato dall’arch. Antonio Vetrugno e finanziato con 1,3 milioni di euro del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), già in corso da circa un anno e mezzo.
La demolizione del fabbricato, peraltro, ha incontrato e superato lo “scoglio” giudiziario di un ricorso al Tar da parte della Pro Loco.
Il giudice amministrativo, con una pronuncia del dicembre scorso, ritenendo non sussistente una proroga della concessione demaniale vantata dalla Pro Loco, ha ritenuto prevalente l’interesse pubblico all’ultimazione dei lavori di riqualificazione su quello privato (peraltro, ingiustificato) alla conservazione dello status quo.
«L’ennesimo mostro ambientale spazzato via dalla nostra rivoluzione», ha commentato con un post su Facebook il sindaco Pippi Mellone, «abbiamo speso un po’ di tempo in più, perché c’è stato qualche ostacolo di troppo. Ma abbiamo spazzato via, come sempre, anche quello. Adesso abbiamo liberato il panorama, il lungomare, le albe e i tramonti di Sant’Isidoro dal cemento e dalle brutture. Al suo posto, a poca distanza, una struttura polifunzionale in legno, ecosostenibile, che ospiterà il pronto soccorso. Stiamo demolendo i mostri ereditati dal passato e stiamo costruendo la città del futuro. Col cuore, come sempre. Ora anche Sant’Isidoro diventerà bellissima!».
Il progetto di riqualificazione, adesso, potrà essere ultimato. Prevede la realizzazione di aree per il parcheggio e di aree per la fruizione dei pedoni (con l’installazione di un nuovo sistema di illuminazione), l’eliminazione di altri manufatti, di spianamenti, scivoli e del piccolo molo a servizio delle imbarcazioni, un intervento di rinaturalizzazione ambientale con ripascimento delle superfici sabbiose della zona, oltre che la pulizia dalla vegetazione infestante e il recupero delle condizioni ambientali dell’inghiottitoio (o “spunnulata”) presente sul lungomare.
Nasceranno, inoltre, una struttura per la sosta e un tratto di pista ciclabile per favorire la mobilità sostenibile.
Un’altra struttura in legno è stata ultimata e destinata a nuova sede della Proloco e a punto di pronto soccorso estivo.
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