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“Banche sempre più distanti”

Avv. Tanza (Adusbef): “Alla tradizionale distanza operativa tra banca e clienti, si è aggiunta quella funzionale tra centi decisionali e locali”

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Le banche sono sempre più nell’occhio del ciclone: anatocismo, swap e prodotti finanziari altamente rischiosi, usura bancaria, ombre di fallimento e risparmi dei creditori a rischio. Ne consegue che il rapporto di fiducia tra cittadini, imprenditori e banche sia ridotto ai minimi termini. Abbiamo voluto parlare di questi argomenti con l’avv. Antonio Tanza, presidente provinciale dell’Associazione Difesa Utenti Servizi Bancari Finanziari Postali e Assicurativi e, curiosa coincidenza, dal 1996, anno di nascita de “il Gallo”, vicepresidente nazionale sempre dell’Adusbef. 


Il 2016 per lei è il ventesimo anno da vice presidente vicario dell’Adusbef. In tutti questi anni come è cambiato il ruolo delle banche?


Sicuramente negli ultimi il processo di globalizzazione ha comportato anche un’evoluzione del sistema bancario. È evidente che oggi assistiamo allo sviluppo del concetto di “distanza”: non c’è più solo la distanza tradizionale tra banca e clienti, che è la distanza operativa, ma anche alla distanza funzionale tra centri decisionali delle banche e i centri locali. È cambiata sicuramente la geografia del sistema bancario: le decisioni vengono prese in Europa.


L'avvocato Tanza

L’avvocato Tanza


Basta far riferimento al ruolo svolto dalla BCE: dal novembre del 2014 la BCE ha assunto i compiti di supervisione bancaria per le banche dell’area dell’Euro, che esercita nell’ambito nel meccanismo unico di vigilanza. Il trasferimento di responsabilità di vigilanza dalle autorità nazionali alla BCE è stato totale: la BCE ha tutti gli strumenti di vigilanza di cui dispongono le autorità nazionali; ha piena responsabilità per tutte le banche che hanno una significatività sistemica ed anche la possibilità di richiamare sotto la propria responsabilità le banche più piccole, nel caso in cui queste generino potenziali problemi di dimensioni europee. È ancora indiscutibile il ruolo che la Banca centrale ha avuto nella risoluzione della crisi di alcuni stati membri (basti pensare alla Grecia). All’evoluzione di ruolo della BCE occasionata dalla crisi non si può ancora mettere la parola fine, perché la crisi non è purtroppo conclusa. Staremo a vedere!”.


Il rapporto di fiducia tra cittadini, imprenditori e banche è irrimediabilmente incrinato? Anatocismo, usura, decreti salva banche hanno portato il gradimento ai minimi termini…


La fiducia è fortemente compromessa anche dagli ultimissimi eventi. Siamo di fronte ad un dissesto finanziario del sistema, non solo per le “perdite” in termini di risparmi persi e di capitali non restituiti, ma soprattutto perché si è verificato l’estremo logoramento della relazione di fiducia tra banche e clienti, che avrà bisogno di tempo per ricostruirsi.  È palese, infatti, una certa stanchezza ed una certa sfiducia da parte della clientela, stanchezza e sfiducia che si sta traducendo, nel tempo, in una crisi di rigetto e in una avversione verso le banche. Sarebbe opportuno costruire una nuova dimensione di correttezza reciproca tra banche e risparmiatori, si dovrebbe riuscire a recuperare una forma di rispetto del cliente-risparmiatore, in quanto persona”.


Tanti piccoli e medi imprenditori lamentano un atteggiamento di chiusura nei loro confronti dopo tanti anni nei quali hanno foraggiato le banche. Ma la BCE non aveva irrorato 139 mld di euro alle banche italiane proprio per le imprese?


La banca centrale finora ha iniettato mille miliardi di euro nel sistema bancario. In particolare Unicredit ha chiesto poco meno di 12,5 miliardi di euro, Ubi 6 miliardi,  Mediobanca e Banco Popolare 3,5 miliardi, Intesa Sanpaolo 24 miliardi e  Mps tra 7 e 10 miliardi. Di fatto certamente restano i dubbi su come saranno usati questi soldi: se verso le aziende e le famiglie oppure no.


Del resto, anche in passato, le Banche hanno preferito investire il denaro preso in prestito all’1% dalla Bce in Btp o Bonos dai rendimenti più allettanti, invece di allargare le maglie dei finanziamenti e dei prestiti alle famiglie e alle imprese.


Nonostante le rassicurazioni del Direttore Generale dell’ABI che ha dichiarato che la liquidità della Bce sarà utilizzata per finanziare imprese e famiglie, rimane, dunque, il dubbio che alle famiglie e alle imprese arrivino solo le briciole.


Guardando al nostro panorama del resto il superamento delle crisi e, dunque, la possibile ripresa economica del Paese sembra ancora lontana”.


Anatocismo bancario: il caso più clamoroso quello che ha riguardato Adelchi Sergio che lei ha seguito in prima persona


La vicenda della Nuova Adelchi spa costituisce sicuramente un caso da manuale in materia di indebite pretese delle banche.


La condanna delle BNL al pagamento di circa 7 milioni di euro, rappresenta un’ancora di salvezza per tutti gli imprenditori in crisi, che conservano ancora gli estratti conto, e che non sanno di avere tra le mani un tesoro, o meglio, la loro possibilità di svolta, recuperando il maltolto, grazie al lavoro delle associazioni di consumatori”.


Ci sono altri casi in provincia di Lecce? Quali le banche coinvolte? Ci sono state già sentenze in merito?


Le pronunce in provincia relative a casi di anatocismo bancario da me personalmente curate sono innumerevoli e coinvolgono praticamente tutti gli Istituti bancari operanti sul territorio. La prima, storica, sentenza risale al 1992. A partire da quella data si sono registrate tantissime vittorie per i consumatori, anche al di fuori del Salento (possono essere consultate sul sito www.studiotanza.it, dove sono pubblicate tutte le sentenze relative a cause patrocinate dall’Avv. Tanza)”.


Swap e prodotti finanziari: possibile che ancora si possano rifilare ad ignari correntisti investimenti ad alto rischio? Di recente ha avuto segnalazioni in merito?


Purtroppo gli eventi più recenti dimostrano che ancora oggi, nonostante le tante campagne di informazione e le battaglie vinte nelle aule giudiziarie a tutela degli investitori, gli investimenti finanziari vengono effettuati con poca consapevolezza, vuoi perché le persone sono condizionate dal rapporto di fiducia col dipendente/promotore proponente, vuoi perché sono costrette a compiere determinate operazioni al fine di accedere a finanziamenti o altre agevolazioni (“Quest’ultimo caso riguarda in particolare le imprese, come si è verificato nella distribuzione dei derivati”). Sul fronte degli swap abbiamo una giurisprudenza anche di merito ormai pacifica nel ritenere che questi prodotti sono nulli se non in grado di fungere da copertura rispetto a finanziamenti a termine ricevuti dalla società investitrice, con conseguente condanna della banca a restituire gli importi degli addebiti. Quindi le società che ne hanno contratti dovrebbero verificare se il nozionale del derivato, il timing dei flussi finanziari ed altri dati economici del rapporto corrispondono a quelli dei finanziamenti che hanno ricevuto. Ad ogni buon conto, spesso dalla complessa documentazione contrattuale firmata, emergono altri vizi formali ed omissioni informative utili ai fini processuali. Sul fronte degli investimenti privati, poi, dobbiamo riscontrare ancora molti abusi e disinformazione”.

Altro capitolo preoccupante, quello dell’usura bancaria. Com’è la situazione oggi, soprattutto nel Salento?


Preoccupante, in quanto riscontriamo numerosi casi di rapporti bancari affetti da usurarietà, a seguito della richiesta di assistenza da parte di cittadini ed imprese, spesso in seguito a pignoramenti su beni immobili destinati alle vendite giudiziarie. Le perizie econometriche redatte dai nostri esperti commercialisti, al fine di vagliare la correttezza dei presunti crediti vantati dagli istituti di credito, rilevano in numerosi casi l’applicazione di interessi usurari, sia con riferimento a contratti mutuo o finanziamenti ed affini, che ad affidamenti su contratti di conto corrente. A quel punto può iniziare la battaglia in Tribunale per far valere i diritti dei nostri assistiti”.


Bail-in: quattro banche cooperative hanno lasciato sul lastrico migliaia di risparmiatori obbligazionisti (Banca Etruria, CarichietiCariparma Banca Marche), ma si parla sempre più insistentemente di altre 33 banche sull’orlo del fallimento e tra queste ci sarebbe la Bcc di Terra d’Otranto. Le risulta?


La Banca di Credito Cooperativo di Terra d’Otranto è stata posta dalla Banca d’Italia a fine 2014 in amministrazione straordinaria ed a settembre 2015 ha subito dalla stessa Autorità di vigilanza un provvedimento sanzionatorio per accertate carenze nell’organizzazione e nei controlli. Sappiamo inoltre dalla stampa che sono in corso indagini penali. Ciò però non è sufficiente per ritenere che la banca sia sull’orlo del fallimento. Certo è che, dopo l’introduzione in Italia dei principi contenuti nella direttiva comunitaria Bank Recovery and Resolution Directive (BRRD) ed il famoso decreto legge del 22 novembre 2015 che ha posto in risoluzione le 4 banche, l’intero mondo bancario è cambiato ed il dogma “le banche non possono fallire” non è più valido. Quindi, a maggior ragione consigliamo estrema prudenza negli investimenti in azioni ed obbligazioni di tutte le banche, tenendo pur sempre in conto che il fenomeno del disinvestimento selvaggio e della “corsa agli sportelli” non può che aggravare la crisi finanziaria”.


Tra le altre banche coinvolte ce ne sono che operano in provincia di Lecce?


La questione che più recentemente ci vede coinvolti in prima fila come Adusbef Puglia è quella della vendita delle azioni e delle obbligazioni convertibili Veneto Banca presso le filiali della controllata Banca Apulia. È un caso che interessa l’intera regione, da Foggia fino al basso Salento, e che ha visto bruciati i risparmi di tanti investitori ignari. A tale proposito, stiamo inviando reclami alle due banche, nella speranza che, dato l’elevato numero di casi, venga avviato un tavolo di trattative per la soluzione bonaria della questione”.


In tutto questo marasma chi ha l’obbligo di vigilare (Banca d’Italia) che fa?


Banca d’Italia e Consob sono oggi nel mirino delle critiche perché si ritiene che una maggiore attenzione e sensibilità nell’attività di vigilanza avrebbe consentito di evitare, da un lato, il dissesto e la crisi finanziaria di banche (il controllo sulla loro stabilità patrimoniale è di competenza della Banca d’Italia) e, dall’altro, la vendita indiscriminata di azioni ed obbligazioni subordinate alla clientela retail incompetente ed inconsapevole (spetta alla Consob il controllo sul rispetto degli obblighi informativi da parte degli intermediari nella vendita degli strumenti finanziari). In particolare, si ritiene che una normativa interna più efficace, che espressamente dichiarasse le obbligazioni bancarie strumenti finanziari complessi e rischiosi, avrebbe costretto le banche ad una maggiore trasparenza nelle vendite”.


Intanto la gente è sempre più preoccupata dall’equazione “se la banca fallisce pagano i correntisti”: è proprio così?


Non esattamente. I depositi bancari (libretti, c/c, conti deposito, certificati di deposito, ecc.) sono fino ad un certo importo garantiti dal Fondo Interbancario a Tutela dei Depositi. Solo per la parte eccedente i 100 mila euro sarebbero coinvolti nel cosiddetto bail in”.


Nell’ambito dell’edilizia, uno dei motori dell’economia salentina, ci sono casi in cui imprenditori si sono rivolti all’Adusbef? C’è qualche storia particolare che ci può raccontare?


Il mondo dell’edilizia purtroppo è stato uno dei più colpiti dalla crisi che attanaglia da molti anni il panorama italiano, in particolare nel meridione. Dunque abbiamo assistito ed assistiamo numerose imprese edili in difficoltà, stritolate tra la morsa di entrate ridotte al minimo e l’aggressività delle Banche. Per ovvie questioni di privacy non mi è consentito divulgare i nominativi senza previa autorizzazione, ma posso assicurarvi che questo settore è indubbiamente uno dei più coinvolti nel contenzioso bancario, e che di riflesso l’attività della nostra Associazione ha contribuito ad aiutare numerose imprese che hanno ottenuto risarcimenti importanti”.


Lei, quotidianamente, riceve persone che devono affrontare problemi con le banche. Quali sono le “anomalie” più frequenti che le sottopongono?


Le anomalie che riscontriamo sono innumerevoli. Senz’altro quelle più comuni attengono all’applicazione di indebite competenze su rapporti di conto corrente affidato e all’applicazione di tassi di interesse usurari su rapporti di mutuo. Inoltre frequenti sono i casi di mancanza di trasparenza nelle vendite dei prodotti finanziari, errata od illegittima segnalazione dei nominativi a Centrale Rischi, ed ultimamente sono in aumento i casi di truffe online come il pharming (tentativo di truffa che avviene con la diffusione di un virus che indirizza il cliente al di fuori dei server della banca) od il phishing (frode finalizzata all’acquisizione di dati riservati attraverso l’invio di e-mail contraffatte, imitando grafica e loghi ufficiali della banca)”.


Ha da raccontare qualche aneddoto particolare?


Nel 2009 per la prima volta nella storia un’intera agenzia di una banca stava per essere pignorata da parte di un suo cliente. La Banca, infatti, era stata condannata al pagamento di € 1.339.310 per indebite competenze (interessi ultralegali indeterminati, commissioni di massimo scoperto trimestrali, valute fittizie, spese forfettarie e capitalizzazione composta) dal Tribunale di Lanciano. Rifiutandosi di adempiere, io ed il mio cliente eravamo pronti al pignoramento. Solo di fronte a tale prospettiva ed alla presenza dell’ufficiale giudiziario e delle telecamere di Striscia la Notizia, la banca decise di staccare un assegno di oltre € 1.400.000”.


Giuseppe Cerfeda


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Certezze ed incertezze del presente

Lo spettro della guerra, malavita, femminicidi, violenza dilagante nel mondo adolescenziale e giovanile. E il Salento? Terra di anziani residenti o fugaci vacanzieri…

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di Hervé Cavallera

di Hervé Cavallera

La Pasqua da poco trascorsa dovrebbe aver ricordato ai Cristiani che essa, per il tramite della passione, morte e resurrezione di Gesù, è l’invito al passaggio ad una vita migliore.

Le feste del Cristianesimo, infatti, possono essere considerate come una sollecitazione per un futuro che sia, per i singoli e per la collettività, più buono e sereno rispetto al passato.

Ma l’immagine del presente non è così.

In campo internazionale permangono almeno due conflitti e i rischi che i campi di battaglia si allarghino non sono da sottovalutare.

E non è un problema dappoco.

Poi, per quanto riguarda l’Italia (ma il fenomeno non è solo italiano) si può constatare un aumento della violenza.

E non ci si riferisce solo ai casi più eclatanti, ossia ai delitti legati al mondo della malavita e alla crisi delle relazioni sentimentali (basti ricordare i femminicidi).

Ci si riferisce particolarmente alla violenza diffusa nel mondo adolescenziale e giovanile con i tumulti nelle università volti ad impedire la libertà di parola a conferenzieri non graditi, alle dimostrazioni pacifiste che generano saccheggi e vandalismi di vario genere, alle conflittualità che serpeggiano in certe scuole in una contrapposizione tra docenti ed allievi, con la partecipazione talvolta dei genitori.

Si ha l’impressione di trovarci in un mondo in cui non si riesce più a controllare gli impulsi.

Così accade che le frustrazioni, che sicuramente la maggior parte di noi ha pure conosciuto nel corso della propria esistenza, non vengano superate rafforzando il carattere e abituando a saper affrontare le difficoltà, ma producano comportamenti aggressivi che si propagano con facilità.

Ciò significa che gli adulti, i genitori in particolar modo, devono ben essere attenti oggi più che mai alle dinamiche dell’età evolutiva dei giovani.

Per fortuna sembrerebbe un fenomeno che non riguarda in modo preoccupante il nostro Salento.

Non che manchino i fatti di cronaca nera, ma fenomeni di scontri di piazza da parte di minorenni sono assai pochi.

E qui allora emerge un’altra considerazione: quello dello spopolamento.

Le nascite sono da tempo in netto calo nella Penisola.

Secondo i dati dell’ISTAT in Italia nascono 6 bambini ogni mille abitanti.

Nel Salento al calo demografico si aggiunge poi il fatto che molti giovani compiono gli studi universitari in altre regioni d’Italia e non tornano più nel paese nativo.

Certo, vi sono anche coloro che tornano e con coraggio, come si è scritto su questo giornale, ma sono pochi.

Il Salento diventa la terra di anziani residenti o di fugaci vacanzieri.

E allora l’invito alla gioia che proviene dal suono delle campane pasquali si spegne in una triste rassegna.

Conflitti sempre più minacciosi tanto da spingere qualcuno a sostenere il ritorno alla leva obbligatoria, sviluppo della criminalità organizzata, violenze e tragedie domestiche, violenza giovanile, fragilità nell’affrontare le difficoltà connesse al quotidiano, spopolamento, stagnazione produttiva…

Occorre precisare che non si nega che esistano casi positivi, anzi di eccellenza nella imprenditoria, nei giovani, nella vita coniugale e così via, ma l’ombra del negativo è sempre più visibile e preoccupante.

LA COMUNICAZIONE DELL’EFFIMERO

Vi è poi la sensazione di una crescita dell’individua- lismo accentuato dai social, dalla facilità di esprimere pareri su tutto e su tutti.

Al tempo stesso la comunicazione digitale isola fisicamente l’utente pur avendo egli un contatto online con centinaia se non migliaia di persone.

È la comunicazione dell’effimero, mentre si continua a rimanere soli.

Come diceva l’antico filosofo, l’uomo è un animale sociale; ha bisogno di vivere concretamente, fisicamente col prossimo, non di limitarsi a parole diffuse con mezzi artificiali.

Ed è questo l’aspetto che è il lascito ideale delle recenti celebrazioni pasquali: quello di tornare ad essere una comunità.

Una comunità di persone che si incontrano e dialogano ed elaborano progetti che permettano una crescita economica e spirituale.

Tutto questo richiede buona volontà e competenza, richiede il mettere da parte l’attrazione per il proprio tornaconto, per il proprio particulare come diceva Guicciardini.

È un compito che devono tornare ad assumere quelle istituzioni ad esso preposte quali la famiglia e la scuola.

In un momento storico in cui i legami familiari diventano sempre più fluidi, bisogna che la scuola diventi davvero un centro di formazione di responsabilità oltre che di conoscenze e competenze.

Un futuro migliore è affidato da sempre ad una buona educazione e di ciò dobbiamo tornare a prendere consapevolezza.

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Il fallimento della democrazia

Astensionismo: nelle regionali del 2023 raggiunse il 60% in Lombardia e Lazio; nel 2014 in Emilia-Romagna votò solo il 37,7%. Nel 2020 l’affluenza alle regionali pugliesi è stata del 56,43%…

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di Hervé Cavallera

Il prof. Hervé Cavallera

Il 25 febbraio si è votato per la Regione in Sardegna.

I candidati alla Presidenza della Regione erano 4 e le liste presenti 25.

Ora, quello che particolarmente colpisce, a prescindere da vinti e vincitori e dalle stesse modalità di votazione (voto disgiunto, ad esempio), è l’affluenza degli elettori.

Poco al di sopra del 52%, quindi ancor meno dell’affluenza avuta nelle precedenti elezioni regionali.

Né si tratta di un fenomeno meramente sardo.

L’affluenza elettorale è effettivamente bassa e, come si suole dire, l’astensionismo è in assoluto il maggior partito in Italia (ma la situazione non è dissimile anche in altri Paesi europei).

Nelle regionali del 2023 l’astensionismo raggiunse il 60% in Lombardia e nel Lazio e nel 2014 in Emilia-Romagna per l’elezione del presidente della Regione votò solo il 37,7% degli elettori.

Nel 2020 l’affluenza alle regionali in Puglia è stata del 56,43%. Ciò non può lasciare indifferenti in quanto, se democrazia significa partecipazione, il “successo” dell’astensionismo significa fallimento della democrazia.

Esiste ormai nella realtà uno scollamento tra cittadini e politica.

È un dato inequivocabile che non può essere risolto con la diffusione del cosiddetto “civismo” ossia con la nascita di movimenti localistici.

Invero nel 1946 l’Assemblea Costituente introdusse il principio della obbligatorietà del voto che però all’art. 48 della Costituzione italiana risulta solo un dovere civico.

Nel 1957, col D. P. R. n.361, si rendeva obbligatorio il voto nelle elezioni politiche, dichiarando che occorreva fare un elenco degli astenuti.

Il tutto poi venne meno nel 1993 (D. L. 20 dicembre 1993, n . 534).

Il che è anche corretto poiché il concetto di liberta implica anche l’astensione. E tuttavia quando l’astensione raggiunge livelli elevatissimi sì da quasi superare il numero dei votanti, è chiaro che è in atto una crisi della sensibilità politica dei cittadini.

Si tratta di un processo che in Italia si può far risalire alla cosiddetta fine della prima Repubblica (1994) ossia con la fine dei partiti che esistevano nella Penisola dal 1946.

In realtà, il fenomeno rientra nel collo delle grandi ideologie e, di conseguenza, in una semplificazione della vita politica tra due schieramenti, etichettati come moderati o conservatori da una parte e progressisti dall’altra.

Non per nulla negli Stati Uniti d’America dove esistono praticamente solo due partiti, il repubblicano e il democratico, l’astensionismo tocca spesso punte del 70% a cui peraltro ci si è abituati.

Di qui un altro aspetto che va considerato: il ruolo decisivo del candidato alla presidenza.

Sostanzialmente si vota la persona più che le idee.

D’altronde tutti possiamo constatare che nei nostri Comuni sono pressoché inesistenti le tradizionali sezioni dei partiti, ove una volta i tesserati potevano discutere vari temi politici.

Di qui un ulteriore paradosso. Si ritiene che in una società democratica chi “comanda” o, per essere più corretti, chi ha la gestione della cosa pubblica sia la maggioranza.

Nei fatti, invece, proprio grazie all’astensionismo, la gestione del potere è comunque affidata ad una minoranza, mentre la maggioranza dei cittadini assiste con apatia, rassegnazione o altro, a quello che la minoranza decide.

Negli anni ’80 del secolo scorso il sottoscritto scrisse un libro sull’importanza dell’educazione politica, intesa non come educazione partitica, ma come educazione alla partecipazione responsabile alla vita pubblica.

Al presente, di fronte a fenomeni come l’astensionismo, la cancel culture, l’improvvisazione demagogica che talvolta si fa sentire per il tramite dei social, una riflessione articolata, ponderata e di largo respiro sulla necessità di una rifondazione della vita civile, in modo che non sia soggetta alle pulsioni del momento, sarebbe opportuna.

Naturalmente tutto riesce difficile ed è inutile evocare il ricordo della vecchia Educazione civica, anche se dal settembre del 2020 l’Educazione civica è considerata una disciplina trasversale che riguarda tutti i gradi scolastici.

In una società ove predomina il relativismo individualistico, mancano i grandi valori che danno davvero lo slancio vitale all’impegno civile che investa la collettività e tutto si risolve nel gioco degli interessi di piccoli gruppi o dei singoli.

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Galatina, il Liceo Vallone si mobilita “fa rumore” per le Donne

Sceglie di “far rumore” al fine di sensibilizzare i giovani, e la cittadinanza tutta, sul significato intrinseco di questa ricorrenza.

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In occasione dell’8 marzo, Giornata Internazionale dei Diritti della donna, il Liceo A. Vallone, di Galatina, sceglie di “far rumore” al fine di sensibilizzare i giovani, e la cittadinanza tutta, sul significato intrinseco di questa ricorrenza.

Previsto in mattinata, alle ore 11.45, un corteo che partirà dalla sede centrale del Liceo, in viale don Tonino Bello, e si muoverà verso Piazza San Pietro dove si terrà un flash mob di riflessione chiuso con la lettura di Knocking on Heaven’s door, profondo monologo in voce maschile tratto da Ferite a morte, di Serena Dandini. 

“L’ignominia continua da Giulia…1,2,3…12 vittime” è il messaggio che gli studenti e le studentesse del Liceo porteranno in corteo, ribadendo che “Nessun delitto ha una giustificazione”!

Tutti gli studenti e le studentesse del Liceo, accompagnati dal personale scolastico, attraverseranno le strade principali della città (viale don Tonino Bello – via Ugo Lisi – C.so porta Luce – Piazza San Pietro) con l’obiettivo di fare un silenzioso rumore sull’inefficacia di questa ricorrenza, dipanando un drappo rosso lungo 30 metri, simbolo del dolore e delle violenze che le donne ancora subiscono, visto il perdurante divario di genere.

“Non si ha nulla da celebrare se non vi è uguaglianza. Non si celebra la Donna se non La si rispetta” Queste le parole della Dirigente Scolastica, prof.ssa Angela Venneri, che ha fortemente promosso e sostenuto l’iniziativa, in un’ottica di sensibilizzazione e condivisione d’intenti.

Non un’occasione per festeggiare, dunque, ma solo per riflettere e tenere alta l’attenzione, con l’auspicio che l’educazione culturale possa riaffermare un ineludibile principio di civiltà.

Da qui l’augurio conclusivo dei nostri studenti e studentesse a tutte le donne con i dolcissimi versi della poesia di Alda Merini, Sorridi donna.

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