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Cronaca

Tricase: Carabiniere li soccorre e loro gli rompono un timpano

Durante la festa di Sant’Antonio in tre terrorizzano la gente con assurde manovre tra le bancarelle a bordo di ciclomotori. Cadono, si fanno male e, all’intervento del militare, lo aggrediscono

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I Carabinieri della Compagnia di Tricase, in collaborazione con i colleghi delle Stazioni Carabinieri di Alessano e Tricase, hanno arrestato in flagranza di reato Mauro De Mitri, 33 anni, Fiore Sabato, 23 anni, entrambi di Nardò, e Francesco Vito Zippo, 22 anni di Tricase per violenza, minaccia e lesioni a un Pubblico Ufficiale. De Mitri e Zippo, a bordo di un ciclomotore condotto dal primo, scorrazzavano su e giù per una via di Tricase, chiusa in occasione dei festeggiamenti in onore di Sant’Antonio da Padova, compiendo pericolose evoluzioni. Insieme ai due c’era Sabato che li incitava correndo accanto al ciclomotore. Numerosi residenti, preoccupati dal pericolo che poteva derivare da tali manovre hanno iniziato a protestare contro i tre invitandoli a smettere. Per tutta risposta i giovani, continuando imperterriti nel loro comportamento, hanno insultato e minacciato i presenti. Attratto dal vociare, un militare dei Carabinieri, libero dal servizio, si è affacciato sul balcone della propria abitazione per verificare cosa stesse accadendo. Pochissimi istanti dopo De Mitri e Zippo sono rovinati al suolo nel tentativo di effettuare l’ennesima “impennata”con la Vespa. Preoccupato per l’accaduto il Carabiniere si è immediatamente precipitato in strada mentre, col telefono cellulare, ha chiesto alla Centrale Operativa della Compagnia di Tricase l’invio di una pattuglia. Raggiunti i giovani, il militare si è sincerato sulle loro condizioni e, per tranquillizzarli, si è qualificato come appartenente all’Arma dei Carabinieri. Temendo che la presenza di un militare della Benemerita potesse essere foriera di problemi per loro, i due giovani, subito raggiunti e spalleggiati da Zippo, in evidente stato di ubriachezza come i suoi amici, hanno iniziato ad inveire contro il Carabiniere minacciandolo pesantemente. Nel volgere di pochi istanti sono passati dalle parole alle vie di fatto colpendolo violentemente con calci e pugni anche dopo che erano riusciti a buttarlo a terra. Alla vista della pattuglia, nel frattempo giunta sul posto, De Mitri e Sabato si sono dati precipitosamente alla fuga mentre Zippo è stato bloccato dal Carabiniere aggredito. Sul posto sono fatte arrivare le pattuglie delle Stazioni Carabinieri di Tricase ed Alessano che hanno iniziato ad ascoltare i numerosi testimoni che avevano assistito alla brutale aggressione mentre Zippo veniva portato in caserma ed il Carabiniere aggredito al pronto soccorso dell’ospedale di Tricase. Mentre i militari stavano svolgendo il loro lavoro i fuggitivi sono tornati sul luogo del pestaggio dove hanno iniziato ad offendere e minacciare alcuni testimoni. Attirati dalle grida, i Carabinieri si sono avvicinati al gruppo di persone dal quale si sono subito staccati De Mitri e Sabato. I due hanno iniziato ad apostrofare i Carabinieri presenti e, dopo essersi più volte assunti la paternità del pestaggio, hanno spintonato violentemente gli operanti. Ricondotti alla ragione, i due sono stati accompagnati in caserma dove già si trovava il loro amico. Ricostruiti i fatti, confermati integralmente da diversi testimoni, e acquisito il referto medico da cui si evince che il Carabiniere, in conseguenza delle percosse ricevute ha subito anche la perforazione di un timpano, i tre scalmanati sono stati dichiarati in arresto perché ritenuti responsabili, in concorso fra loro, di violenza, minaccia e lesioni a un Pubblico Ufficiale. Al termine delle formalità di rito sono quindi stati associati presso la Casa Circondariale “Borgo San Nicola” di Lecce a disposizione dell’Autorità Giudiziaria competente.

Cronaca

Rocambolesco incidente nel centro abitato di Tricase

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Incidente stradale con cappottamento nel centro abitato di Tricase (le foto a fine articolo).

Due le vetture protagoniste del sinistro ad un incrocio in via Vespasiano, in prossimità della zona 167.

Si tratta di una Alfa Romeo Giulietta e di una Fiat Panda. Pochi minuti dopo le 16 l’incidente che ha visto la Panda ribaltarsi e restare capovolta sull’asfalto.

Una chiamata ai numeri di soccorso ha portato sul posto un’ambulanza ed il personale della Polizia Locale.

Una delle persone coinvolte è stata soccorsa dal 118. Fortunatamente nessuno dei protagonisti sarebbe in condizioni critiche.

La Polizia Locale, oltre a gestire il traffico, si è occupata dei rilievi utili alla ricostruzione della dinamica e delle responsabilità del sinistro.

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Cronaca

Ubriaco, importuna la ex. Arrestato

L’uomo, in evidente stato di ebbrezza, ha stazionato a lungo sui gradini dell’abitazione della ex compagna suonando ripetutamente il campanello e colpendo la porta con numerosi pugni per poter entrare

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Gli agenti della Sezione Volanti della Questura di Lecce son dovuti intervenire dopo la richiesta di aiuto di una donna, che aveva segnalato al 113 la minacciosa presenza dell’ex compagno nei pressi della propria abitazione.

La vittima aveva segnalato come l’uomo fosse sui gradini delle scale intento a suonare ripetutamente il campanello e a colpire la porta con numerosi pugni per poter entrare.

Giunti sul posto, gli agenti lo hanno individuato ed allontanato immediatamente dal luogo per poi identificarlo.

L’uomo, un 41enne di origine marocchina, già noto alle forze di polizia, evidentemente in stato di ebbrezza, ha riferito di voler vedere a tutti i costi la figlia, avuta da una precedente relazione con la donna che ha chiamato il 113.

A quel punto, i poliziotti lo hanno accompagnato in questura per tutti gli accertamenti.

Nel frattempo, la vittima, che nel 2014 aveva già aveva formalizzato denuncia-querela nei confronti del 41enne, querela poi rimessa, ha denunciato il suo ex compagno per atti persecutori.

Il 41enne, già denunciato d’ufficio nel 2019 per reati inerenti la violenza domestica, è stato arrestato e, su disposizione del P.M. di turno presso il Tribunale di Lecce, posto gli arresti domiciliari presso la propria abitazione.

  • foto di repertorio
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Cronaca

L’omicidio della dottoressa Monteduro, 25 anni dopo

Il Consiglio Direttivo dell’OMCEO di Lecce si reca a Gagliano del Capo per rendere omaggio al ricordo della professionista brutalmente assassinata mentre svolgeva il suo turno in Guardia Medica. Rocco De Giorgi, presidente dell’Omceo di Lecce: «Non è possibile “alzare le mani contro chi sta dando una mano»

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Il 25 aprile di 25 anni fa fu barbaramente trucidata a Gagliano del Capo, mentre svolgeva il suo turno in Guardia Medica, la dottoressa Maria Monteduro.

Il consiglio direttivo dell’Ordine a nome di tutti i medici della provincia di Lecce ha voluto testimoniare con forza il ricordo indelebile di una professionista esemplare, impegnata con grande passione, competenza e coerenza nel suo lavoro, nella sua professione, nell’intensa attività sociale, di volontariato e di azione politica.

La sua figura “solare” illumina tuttora un territorio caratterizzato dalla grande dignità nel lavoro della sua gente.

L’assassinio della dottoressa scosse tutta l’Italia.

Il suo ricordo è oggi vitale anche per la centralità del problema che tutti i medici vivono nella loro professione: quello della violenza, delle aggressioni, delle minacce, che rendono sempre più problematica e insicura la loro professione.

L‘Ordine dei medici ha incontrato in una manifestazione particolarmente sentita e commossa il sindaco di Gagliano del Capo Gianfranco Melcarne (che si è detto sempre disponibile per un concreto aiuto al progetto dell’Omceo), il direttore del Distretto gaglianese Pierpaolo D’Arpa, la dottoressa del turno festivo della Continuità Assistenziale e la Dirigente dei servizi.

«Come recita un nostro slogan», ha sottolineato Rocco De Giorgi, presidente dell’Omceo di Lecce, «non è possibile “alzare le mani contro chi sta dando una mano”: saranno varie e importanti le iniziative che metteremo ancora in campo sull’argomento. Certamente molto si è fatto, ma moltissimo si dovrà ancora fare non solo per la sicurezza nei posti di lavoro, in primo luogo nei luoghi più “esposti” (Pronto Soccorso, Continuità assistenziali, CIM)».

«Soprattutto», conclude De Giorgi «tantissimo si dovrà lavorare per mutare una cultura che appare sempre più dominata dalla violenza, sopraffazione, antagonismo e protagonismo, stimolando quei valori di rispetto, di solidarietà, di dignità che costituiscono l’onerosa eredità che Maria Monteduro ci ha lasciato e per la quale ha lottato con determinazione e forza

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