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Attualità

Sviluppo agricoltura pugliese: a rischio milioni di euro

Il Presidente della Federazione Regionale degli Ordini dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali della Puglia, Rosario Centonze lancia il grido di allarme sulla fase di stallo in cui versa il Piano di sviluppo rurale della Puglia dovuto alla mole di ricorsi presentati al Tar di Bari

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«Il recente report diffuso dal Ministero delle politiche agricole, alimentari, forestali, sull’avanzamento della spesa pubblica dei Programmi di Sviluppo Rurale 2014-2020, pone, impietosamente, la Regione Puglia all’ultimo posto per spesa sostenuta, ferma al misero 20,97 per cento. L’aggiornamento formulato da Agea al 31 agosto scorso ci pone in uno scenario ancora peggiore: se l’avanzamento di spesa è arrivato al 21,71 per cento, con un incremento di spesa in due mesi di solo lo 0,74 per cento, il divario con le altre Regioni è tristemente aumentato.


Com’è noto, la situazione di stallo in cui versa il Piano di sviluppo rurale della Puglia è dovuto alla mole di ricorsi presentati al Tar di Bari che, per lungo tempo, hanno tenuto bloccate le procedure di finanziamento. Il 5 aprile scorso, il Tar, a seguito degli adempimenti richiesti alla Regione, si pronunciava con sentenza numero 70/2018, dichiarando improcedibili i ricorsi presentati a valere sulla Misura 4.1 A.


Finalmente si cominciava ad intravedere uno spiraglio di salvezza per il Psr ed un possibile scampato pericolo per il disimpegno delle somme non spese al 31/12/2019 e parliamo di 260 milioni di euro.


Così, la Regione Puglia, al fine di evitare il disimpegno al 31 dicembre 2019 e di garantire la parità di trattamento tra i soggetti che hanno presentato domanda di Sostegno, inventa una sanatoria tombale che modifica i termini dei bandi relativi alle sottomisure 4.1 A e 6.4.


In particolare, con determinazione dell’Autorità di gestione numero 230 del 15 luglio scorso, rettifica le modalità e i termini di presentazione della documentazione probante la sostenibilità finanziaria e il possesso dei titoli abilitativi, in pratica rimettendo in gioco le stesse ditte alle quali aveva comunicato la decadenza dei benefici per decorrenza dei termini.


Nel testo originario del bando, il termine per la presentazione di tale documentazione, fissato in 180 giorni per le aree comuni e in 270 giorni per le aree protette, decorreva dalla data di pubblicazione del provvedimento di ammissione alla fase di istruttoria tecnico-amministrativa, pena l’esclusione dalla graduatoria. Con questa determinazione le aziende che avrebbero dovuto essere escluse dalla graduatoria (più di cento), hanno beneficiato di una “sanatoria”: la divina provvidenza, avrebbe detto il Manzoni.

La determinazione numero 230 ha ovviamente generato nuove ditte ingiustamente escluse, con conseguente proposizione di nuovi ricorsi che includono le richieste di sospensiva cautelare dell’erogazione dei fondi. Così siamo tornati al punto di partenza.


Abbiamo chiesto, più volte, per vie ufficiali, un incontro al Governatore Emiliano, al fine di aprire un confronto e scongiurare scelte e provvedimenti a dir poco avventati, ma purtroppo le nostre richieste sono rimaste senza risposta.


Senza parlare, poi, della decisione di annullare il nuovo bando sulla misura 4.1 A, in nome di una superiore necessità di fare spesa velocemente. Ad oggi, di veloce, invece, ci sono solo i ricorsi che continuano a fioccare ad ogni scelta sbagliata, illegittima e lesiva degli interessi degli agricoltori. Perché chiudere immotivatamente un bando che procedeva senza le “storture” del primo? E perché poi a dispetto di tutti spostare i fondi previsti per questo bando sul vecchio bloccato dai ricorsi da quasi due anni? A questo punto ci auguriamo solo che la Regione Puglia prenda coscienza degli errori fatti e che torni sui suoi passi adottando provvedimenti di revoca in autotutela, il tutto considerando che il Tar ha fissato il merito sui ricorsi avverso alla determinazione dell’Autorità di Gestione numero 230 per il 20 febbraio 2020, ben oltre, dunque, la dead line per il disimpegno. Il seguito alla prossima puntata».


Rosario Centonze (Presidente Federazione Regionale degli Ordini dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali della Puglia)


Attualità

Bollette di gas e luce salate: procedimento istruttorio contro Enel Energia

Dopo i reclami di Adiconsum Lecce, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato vuole accertare l’eventuale pratica commerciale scorretta in merito alle modalità di comunicazione delle variazioni contrattuali

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Tutto aveva avuto inizio nel 2022 quando molti consumatori decisero di passare dal prezzo variabile al prezzo fisso con l’obiettivo di mettersi al riparo da repentine impennate delle tariffe.

I contratti erano a tempo indeterminato ma l’offerta era a tempo determinato e raramente superava i 12 mesi.

Già questa differenza, poco nota ai molti, ha contribuito ad ingenerare confusione e disattenzione.

Alla scadenza dell’offerta concordata, il consumatore doveva ricevere dal proprio gestore, una comunicazione di variazione della tariffa – se meno favorevole – almeno tre mesi prima dell’entrata in vigore della nuova tariffa informandolo della possibilità di poter recedere dal contratto.

Questa comunicazione, separata dalla bolletta, può essere inviata per posta ordinaria o per email qualora l’utente abbia scelto tale modalità in fase contrattuale e non sono previste altre modalità di invio.

La comunicazione è molto importante perché oltre a informare l’utente del cambio tariffario, contiene anche l’informazione che, qualora l’utente non sia d’accordo con la tariffa proposta, potrà recedere dal contratto e cambiare gestore.

Ed è qui che nel mese di gennaio molti utenti si sono visti recapitare bollette del gas esagerate e si sono rivolti ad Adiconsum LecceAssociazione per la difesa dei consumatori per contestare la bolletta, visto che l’unica risposta fornita dagli operatori di Enel energia è stata quella che la tariffa era variata.

L’analisi delle bollette attenzionate ha evidenziato che molte tariffe del gas erano variate a partire da luglio 2023 e che, con l’avvento della stagione estiva, gli utenti non hanno potuto rendersi conto dell’aumento subito.

La sorpresa si è avuta solo quando con l’inverno sono stati accesi i riscaldamenti ma le bollette sono arrivate quando ormai erano trascorsi i periodi per porvi rimedio.

La beffa maggiore è stata poi quella che a fronte delle lamentele avanzate dagli utenti, Enel energia si è dichiarata disponibile a variare il prezzo del gas per il futuro (all’arrivo della bella stagione) ma lasciando invariati i prezzi dell’inverno pregresso.

Moltissimi consumatori lamentano di non aver mai ricevuto una comunicazione di variazione tariffaria per cui si è provveduto a contestarlo a Enel energia.

«Purtroppo», fanno sapere da Adiconsum Lecce, «il codice di condotta commerciale approvato da Arera scarica sui clienti l’onere di dimostrare di non aver mai ricevuto la comunicazione. In pratica l’onere della prova ricade sulle spalle della parte più debole. Questo anche quando la nuova tariffa viene di fatto scoperta solo alla ricezione della bolletta. Inoltre il gestore gode di una presunzione di ricezione della comunicazione, trascorsi 10 giorni dall’invio, anche se il consumatore sostiene di non aver mai ricevuto nulla!».

A fronte delle «inaccettabili risposte fornite da Enel energia» ed ai reclami effettuati da Adiconsum Lecce, l’associazione ha provveduto a inviare le segnalazioni all’Autorità Garante della Concorrente e del Mercato e ad Arera «per i profili di comportamento commerciale che le stesse vorranno rilevare a salvaguardia dei consumatori» e invocando il recesso contrattuale ai sensi dell’art. 52 e 53 del Codice del consumo «non essendogli stato consentito preliminarmente di conoscere le condizioni economiche che sarebbero state applicate, né posto nelle condizioni di poter valutarne gli effetti e le decisioni da assumere consapevolmente e decidere se avvalersi del garantito diritto di recesso».

Ora, grazie alle segnalazioni effettuate anche da Adiconsum Lecce, l’autorità ha formalmente aperto un’istruttoria che potrebbe portare gli utenti a vedersi riconosciute le proprie ragioni ed ottenere qunato contestato da Adconusm Lecce.

 

 

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«Mi vien da ridere». Rimpasto in Regione, Maraschio amara

L’ex assessora: «Non accetterò l’incarico all’interno dello staff del presidente Emiliano, ipotesi che mi è stata prospettata e per la cui offerta ringrazio.  Tra galleggiare e navigare ho sempre scelto la seconda opzione nella mia vita, con il vento in poppa e libera da condizionamenti»

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«Quindi l’operazione moralità e legalità della giunta regionale pugliese si esaurisce, in sostanza, con la fuoriuscita della sottoscritta. Questo è il segnale di discontinuità che si vuole far passare. Rispondo con un sorriso».

Lo afferma l’ex assessora Anna Grazia Maraschio, riguardo il rimpasto della giunta regionale annunciato ieri sera.

«Ringrazio le centinaia di persone, di amministratori, di cittadini che mi stanno scrivendo attestati di solidarietà, messaggi di indignazione e puro sconcerto», prosegue Maraschio, «non accetterò l’incarico all’interno dello staff del presidente Emiliano, ipotesi che mi è stata prospettata e per la cui offerta ringrazio.  Tra galleggiare e navigare ho sempre scelto la seconda opzione nella mia vita, con il vento in poppa e libera da condizionamenti. Tutto quello che ho ottenuto è stato grazie alla cultura del lavoro, l’unica che mi permea e alla quale rispondo. La stessa cultura che ho portato all’interno dell’assessorato che mi sono onorata di guidare, formato da professioniste e professionisti che sento di ringraziare, insieme al mio staff tecnico sempre al mio fianco e ai dirigenti, ai funzionari che hanno seguito la mia visione politica. Non rinnego nulla e non nascondo che sono stati anni belli, intensi, ricchi di soddisfazioni ma anche duri. Spesso ho dovuto lottare in solitudine, sentendomi come una mosca bianca».

«In tutta questa vicenda, c’è solo un aspetto che mi lascia l’amaro in bocca», aggiunge, «la brusca interruzione di un percorso di programmazione e pianificazione dell’assessorato, che andava dalle misure di tutela dell’ambiente e del clima fino all’impostazione di una nuova politica abitativa che non considerasse solo le case ma anche le persone e il loro benessere. Una mole impressionante di provvedimenti, di politiche rivoluzionarie, che non basterebbero queste righe per essere elencate. Quando si interrompe un percorso così, il rischio è che il beneficio possa essere per pochissimi e il danno per molti, moltissimi cittadini pugliesi».

«Avverto anche un’altra convinzione», conclude Anna Grazia Maraschio, «chi semina bene raccoglie il giusto e i germogli non tarderanno ad arrivare».

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Una salentina tra i giovani leader che scriveranno proposte per il G7

È Margherita Zappatore, 27 anni, di Gallipoli, dottoranda di ricerca in Scienze Giuridiche per la sostenibilità, l’innovazione e la transizione ecologica

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C’è anche una salentina tra i giovani selezionati per partecipare al Global Youth Leaders Program, l’iniziativa della Young Ambassador Society che unisce giovani fino ai 35 anni per contribuire allo sviluppo di proposte politiche che saranno presentate alla presidenza del G7.

Margherita Zappatore, 27 anni, originaria di Gallipoli, è dottoranda di ricerca in Scienze Giuridiche per la sostenibilità, l’innovazione e la transizione ecologica ed è fondatrice e amministratrice di una società di consulenza nel settore della comunicazione politica, del legislativo e della progettazione.

Grazie alle sue esperienze formative e professionali, contribuirà a formulare proposte sul tema dell’innovazione e, in particolare, dell’intelligenza artificiale.

Assieme agli altri giovani provenienti da tutto il mondo, inoltre, prenderà parte ad incontri con esperti di organismi internazionali come l’ILO, l’UNDP, l’OECD, l’UNICEF, la FAO e Microsoft.

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