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Attualità

Ed ora di tutte queste monetine, che me ne faccio?

Il paradosso: un cittadino che abbia risparmi in moneta, avente corso legale, non può pagare un bollettino postale se superano 50 pezzi! Eppure un decreto del 2001 dell’allora Ministro Monti aveva abolito i limiti al potere liberatorio delle monete…

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La segnalazione arriva dall’Adoc (Associazione per la difesa l’orientamento dei consumatori) di Lecce.


euroIn questi ultimi giorni”, racconta l’avv. Catiuscia Quarta, “ci è pervenuta una insolita segnalazione di un fatto che, per quanto a noi sconosciuto, è apparso già noto alle cronache italiane e, come tale degno di attenzione. Il fatto in questione è accaduto presso uno dei più frequentati uffici postali di Lecce: un cittadino, recatosi per effettuare un’operazione di cassa, ha chiesto di pagare in monetine, ricevendo un secco “no”! Gli viene, infatti, riferito da un’addetta allo sportello che Poste Italiane non accetta un pagamento in monete, specificando che al massimo le stesse dovrebbero essere sistemate in appositi “brick” per consentire opportune verifiche; e che, comunque, esiste un “regolamento” che non consente di accettare oltre 50 monetine per ciascuna operazione di pagamento. Con rammarico e disappunto, l’utente ha lasciato l’ufficio senza poter  effettuare l’operazione per cassa richiesta”.


Qualcuno tra i presenti, evidentemente più sensibile a comprendere le ragioni dell’accaduto, ha chiesto delle spiegazioni, invitando l’addetta allo sportello a fornire gli estremi del presunto “regolamento” con il quale si è inteso giustificare la impossibilità di effettuare l’operazione di pagamento.


Le richieste di chiarimento”, prosegue l’avv. Quarta, “hanno suscitato un’ ingiustificata furia da parte dell’addetta allo sportello, la quale, tra le tante, non forniva un plausibile riscontro. Forniva solo indicazioni relative ad un documento contenente una disposizione interna dell’azienda, e precisamente la “disposizione n. 66”, con cui sembra essere stata consentita una limitazione di accettazione delle monete per un massimo di 50 pezzi per operazione. È stato poi precisato dall’addetta che tale disposizione, in quanto interna, non può essere affissa all’interno dei locali per informare l’utenza, asserendo che le informazioni obbligatorie per legge sono tutte esposte all’interno dei locali dell’ufficio finanziario”.

Quid iuris? Esiste, un Decreto del 3 dicembre 2001, dell’allora Ministro Tremonti che, ancorché pensato per disciplinare il ritiro dalla circolazione delle monete in lire, ha stabilito l’abolizione di limiti al potere liberatorio delle monete metalliche. In tale decreto si evince che: “nelle operazioni  di versamento in conto nonché nelle operazioni di cambio presso  le  banche, le Poste Italiane S.p.a. e gli altri soggetti che svolgono  attività  finanziaria, non si applicano i limiti al potere liberatorio delle monete metalliche previsti dalle norme vigenti”.


Ad oggi”, tuona la legale dell’Adoc, “appare inspiegabile che Poste Italiane, nonostante la vigenza di detta abolizione, arbitrariamente, adotti un potere liberatorio con una disposizione interna, del tutto contraria alle vigenti disposizioni di legge. La nostra associazione comunica che saranno effettuate le opportune verifiche presso le competenti sedi, formulando un esposto alla Banca D’Italia nonché alle Autorità della Concorrenza e del Mercato, per far luce sul comportamento tenuto da Poste Italiane nei confronti degli utenti, comportamento che, per la sua arbitrarietà non può che ritenersi inaccettabile. ADOC scende in campo per dare voce al problema chiedendo alle istituzioni un maggiore impegno, affinché siano adottate quanto prima tutte le misure di intervento più opportune volte ad eliminare e prevenire il rischio di un paradosso, ovvero quello di vedere limitato il diritto del cittadino di pagare con monete aventi corso legale”.


Attualità

Bollette di gas e luce salate: procedimento istruttorio contro Enel Energia

Dopo i reclami di Adiconsum Lecce, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato vuole accertare l’eventuale pratica commerciale scorretta in merito alle modalità di comunicazione delle variazioni contrattuali

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Tutto aveva avuto inizio nel 2022 quando molti consumatori decisero di passare dal prezzo variabile al prezzo fisso con l’obiettivo di mettersi al riparo da repentine impennate delle tariffe.

I contratti erano a tempo indeterminato ma l’offerta era a tempo determinato e raramente superava i 12 mesi.

Già questa differenza, poco nota ai molti, ha contribuito ad ingenerare confusione e disattenzione.

Alla scadenza dell’offerta concordata, il consumatore doveva ricevere dal proprio gestore, una comunicazione di variazione della tariffa – se meno favorevole – almeno tre mesi prima dell’entrata in vigore della nuova tariffa informandolo della possibilità di poter recedere dal contratto.

Questa comunicazione, separata dalla bolletta, può essere inviata per posta ordinaria o per email qualora l’utente abbia scelto tale modalità in fase contrattuale e non sono previste altre modalità di invio.

La comunicazione è molto importante perché oltre a informare l’utente del cambio tariffario, contiene anche l’informazione che, qualora l’utente non sia d’accordo con la tariffa proposta, potrà recedere dal contratto e cambiare gestore.

Ed è qui che nel mese di gennaio molti utenti si sono visti recapitare bollette del gas esagerate e si sono rivolti ad Adiconsum LecceAssociazione per la difesa dei consumatori per contestare la bolletta, visto che l’unica risposta fornita dagli operatori di Enel energia è stata quella che la tariffa era variata.

L’analisi delle bollette attenzionate ha evidenziato che molte tariffe del gas erano variate a partire da luglio 2023 e che, con l’avvento della stagione estiva, gli utenti non hanno potuto rendersi conto dell’aumento subito.

La sorpresa si è avuta solo quando con l’inverno sono stati accesi i riscaldamenti ma le bollette sono arrivate quando ormai erano trascorsi i periodi per porvi rimedio.

La beffa maggiore è stata poi quella che a fronte delle lamentele avanzate dagli utenti, Enel energia si è dichiarata disponibile a variare il prezzo del gas per il futuro (all’arrivo della bella stagione) ma lasciando invariati i prezzi dell’inverno pregresso.

Moltissimi consumatori lamentano di non aver mai ricevuto una comunicazione di variazione tariffaria per cui si è provveduto a contestarlo a Enel energia.

«Purtroppo», fanno sapere da Adiconsum Lecce, «il codice di condotta commerciale approvato da Arera scarica sui clienti l’onere di dimostrare di non aver mai ricevuto la comunicazione. In pratica l’onere della prova ricade sulle spalle della parte più debole. Questo anche quando la nuova tariffa viene di fatto scoperta solo alla ricezione della bolletta. Inoltre il gestore gode di una presunzione di ricezione della comunicazione, trascorsi 10 giorni dall’invio, anche se il consumatore sostiene di non aver mai ricevuto nulla!».

A fronte delle «inaccettabili risposte fornite da Enel energia» ed ai reclami effettuati da Adiconsum Lecce, l’associazione ha provveduto a inviare le segnalazioni all’Autorità Garante della Concorrente e del Mercato e ad Arera «per i profili di comportamento commerciale che le stesse vorranno rilevare a salvaguardia dei consumatori» e invocando il recesso contrattuale ai sensi dell’art. 52 e 53 del Codice del consumo «non essendogli stato consentito preliminarmente di conoscere le condizioni economiche che sarebbero state applicate, né posto nelle condizioni di poter valutarne gli effetti e le decisioni da assumere consapevolmente e decidere se avvalersi del garantito diritto di recesso».

Ora, grazie alle segnalazioni effettuate anche da Adiconsum Lecce, l’autorità ha formalmente aperto un’istruttoria che potrebbe portare gli utenti a vedersi riconosciute le proprie ragioni ed ottenere qunato contestato da Adconusm Lecce.

 

 

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«Mi vien da ridere». Rimpasto in Regione, Maraschio amara

L’ex assessora: «Non accetterò l’incarico all’interno dello staff del presidente Emiliano, ipotesi che mi è stata prospettata e per la cui offerta ringrazio.  Tra galleggiare e navigare ho sempre scelto la seconda opzione nella mia vita, con il vento in poppa e libera da condizionamenti»

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«Quindi l’operazione moralità e legalità della giunta regionale pugliese si esaurisce, in sostanza, con la fuoriuscita della sottoscritta. Questo è il segnale di discontinuità che si vuole far passare. Rispondo con un sorriso».

Lo afferma l’ex assessora Anna Grazia Maraschio, riguardo il rimpasto della giunta regionale annunciato ieri sera.

«Ringrazio le centinaia di persone, di amministratori, di cittadini che mi stanno scrivendo attestati di solidarietà, messaggi di indignazione e puro sconcerto», prosegue Maraschio, «non accetterò l’incarico all’interno dello staff del presidente Emiliano, ipotesi che mi è stata prospettata e per la cui offerta ringrazio.  Tra galleggiare e navigare ho sempre scelto la seconda opzione nella mia vita, con il vento in poppa e libera da condizionamenti. Tutto quello che ho ottenuto è stato grazie alla cultura del lavoro, l’unica che mi permea e alla quale rispondo. La stessa cultura che ho portato all’interno dell’assessorato che mi sono onorata di guidare, formato da professioniste e professionisti che sento di ringraziare, insieme al mio staff tecnico sempre al mio fianco e ai dirigenti, ai funzionari che hanno seguito la mia visione politica. Non rinnego nulla e non nascondo che sono stati anni belli, intensi, ricchi di soddisfazioni ma anche duri. Spesso ho dovuto lottare in solitudine, sentendomi come una mosca bianca».

«In tutta questa vicenda, c’è solo un aspetto che mi lascia l’amaro in bocca», aggiunge, «la brusca interruzione di un percorso di programmazione e pianificazione dell’assessorato, che andava dalle misure di tutela dell’ambiente e del clima fino all’impostazione di una nuova politica abitativa che non considerasse solo le case ma anche le persone e il loro benessere. Una mole impressionante di provvedimenti, di politiche rivoluzionarie, che non basterebbero queste righe per essere elencate. Quando si interrompe un percorso così, il rischio è che il beneficio possa essere per pochissimi e il danno per molti, moltissimi cittadini pugliesi».

«Avverto anche un’altra convinzione», conclude Anna Grazia Maraschio, «chi semina bene raccoglie il giusto e i germogli non tarderanno ad arrivare».

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Una salentina tra i giovani leader che scriveranno proposte per il G7

È Margherita Zappatore, 27 anni, di Gallipoli, dottoranda di ricerca in Scienze Giuridiche per la sostenibilità, l’innovazione e la transizione ecologica

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C’è anche una salentina tra i giovani selezionati per partecipare al Global Youth Leaders Program, l’iniziativa della Young Ambassador Society che unisce giovani fino ai 35 anni per contribuire allo sviluppo di proposte politiche che saranno presentate alla presidenza del G7.

Margherita Zappatore, 27 anni, originaria di Gallipoli, è dottoranda di ricerca in Scienze Giuridiche per la sostenibilità, l’innovazione e la transizione ecologica ed è fondatrice e amministratrice di una società di consulenza nel settore della comunicazione politica, del legislativo e della progettazione.

Grazie alle sue esperienze formative e professionali, contribuirà a formulare proposte sul tema dell’innovazione e, in particolare, dell’intelligenza artificiale.

Assieme agli altri giovani provenienti da tutto il mondo, inoltre, prenderà parte ad incontri con esperti di organismi internazionali come l’ILO, l’UNDP, l’OECD, l’UNICEF, la FAO e Microsoft.

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