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Attualità

Tricase: “Dalla padella alla brace”

“Cucine sottodimensionate, attrezzatura insufficiente e norme igieniche e di sicurezza ignorate”

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Ci piacerebbe descrivervi un servizio mensa scolastica eccellente, a misura di bimbo, fatto di cucine ampie e luminose, con attrezzature moderne e aree dedicate ai singoli alimenti, con piatti succulenti preparati con i migliori ingredienti del territorio.


Vorremmo dirvi che gli alimenti scelti per i nostri bimbi sono tutti a km 0, di eccellente qualità e freschissimi, che le verdure sono raccolte, mondate in giornata e preparate con ancora il profumo di campo. Vorremmo descrivervi il severo capitolato tecnico redatto con attenzione maniacale dall’amministrazione pubblica e che il gestore del servizio mensa deve accuratamente osservare. Vorremmo dirvi che i progetti immaginati quali il km 0 e plastica 0 siano stati avviati con il coinvolgimento dei ragazzi e dei produttori locali.


Purtroppo le cose da dire sono demoralizzanti e, probabilmente, ai nostri bimbi non stiamo offrendo il meglio del meglio. Ma partiamo da un dato. Dopo due anni di proroga pensavamo che questo sarebbe stato l’anno della svolta ma niente da fare, anzi il servizio mensa dei nostri e vostri figli e nipoti è passato dalla padella alla brace: ci chiediamo come sia possibile che un’amministrazione non sia in grado, a tre anni dalla conclusione del precedente incarico, di concludere una procedura d’appalto per un servizio così delicato e strategicamente importante . Ben vengano le iniziative messe in atto per potenziare l’offerta estiva e i poli culturali di nicchia, ma preoccupiamoci anche dei servizi ai cittadini più importanti: i nostri piccoli. L’anno trascorso ci ha visto coinvolti in mille cavilli, in grottesche gestioni e veri e propri numeri da circo necessari per portare un pasto semicaldo sulle mense dei nostri bimbi.


A nostro avviso siamo tutti responsabili e nell’ordine, a partire da sindaco, giunta, consiglieri, assessori, responsabili di servizio, gestore del servizio, autorità di controllo ufficiale e dirigenti scolastici, docenti e genitori, devono responsabilizzarsi affinché questa situazione non diventi squallida normalità quotidiana. Appare impossibile che le cucine siano sottodimensionate (330 pasti in uno spazio e con personale che non sono sufficienti neanche per 200), che a fronte di 100 pasti in più non siano state adeguate le strutture e non sia stato potenziato il personale adibito alla preparazione, che l’attrezzatura messa a disposizione dal Comune sia insufficiente e che sia chiesto al gestore (“a titolo di favore”) l’implementazione di forni e abbattitori, che non ci siano spazi ben definiti per le verdure sporche e le altre pietanze e che vengano omesse le più elementari norme di igiene e sicurezza del lavoro (porte di legno al posto delle porte tagliafuoco, interi reparti sprovvisti di acqua calda, utilizzo dei pericolosi bomboloni GPL e non del metano di rete…). Strutture comunali, che dovrebbero essere di esempio per il cittadino, sprovviste dei più banali requisiti previsti per il refettorio o per le cucine quali flussi dedicati, zanzariere, acqua calda, servizi igienici idonei, zone per lavaggio piatti, aree di scarico protette.

Ebbene si, tutto a discapito della categoria che dovrebbe essere la più tutelata e protetta: i nostri bimbi non possono avere un minestrone di verdure fresche o delle bietole fresche perché non vi sono spazi dedicati alla mondatura delle verdure o, se volete, perché il personale non ha il tempo per mondarle giacché è lo stesso dell’anno scorso con cento pasti in più o ancora perché l’amministrazione non ha messo a punto un capitolato che lo richieda. I nostri bimbi non possono abbandonare i piatti in plastica perché nei refettori non esistono spazi per lavare i piatti in ceramica, i nostri bimbi mangiano in refettori ricavati da vecchie aule dove l’unica distinzione viene fatta da una zanzariera, quale unica richiesta che soddisfa la ASL locale, dimenticando servizi igienici dedicati, banchi e carrelli sanificabili e zone di lavaggio. Così per magia un bagno dei docenti diventa all’improvviso bagno dedicato al personale mensa (non vorrei essere al posto dei docenti che dovranno recarsi al bagno del piano inferiore per i loro bisogni).


L’idea generale è che sia un carrozzone tirato avanti per decenni nell’approssimazione generale, in un sistema in cui ogni anno si apre lo spettacolo dello scarico di responsabilità tra dirigente scolastico, Comune e ASL in un contesto in cui manca una programmazione a lunga durata volta al miglioramento e potenziamento del servizio. La Commissione Mensa si ritrova a lottare per elementi che dovrebbero essere già di per sè ben rodati, per richiedere di rispettare le normative vigenti in materia di strutture, edifici ed attrezzature, per sollecitare l’emanazione di capitolati che dovrebbero essere prioritari e già esistenti. Vorremmo lottare per portare sulle tavole dei bimbi non la legalità, l’efficienza e il buonsenso del padre di famiglia ma delle pietanze di qualità legate ad esperienze di eccellenza quali la riscoperta di sapori del territorio, la tutela ambientale e l’educazione alimentare. Non vogliamo un piatto di minestrone ma desideriamo l’arte e la cultura del piatto di minestrone. È un nostro dovere, è un diritto dei nostri bimbi.


Rocco Musio (Presidente della Commissione comunale mense scolastiche) Tony Forte


Attualità

Bollette di gas e luce salate: procedimento istruttorio contro Enel Energia

Dopo i reclami di Adiconsum Lecce, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato vuole accertare l’eventuale pratica commerciale scorretta in merito alle modalità di comunicazione delle variazioni contrattuali

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Tutto aveva avuto inizio nel 2022 quando molti consumatori decisero di passare dal prezzo variabile al prezzo fisso con l’obiettivo di mettersi al riparo da repentine impennate delle tariffe.

I contratti erano a tempo indeterminato ma l’offerta era a tempo determinato e raramente superava i 12 mesi.

Già questa differenza, poco nota ai molti, ha contribuito ad ingenerare confusione e disattenzione.

Alla scadenza dell’offerta concordata, il consumatore doveva ricevere dal proprio gestore, una comunicazione di variazione della tariffa – se meno favorevole – almeno tre mesi prima dell’entrata in vigore della nuova tariffa informandolo della possibilità di poter recedere dal contratto.

Questa comunicazione, separata dalla bolletta, può essere inviata per posta ordinaria o per email qualora l’utente abbia scelto tale modalità in fase contrattuale e non sono previste altre modalità di invio.

La comunicazione è molto importante perché oltre a informare l’utente del cambio tariffario, contiene anche l’informazione che, qualora l’utente non sia d’accordo con la tariffa proposta, potrà recedere dal contratto e cambiare gestore.

Ed è qui che nel mese di gennaio molti utenti si sono visti recapitare bollette del gas esagerate e si sono rivolti ad Adiconsum LecceAssociazione per la difesa dei consumatori per contestare la bolletta, visto che l’unica risposta fornita dagli operatori di Enel energia è stata quella che la tariffa era variata.

L’analisi delle bollette attenzionate ha evidenziato che molte tariffe del gas erano variate a partire da luglio 2023 e che, con l’avvento della stagione estiva, gli utenti non hanno potuto rendersi conto dell’aumento subito.

La sorpresa si è avuta solo quando con l’inverno sono stati accesi i riscaldamenti ma le bollette sono arrivate quando ormai erano trascorsi i periodi per porvi rimedio.

La beffa maggiore è stata poi quella che a fronte delle lamentele avanzate dagli utenti, Enel energia si è dichiarata disponibile a variare il prezzo del gas per il futuro (all’arrivo della bella stagione) ma lasciando invariati i prezzi dell’inverno pregresso.

Moltissimi consumatori lamentano di non aver mai ricevuto una comunicazione di variazione tariffaria per cui si è provveduto a contestarlo a Enel energia.

«Purtroppo», fanno sapere da Adiconsum Lecce, «il codice di condotta commerciale approvato da Arera scarica sui clienti l’onere di dimostrare di non aver mai ricevuto la comunicazione. In pratica l’onere della prova ricade sulle spalle della parte più debole. Questo anche quando la nuova tariffa viene di fatto scoperta solo alla ricezione della bolletta. Inoltre il gestore gode di una presunzione di ricezione della comunicazione, trascorsi 10 giorni dall’invio, anche se il consumatore sostiene di non aver mai ricevuto nulla!».

A fronte delle «inaccettabili risposte fornite da Enel energia» ed ai reclami effettuati da Adiconsum Lecce, l’associazione ha provveduto a inviare le segnalazioni all’Autorità Garante della Concorrente e del Mercato e ad Arera «per i profili di comportamento commerciale che le stesse vorranno rilevare a salvaguardia dei consumatori» e invocando il recesso contrattuale ai sensi dell’art. 52 e 53 del Codice del consumo «non essendogli stato consentito preliminarmente di conoscere le condizioni economiche che sarebbero state applicate, né posto nelle condizioni di poter valutarne gli effetti e le decisioni da assumere consapevolmente e decidere se avvalersi del garantito diritto di recesso».

Ora, grazie alle segnalazioni effettuate anche da Adiconsum Lecce, l’autorità ha formalmente aperto un’istruttoria che potrebbe portare gli utenti a vedersi riconosciute le proprie ragioni ed ottenere qunato contestato da Adconusm Lecce.

 

 

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«Mi vien da ridere». Rimpasto in Regione, Maraschio amara

L’ex assessora: «Non accetterò l’incarico all’interno dello staff del presidente Emiliano, ipotesi che mi è stata prospettata e per la cui offerta ringrazio.  Tra galleggiare e navigare ho sempre scelto la seconda opzione nella mia vita, con il vento in poppa e libera da condizionamenti»

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«Quindi l’operazione moralità e legalità della giunta regionale pugliese si esaurisce, in sostanza, con la fuoriuscita della sottoscritta. Questo è il segnale di discontinuità che si vuole far passare. Rispondo con un sorriso».

Lo afferma l’ex assessora Anna Grazia Maraschio, riguardo il rimpasto della giunta regionale annunciato ieri sera.

«Ringrazio le centinaia di persone, di amministratori, di cittadini che mi stanno scrivendo attestati di solidarietà, messaggi di indignazione e puro sconcerto», prosegue Maraschio, «non accetterò l’incarico all’interno dello staff del presidente Emiliano, ipotesi che mi è stata prospettata e per la cui offerta ringrazio.  Tra galleggiare e navigare ho sempre scelto la seconda opzione nella mia vita, con il vento in poppa e libera da condizionamenti. Tutto quello che ho ottenuto è stato grazie alla cultura del lavoro, l’unica che mi permea e alla quale rispondo. La stessa cultura che ho portato all’interno dell’assessorato che mi sono onorata di guidare, formato da professioniste e professionisti che sento di ringraziare, insieme al mio staff tecnico sempre al mio fianco e ai dirigenti, ai funzionari che hanno seguito la mia visione politica. Non rinnego nulla e non nascondo che sono stati anni belli, intensi, ricchi di soddisfazioni ma anche duri. Spesso ho dovuto lottare in solitudine, sentendomi come una mosca bianca».

«In tutta questa vicenda, c’è solo un aspetto che mi lascia l’amaro in bocca», aggiunge, «la brusca interruzione di un percorso di programmazione e pianificazione dell’assessorato, che andava dalle misure di tutela dell’ambiente e del clima fino all’impostazione di una nuova politica abitativa che non considerasse solo le case ma anche le persone e il loro benessere. Una mole impressionante di provvedimenti, di politiche rivoluzionarie, che non basterebbero queste righe per essere elencate. Quando si interrompe un percorso così, il rischio è che il beneficio possa essere per pochissimi e il danno per molti, moltissimi cittadini pugliesi».

«Avverto anche un’altra convinzione», conclude Anna Grazia Maraschio, «chi semina bene raccoglie il giusto e i germogli non tarderanno ad arrivare».

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Una salentina tra i giovani leader che scriveranno proposte per il G7

È Margherita Zappatore, 27 anni, di Gallipoli, dottoranda di ricerca in Scienze Giuridiche per la sostenibilità, l’innovazione e la transizione ecologica

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C’è anche una salentina tra i giovani selezionati per partecipare al Global Youth Leaders Program, l’iniziativa della Young Ambassador Society che unisce giovani fino ai 35 anni per contribuire allo sviluppo di proposte politiche che saranno presentate alla presidenza del G7.

Margherita Zappatore, 27 anni, originaria di Gallipoli, è dottoranda di ricerca in Scienze Giuridiche per la sostenibilità, l’innovazione e la transizione ecologica ed è fondatrice e amministratrice di una società di consulenza nel settore della comunicazione politica, del legislativo e della progettazione.

Grazie alle sue esperienze formative e professionali, contribuirà a formulare proposte sul tema dell’innovazione e, in particolare, dell’intelligenza artificiale.

Assieme agli altri giovani provenienti da tutto il mondo, inoltre, prenderà parte ad incontri con esperti di organismi internazionali come l’ILO, l’UNDP, l’OECD, l’UNICEF, la FAO e Microsoft.

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